giovedì 23 maggio 2024
MASCHIO E FEMMINA FANNO UN SOLO UOMO
Il brano di Marco 10,1-12 si inserisce in
un contesto storico e culturale complesso, dove la questione del matrimonio e
del divorzio era oggetto di acceso dibattito tra i farisei e Gesù. I farisei, seguendo
un'interpretazione rigorosa della legge mosaica, permettevano il ripudio della
moglie in determinate circostanze. Gesù, invece, propone una visione
radicale del matrimonio, basata sull'indissolubilità del vincolo coniugale e
sul primato dell'amore.
Analisi del testo
1. La domanda dei farisei (vv. 1-2)
I farisei pongono a Gesù una domanda
provocatoria: "È lecito a un marito ripudiare la propria moglie?".
Questa domanda non era semplicemente accademica, ma rifletteva le diverse
interpretazioni della legge mosaica sul divorzio. I farisei, basandosi su Deuteronomio
24,1-4, sostenevano che il marito potesse ripudiare la moglie per motivi di
infedeltà o altri comportamenti gravi.
2. La risposta di Gesù (vv. 3-9)
Gesù, invece, rimanda i farisei
all'intenzione originaria di Dio per il matrimonio, espressa nella Genesi 2,24, "Per questo
l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno
una sola carne". Gesù sottolinea che il matrimonio è un'unione
voluta da Dio, un legame indissolubile che non può essere sciolto per volontà
umana.
3. La durezza di cuore (v. 5)
Gesù riconosce che Mosè aveva permesso il
ripudio "a causa della durezza del vostro cuore", ovvero per adattare
la legge alle debolezze del popolo. Tuttavia, Gesù afferma che questa
concessione non rispecchiava il piano originario di Dio per il matrimonio.
4. Il ritorno al disegno originario (vv.
6-9)
Citando la Genesi, Gesù ribadisce che Dio
creò l'uomo e la donna "maschio e femmina" per unirsi in un'unica
carne. Questo legame indissolubile rappresenta l'immagine stessa dell'amore di
Dio per l'umanità.
5. L'adulterio (vv. 11-12)
Gesù conclude il discorso affermando che
"chiunque ripudia la moglie e ne sposa un'altra commette adulterio; e
anche colei che, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette
adulterio". Questa affermazione radicale ribadisce l'indissolubilità del
matrimonio e la gravità del peccato di adulterio.
Passi paralleli
- Matteo
5,31-32: Gesù ribadisce l'insegnamento sull'indissolubilità del matrimonio e
condanna il ripudio.
- Luca
16,18: Gesù riprende l'insegnamento sul ripudio e sull'adulterio.
- 1
Corinzi 7: Paolo affronta la questione del matrimonio e del divorzio nella comunità
cristiana, invitando i coniugi a rimanere uniti.
Prospettive cristiane
- Il
matrimonio è un dono di Dio: Il matrimonio è un'unione sacra
voluta da Dio, basata sull'amore reciproco e sul dono di sé.
- L'indissolubilità
del vincolo coniugale:
Il matrimonio è un impegno permanente che non può essere sciolto per
volontà umana.
- L'amore
come fondamento del matrimonio: L'amore reciproco e il perdono sono
elementi essenziali per un matrimonio felice e duraturo.
- La
gravità dell'adulterio: L'adulterio è un peccato grave che
ferisce il coniuge e la famiglia.
- Il
perdono e la riconciliazione: In caso di difficoltà coniugali, il
perdono e la riconciliazione sono sempre possibili con l'aiuto di Dio.
- L'impegno
della Chiesa per il sostegno al matrimonio: La Chiesa offre alle coppie
strumenti e sostegno per vivere un matrimonio fedele e felice.
Conclusione
Il brano di Marco 10,1-12 offre un insegnamento profondo e radicale sul matrimonio. Gesù invita i suoi discepoli e i cristiani di ogni tempo a vivere il matrimonio secondo il piano originario di Dio, caratterizzato dall'amore fedele per sempre, come nell'alleanza tra Cristo e la Chiesa, sua sposa, o come il tralcio che fa parte della Vite, fin quando produce frutti che riproducono la vite, facendola diventare una vigna.
PENE REDENTIVE PREVISTE DALLA LEGGE DI MOSÈ E DAI RABBINI
Nella Legge di Mosè e nella tradizione
giudaica, le pene per l'adulterio erano severe e variavano a seconda del
contesto e del periodo storico. Ecco una panoramica delle principali sanzioni:
Nella Torah (Pentateuco)
- Lapidazione: La pena più estrema era la
lapidazione, prevista per l'adultero e l'adultera colti in flagrante
(Levitico 20,10, Deuteronomio 22,22). Questa punizione era considerata una
forma di giustizia divina e un deterrente per scoraggiare l'adulterio.
- Morte
per strangolamento:
In alcuni casi, l'adultero poteva essere condannato a morte per
strangolamento, come nel caso di una donna sposata trovata vergine dopo il
matrimonio (Deuteronomio 22,23-24).
- Divorzio
obbligato:
Per gli adulteri non puniti con la morte, la pena più comune era il
divorzio obbligato. Il marito era obbligato a concedere il divorzio alla
moglie adultera (Deuteronomio 24,1-4). La donna divorziata era poi libera
di risposarsi, ma con alcune limitazioni (Deuteronomio 24,4).
- Pagamento
di una multa:
In alcuni casi, l'adultero poteva essere condannato al pagamento di una
multa al marito della donna tradita. L'ammontare della multa variava a
seconda del caso specifico.
Nella tradizione rabbinica
Oltre alle pene previste nella Torah, la
tradizione rabbinica ha sviluppato un sistema di sanzioni più articolato per
l'adulterio. Queste sanzioni includevano:
- Scomunica: L'adultero e l'adultera potevano
essere scomunicati dalla comunità ebraica, il che significava essere
esclusi da importanti attività sociali e religiose.
- Vergogna
pubblica:
L'adultero e l'adultera potevano essere sottoposti a umiliazioni
pubbliche, come ad esempio essere rasati a zero o essere costretti a
indossare abiti infamanti.
- Flagellazione: In alcuni casi, l'adultero poteva
essere sottoposto a flagellazione come punizione per il suo peccato.
E' importante sottolineare che:
- L'applicazione
di queste pene variava molto nel tempo e a seconda delle diverse
interpretazioni della legge.
- Le
pene per l'adulterio erano generalmente più severe per le donne che per
gli uomini.
- Nel
corso della storia ebraica, c'è stata una tendenza ad attenuare le pene
per l'adulterio, con l'enfasi posta maggiormente sulla riconciliazione e
sul perdono.
Oltre alle pene punitive, la tradizione
ebraica poneva grande enfasi sulla prevenzione dell'adulterio.
Questo si traduceva in una serie di norme
etiche e sociali che miravano a promuovere la fedeltà coniugale, la castità e
il rispetto reciproco tra i coniugi.
In conclusione, le pene per l'adulterio
nella Legge di Mosè e nella tradizione giudaica erano severe e riflettevano la
gravità di questo peccato agli occhi della religione e della società ebraica.
Tuttavia, è importante ricordare che l'obiettivo principale non era solo la punizione, ma anche la deterrenza e la promozione di un matrimonio fedele e basato sull'amore reciproco.
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