GESÙ NON È QUEL CHE APPARE ALLA GENTE


Marco 9,31. Il Figlio dell’uomo è ucciso, ma risorge dopo tre giorni.
Commento biblico e storico con riflessioni per oggi

Marco 9,31 è un versetto carico di significato che si inserisce all'interno di un discorso più ampio di Gesù rivolto ai suoi discepoli. Per comprenderlo appieno, è utile analizzarlo nel suo contesto biblico e storico, confrontandolo con passi paralleli in Marco e in altri Vangeli.

Contesto storico

Al tempo di Gesù, la Palestina era sotto il dominio romano. I Romani erano visti come oppressori e molti ebrei speravano in un Messia che li liberasse. Gesù, con le sue parole e azioni, stava iniziando a manifestare la sua vera identità come Messia, ma i suoi discepoli non comprendevano ancora appieno il significato di ciò.

Contesto biblico

Il versetto 31 si trova all'interno della sezione di Marco dedicata alla trasfigurazione di Gesù (Marco 9,2-13) e alla successiva discesa dal monte. In questa sezione, Gesù inizia a preparare i suoi discepoli alla sua imminente sofferenza e morte, un tema che sarà sviluppato ulteriormente nei capitoli seguenti.

Passi paralleli

Confrontare Marco 9,31 con passi paralleli in altri Vangeli può aiutare a cogliere sfumature di significato. In Matteo 16,21 e Luca 9,44, Gesù annuncia la sua morte e risurrezione in modo simile, ma con alcune differenze. Matteo aggiunge che i discepoli devono prendere la loro croce e seguirlo, mentre Luca sottolinea la necessità di rinunciare a se stessi.

Commento

In Marco 9,31, Gesù utilizza un linguaggio diretto e preciso per annunciare la sua morte imminente. Usa la parola "paradidomi" ("essere consegnato”, “essere tradito"), che indica un atto volontario di sacrificio. La sua morte non è casuale, ma è parte di un piano divino per la salvezza dell'umanità.

L'affermazione "lo uccideranno" è una predizione chiara e sconvolgente per i discepoli. Sanno che Gesù è un uomo potente e amato, e non riescono a immaginare che possa essere ucciso. Tuttavia, Gesù insiste sul fatto che questo è il suo destino, e che la sua morte non sarà la fine.

La frase "ma dopo tre giorni risusciterà" è un messaggio di speranza e consolazione. Gesù non rimarrà nella tomba, ma risorgerà dai morti, sconfiggendo la morte e aprendo la porta alla vita eterna per tutti coloro che credono in lui. 

Prospettive cristiane

  1. Gesù, il Servo Sofferente: Marco 9,31 ci ricorda che Gesù non è venuto sulla terra come un re potente, ma come un servo sofferente. La sua morte in croce è il culmine del suo amore per l'umanità.
  2. Seguire Gesù significa portare la propria croce: Come Gesù, anche noi siamo chiamati a portare la nostra croce, ovvero le difficoltà e le sofferenze della vita. Tuttavia, la nostra croce non è priva di significato, perché ha valore redentivo come la croce di Gesù.
  3. La speranza della risurrezione: La risurrezione di Gesù è la nostra speranza. Essa ci assicura che la morte non è la fine, ma che c'è una vita eterna che ci attende.
  4. La chiamata alla conversione: La morte e risurrezione di Gesù ci chiamano a convertirci, a cambiare il nostro modo di pensare e di vivere, per conformarci a Cristo.
  5. Fiducia in Dio: Di fronte alle difficoltà e alle sofferenze, possiamo avere fiducia in Dio che è sempre con noi e che ci sostiene nel nostro cammino.
  6. Impegno per la giustizia: La morte di Gesù ci chiama a impegnarci per la giustizia e la pace nel mondo, lottando contro ogni forma di ingiustizia e oppressione. 

Conclusione

Marco 9,31 è un versetto ricco di significato che ci invita a riflettere sulla vita, la morte e la risurrezione di Gesù. È un messaggio di speranza e di consolazione, ma anche una chiamata all'impegno e alla conversione.

Meditando su questo versetto, possiamo crescere nella nostra fede e nel nostro impegno a seguire Gesù.

  

Commenti