martedì 21 maggio 2024
CHI NON È CONTRO CRISTO È CON CRISTO
Unico criterio di discernimentoUNICA CONDIZIONE PER ESSERE CRISTIANIMarco 8,40. Chi non è contro di noi, è per noiCHI APPARTIENE ALLA CHIESA DI CRISTO
Testo
- CEI chi non è contro di noi è per noi.
- NAS "For he who is not against us is for us.
- BGT ὃς γὰρ οὐκ ἔστιν καθ᾽ ἡμῶν, ὑπὲρ ἡμῶν ἐστιν.
- NOV qui enim non est adversum nos, pro nobis est.
- VLH Quả thật, ai không chống lại chúng ta là ủng hộ chúng ta.
- MHT כִּי מִי שֶׁאֵינוֹ נֶגְדֵּנוּ, אִתָּנוּ הוּא.
- CNV5 不反對我們的,就是贊成我們的。
- UKR Хто бо не супроти нас, той за нас!
- FBJ Qui n'est pas contre nous est pour nous.
- JAS わたしたちに反対しない者は、わたしたちの味方です。
- TUR Bize karşı olmayan, bizden yanadır.
- RBT Кто не против нас, тот за нас.
- KRV 우리를 반대하지 않는 자는 우리를 위하는 자니
- لأَنَّ مَنْ لَيْسَ عَلَيْنَا فَهُوَ مَعَنَا. AVD
- KJV For he that is not against us is on our part.
Contesto
La frase "chi non è contro di noi, è
per noi" (Marco 8,38) si trova nel discorso di Gesù ai suoi discepoli dopo
il miracolo della moltiplicazione dei pani. In questo contesto, Gesù sta
preparando i suoi seguaci alle sfide e alle persecuzioni che li attendono.
Paralleli
La frase di Gesù può essere messa in
parallelo con altre sue affermazioni simili, come:
- "Chi
non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde"
(Matteo 12,30).
- "Ogni
regno diviso in sé stesso va in rovina; e ogni casa divisa in sé stessa
cade" (Luca 11,17).
Queste affermazioni sottolineano
l'importanza dell'unità e della coesione tra i seguaci di Gesù.
Riflessioni
- Neutralità
impossibile:
In un mondo segnato dal peccato e dall'opposizione a Dio, non esiste una
posizione neutrale. O si è con Gesù o contro di lui.
- Attiva
partecipazione:
La fede in Gesù non è un atteggiamento passivo, ma richiede un impegno
attivo nel seguirlo e nel diffondere il suo messaggio.
- Discernimento
e prudenza:
Non tutti coloro che affermano di essere con Gesù lo seguono in modo
autentico. È necessario discernere e vagliare le intenzioni e le azioni di
ognuno.
- Unità in Cristo nella diversità dei ministeri:
L'unità tra i cristiani non significa uniformità. Le diverse opinioni e
sensibilità possono arricchire la comunità, purché ci sia rispetto e amore
reciproco.
- Apertura
alla conversione di chiunque, giudei e greci:
La porta della salvezza è sempre aperta. Anche chi si è opposto a Gesù in
passato può convertirsi e diventare suo seguace.
- Perseguitare o testimoniare gli "estranei"?: La scelta di seguire Gesù può comportare persecuzioni e sofferenze. Tuttavia, la vera gioia e la vera pace si trovano solo in lui, nel suo santo Nome che basta a tutti coloro che lo invocano.
Conclusione
Le parole di Gesù in Marco 8,38 ci
invitano a riflettere sulla nostra posizione nei suoi confronti e sul nostro
impegno a seguirlo. Ci incoraggiano a vivere la fede con unità, discernimento e
apertura, testimoniando il suo amore al mondo.
[Gemini]
CHI SA FARE IL BENE E NON LO FA È IL MALVAGIO
أي شخص يعرف كيف يفعل الخير لكنه لا يفعله فهو سيئ.
Chi sa fare il bene e non non lo fa, fa il male
Giacomo 4,13-17. SIETE COME IL VAPORE DI UN ISTANTE
Analisi e messaggio
per oggi
Giacomo 4,13-17 ci invita a riflettere sulla fragilità della vita e sull'incertezza del futuro, in contrasto con la nostra tendenza a fare progetti e programmare come se avessimo il controllo completo della nostra esistenza. Questo brano ci offre importanti lezioni per affrontare i viaggi d'affari, la pianificazione, la ricerca del guadagno, la volontà di Dio e la nostra responsabilità nel fare il bene.
Analisi e passi paralleli
- Versi
13-14: Giacomo critica l'atteggiamento di arroganza e presunzione di coloro che
pianificano il futuro con certezza, ignorando l'imprevedibilità della
vita. Usa l'immagine del vapore, effimero e passeggero, per rappresentare
la brevità della nostra esistenza (Giacomo 4,14; confronta con Salmi 39,4; 103,15).
- Versi
15-16: L'apostolo contrappone alla presunzione umana la sottomissione alla
volontà di Dio. Dovremmo pianificare con umiltà, riconoscendo la nostra
dipendenza da Lui e la sua sovranità sul nostro tempo e futuro (Giacomo 4,15;
confronta con Proverbi 16,9, Matteo 6,34). La vanteria e l'arroganza nei
nostri progetti sono condannate, perché rivelano una mancanza di fede e di
rispetto verso Dio (Giacomo 4,16).
- Versi
17: Il brano conclude sottolineando la responsabilità morale di compiere il
bene. La conoscenza del bene senza la sua messa in pratica è inutile e
persino dannosa (Giacomo 4,17; confronta con Matteo 7,21-27, Giacomo 1,22-25).
Messaggi per il lettore di oggi
- Umiltà
nei viaggi d'affari:
Evitare di trattare i viaggi d'affari come semplici transazioni
economiche. Ricordare che ogni incontro è un'opportunità per incontrare
persone, costruire relazioni e testimoniare la propria fede con umiltà e
rispetto.
- Flessibilità
nella pianificazione:
Riconoscere che i piani, anche quelli ben congegnati, possono cambiare.
Essere pronti ad adattarsi alle circostanze impreviste con pazienza e
fiducia in Dio.
- Ricerca
di un guadagno giusto:
Non basare il successo sulla mera acquisizione di beni materiali. Cercare
invece un guadagno onesto e giusto che onori Dio e serva il prossimo.
- Discernimento
della volontà di Dio:
Prendere tempo per discernere la volontà di Dio nei propri piani,
attraverso la preghiera, la lettura della Bibbia e il consiglio di persone
sagge.
- Compassione
e servizio agli altri:
Non limitarsi alla conoscenza del bene, ma metterlo in pratica con
compassione e servizio verso gli altri, specialmente i più bisognosi.
- Gratitudine
per la vita ricevuta:
Riconoscere la preziosità e la fragilità della vita, dono di Dio. Vivere
ogni giorno con gratitudine e con la consapevolezza della propria
dipendenza da Lui.
Conclusione
Giacomo 4,13-17 ci offre un invito a vivere con umiltà, consapevolezza e responsabilità. Mettendo al centro la fede e la volontà di Dio, possiamo affrontare i viaggi d'affari, la pianificazione, la ricerca del guadagno e le sfide della vita con una prospettiva più ampia e con un cuore pronto a fare il bene.
Giacomo 4,14 e la sua
eco nell'Antico Testamento: riflessioni sulla brevità della vita
Occorre vivere nel distacco da tutto e con pieno abbandono alla volontà di
Dio, sempre all’opera.
L'affermazione di Giacomo 4,14:
"siete come vapore [v. NOTA] che appare per un istante e poi
scompare", dipinge un'immagine vivida e toccante della transitorietà della
vita umana. Questa metafora, seppur con sfumature differenti, trova
interessanti parallelismi in alcuni passi biblici dell'Antico Testamento, offrendo
spunti di riflessione per comprendere meglio il messaggio profondo di Giacomo.
- · Salmi 39,4: "Certo, ogni uomo è solo un soffio, anche se vive molti anni. Come un'ombra cammina l'uomo, e invano si affanna; ammucchia ricchezze, ma non sa chi le raccoglierà." In questo salmo, l'autore riflette sulla fragilità dell'esistenza umana, paragonandola a un soffio fugace e a un'ombra effimera. L'inutilità dell'affanno per le ricchezze materiali viene enfatizzata, sottolineando la vanità di ciò che è temporaneo di fronte all'eternità.
- · Salmi 103,15: "L'uomo è come l'erba: fiorisce come il fiore del campo, ma quando il vento soffia su di lui, scompare, e il luogo dove si trovava non lo riconosce più." Anche qui, l'immagine del fiore sottolinea la delicatezza e la brevità della vita umana. Il vento, simbolo di forze imprevedibili, può spazzare via in un attimo ciò che sembrava stabile e duraturo.
- · Giobbe 7,1-6 "La vita dell'uomo sulla terra è come un servizio militare, e i suoi giorni come quelli di un mercenario. Egli anela un raggio di luce, e conta i mesi come un uomo che deve fare il lavoro a giornata. Le mie notti sono piene di dolore, e i miei gemiti non cessano fino al mattino. I miei giorni sono fugaci come un corridore, e non vedono la felicità. La mia vita è un soffio, i miei occhi non vedranno più il bene. L'occhio che mi ha visto non mi vedrà più; i miei cari non mi riconosceranno più." Nel libro di Giobbe, la sofferenza e la fragilità umana sono affrontate in modo diretto e crudo. La vita è descritta come un servizio militare pieno di fatica e dolore, paragonata a un lavoro a giornata o a una corsa verso la fine. L'immagine degli occhi che non vedranno più il bene e dei cari che non riconosceranno più il soggetto sottolinea la definitività della morte.
Conclusione
Questi passi biblici, pur con le loro
differenze di contesto e linguaggio, convergono nel trasmettere un messaggio
simile a quello di Giacomo 4,14. La vita umana è effimera, transitoria e
fragile come un vapore o un fiore. La consapevolezza di questa realtà dovrebbe
spingerci a vivere con saggezza, dando valore a ciò che è veramente importante
e ricercando un significato che trascenda la brevità del tempo presente.
Oltre alla brevità della vita, questi
passi offrono spunti di riflessione su altri temi importanti:
- Vanità
delle ricchezze materiali: Salmi 39,4 e Giobbe 7,16
sottolineano la vanità dell'affannarsi per le ricchezze, che non portano
vera soddisfazione e non ci accompagnano nell'aldilà.
- Dipendenza
da Dio:
Salmi 103,15 e Giobbe 7,1-6 ci ricordano la nostra dipendenza da Dio,
creatore e sovrano della nostra vita.
- Ricerca
del vero bene:
Giacomo 4,14, alla luce dei passi paralleli, ci invita a ricercare un bene
che vada oltre la realtà materiale e temporanea, un bene che possa dare
senso e valore alla nostra breve esistenza.
In definitiva, la consapevolezza della brevità della vita, come sottolineato da Giacomo 4,14 e dai passi biblici coevi, dovrebbe spingerci a vivere con saggezza, priorità e fede, ricercando ciò che è veramente duraturo e significativo.
NOTA
La frase ebraica "vanità delle vanità, tutto è
vanità" ha origine dal Libro dell'Ecclesiaste, noto in ebraico come Qoelet.
Il termine ebraico spesso tradotto come "vanità" è "hevel"
(הֶבֶל). Questo termine è usato ripetutamente in tutto il libro, apparendo non
meno di 38 volte. La parola "hevel" si riferisce letteralmente a
"nebbia", "vapore" o "semplice respiro" e
metaforicamente a "qualcosa di fugace o sfuggente" con sfumature
diverse a seconda del contesto. Può anche essere tradotto come "assurdità,
frustrazione, futilità, sciocchezza"
[Gemini]
lunedì 20 maggio 2024
IL CRISTIANO AMICO DEL MONDO È NEMICO DI DIO
INCOMPATIBILITÀ TRA CHIESA E MONDO
Giacomo 4,4. Commento biblico e storico del versetto
Contesto storico e biblico
Giacomo 4,4 si trova all'interno di una
sezione della lettera di Giacomo incentrata sulla critica all'amore per il
mondo e all'adulazione (Giacomo 4,1-10). In questo brano, Giacomo si rivolge a
cristiani che sono tentati di conformarsi ai valori e alle pratiche del mondo
pagano, trascurando la loro fede in Dio.
L'espressione "amico del
mondo" (filos tou kosmou) era utilizzata nel mondo greco-romano per
indicare chi era fedele alle usanze e ai valori del proprio tempo. Per
i cristiani primitivi, però, essere "amici del mondo" significava
allontanarsi da Dio e dai suoi insegnamenti.
L'affermazione di Giacomo che
"chiunque vuol essere amico del mondo si fa nemico di Dio" è un
monito forte contro l'idolatria e la mondanità. Il mondo, con le sue
attrazioni e le sue false promesse, può distogliere il cuore da Dio e portare
alla rovina spirituale.
Passi paralleli
La necessità di decidersi da che parte
stare
Diverse altre scritture del Nuovo
Testamento affrontano il tema del rapporto tra cristiani e mondo. In Matteo 6,24,
Gesù afferma che "nessuno può servire due padroni; o odierà l'uno e amerà
l'altro, oppure si attaccherà all'uno e disprezzerà l'altro". In Romani
l’apostolo del genitli avverte i cristiani di Roma 12,2: “Non conformatevi a
questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare,
per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e
perfetto.” In 1 Giovanni 2,15-17, l'apostolo Giovanni avverte che "se uno
ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui. Poiché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli
occhi e la superbia della vita, non proviene dal Padre, ma dal mondo. E il
mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in
eterno".
Prospettive cristiane: Non adeguatevi alla
politica, economia, alle mode.
- Distinguere
tra il mondo e Dio: Il mondo, con le sue attrattive e le sue false promesse, può essere
un pericolo per la fede. È importante distinguere ciò che è di Dio da ciò
che appartiene al mondo.
- Non
conformarsi alla mentalità mondana: I cristiani sono chiamati a non conformarsi alla
mentalità e ai valori del mondo pagano, quindi all’attualità e alla moda.
Questo significa rifiutare l'idolatria, l'egoismo, la violenza e ogni
altra forma di male.
- Amare
Dio sopra ogni cosa: L'amore per Dio deve essere al centro della vita di ogni cristiano.
Solo amando Dio con tutto il cuore, l'anima e la forza possiamo resistere
alle tentazioni del mondo.
- Cercare
le cose di lassù: I cristiani sono invitati a non cercare le cose della terra, ma le
cose di lassù, dove Cristo è assiso alla destra di Dio (Colossesi 3,1-2).
- Vivere
in santità: La
vita di un cristiano deve essere coerente con la sua fede. Le parole e le
azioni devono testimoniare l'amore per Dio e il rifiuto del mondo
sottomesso al Denaro e al Maligno.
- Fiducia
nella vittoria di Dio: Il mondo è destinato a passare, ma la parola di Dio rimane in eterno
(1 Pietro 1,24-25). I cristiani possono avere fiducia nella vittoria
finale di Dio e nella vita eterna che attende coloro che lo amano e lo
servono. In Luca 21,33, Gesù dice: “Il cielo e la terra passeranno, ma le
mie parole non passeranno”.
Conclusione
Il messaggio di Giacomo 4,4 è un invito
a vivere una vita radicalmente consacrata a Dio. Non è facile resistere alle
tentazioni del mondo, ma con l'aiuto di Dio e la forza della sua parola,
possiamo vincere e vivere una vita piena di significato e di gioia vera.
GESÙ NON È QUEL CHE APPARE ALLA GENTE
Marco 9,31. Il Figlio dell’uomo è ucciso, ma risorge dopo
tre giorni.
Commento biblico e
storico con riflessioni per oggi
Marco 9,31 è un versetto carico
di significato che si inserisce all'interno di un discorso più ampio di Gesù
rivolto ai suoi discepoli. Per comprenderlo appieno, è utile analizzarlo nel
suo contesto biblico e storico, confrontandolo con passi paralleli in Marco e in
altri Vangeli.
Contesto storico
Al tempo di Gesù, la Palestina era sotto
il dominio romano. I Romani erano visti come oppressori e molti ebrei speravano
in un Messia che li liberasse. Gesù, con le sue parole e azioni, stava
iniziando a manifestare la sua vera identità come Messia, ma i suoi discepoli
non comprendevano ancora appieno il significato di ciò.
Contesto biblico
Il versetto 31 si trova all'interno della
sezione di Marco dedicata alla trasfigurazione di Gesù (Marco 9,2-13) e alla
successiva discesa dal monte. In questa sezione, Gesù inizia a preparare i suoi
discepoli alla sua imminente sofferenza e morte, un tema che sarà sviluppato
ulteriormente nei capitoli seguenti.
Passi paralleli
Confrontare Marco 9,31 con passi paralleli
in altri Vangeli può aiutare a cogliere sfumature di significato. In Matteo
16,21 e Luca 9,44, Gesù annuncia la sua morte e risurrezione in modo simile, ma
con alcune differenze. Matteo aggiunge che i discepoli devono prendere la loro
croce e seguirlo, mentre Luca sottolinea la necessità di rinunciare a se
stessi.
Commento
In Marco 9,31, Gesù utilizza un linguaggio
diretto e preciso per annunciare la sua morte imminente. Usa la parola
"paradidomi" ("essere consegnato”, “essere tradito"), che
indica un atto volontario di sacrificio. La sua morte non è casuale, ma è parte
di un piano divino per la salvezza dell'umanità.
L'affermazione "lo uccideranno"
è una predizione chiara e sconvolgente per i discepoli. Sanno che Gesù è un
uomo potente e amato, e non riescono a immaginare che possa essere ucciso.
Tuttavia, Gesù insiste sul fatto che questo è il suo destino, e che la sua
morte non sarà la fine.
La frase "ma dopo tre giorni risusciterà" è un messaggio di speranza e consolazione. Gesù non rimarrà nella tomba, ma risorgerà dai morti, sconfiggendo la morte e aprendo la porta alla vita eterna per tutti coloro che credono in lui.
Prospettive cristiane
- Gesù,
il Servo Sofferente:
Marco 9,31 ci ricorda che Gesù non è venuto sulla terra come un re
potente, ma come un servo sofferente. La sua morte in croce è il culmine
del suo amore per l'umanità.
- Seguire
Gesù significa portare la propria croce: Come Gesù, anche noi siamo chiamati
a portare la nostra croce, ovvero le difficoltà e le sofferenze della
vita. Tuttavia, la nostra croce non è priva di significato, perché ha
valore redentivo come la croce di Gesù.
- La
speranza della risurrezione: La risurrezione di Gesù è la nostra
speranza. Essa ci assicura che la morte non è la fine, ma che c'è una vita
eterna che ci attende.
- La
chiamata alla conversione: La morte e risurrezione di Gesù ci
chiamano a convertirci, a cambiare il nostro modo di pensare e di vivere,
per conformarci a Cristo.
- Fiducia
in Dio:
Di fronte alle difficoltà e alle sofferenze, possiamo avere fiducia in Dio
che è sempre con noi e che ci sostiene nel nostro cammino.
- Impegno per la giustizia: La morte di Gesù ci chiama a impegnarci per la giustizia e la pace nel mondo, lottando contro ogni forma di ingiustizia e oppressione.
Conclusione
Marco 9,31 è un versetto ricco di
significato che ci invita a riflettere sulla vita, la morte e la risurrezione
di Gesù. È un messaggio di speranza e di consolazione, ma anche una chiamata
all'impegno e alla conversione.
Meditando su questo versetto, possiamo
crescere nella nostra fede e nel nostro impegno a seguire Gesù.
FORSE È LAZZARO IL DISCEPOLO AMICO DI GESÙ
Giovanni 19,25-27.
Riflessioni e messaggi per il lettore della Bibbia
Nel contesto
Questo brano del Vangelo di Giovanni (Gv
19,25-27) si colloca all'apice della crocifissione di Gesù. Gesù, ormai
agonizzante, rivolge lo sguardo a sua madre Maria e al discepolo che amava (Gv
13,23; 20,2; 21,20), che
si trovano ai piedi della croce. Con un gesto carico di responsabilità, affida
Maria, vedova e anziana, a questo discepolo e questo discepolo a Maria, pronunciando le parole:
"Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre" (Gv 19,27).
Probabilmente il discepolo che Gesù amava (Gv 13,3.5) è Lazzaro, fratello di Marta e Maria e che abitava a Betania, non in Galilea. Gesù amava questa famiglia di Betania, al punto da risuscitare Lazzaro dai
morti.
Passi paralleli
Per comprendere appieno la profondità di
questo passo, è utile considerarlo alla luce di altri brani biblici che parlano
del rapporto tra Gesù e Maria.
- Lc
2,27-35:
La presentazione di Gesù al tempio, dove Simeone profetizza la sofferenza
di Maria e la gloria di Gesù.
- Gv
1,19-28:
Giovanni Battista testimonia l'identità di Gesù come Messia e Agnello di
Dio.
- Gv
13,23-25:
Durante l'Ultima Cena, Gesù siede vicino al discepolo amato, che forse non era dei Dodici.
Riflessioni e messaggi
- L'amore
filiale di Gesù:
In un momento di grande dolore, Gesù non dimentica sua madre e si
preoccupa di affidarla alle cure di un discepolo fidato. Questo gesto
sottolinea l'amore filiale di Gesù verso Maria, un amore che supera la
morte stessa. A Betania, con Lazzaro e le sorelle, Maria avrebbe trovato
un ambiente accogliente, familiare, come forse mai aveva avuto prima, vivendo
a Nazaret, in Galilea, con fratelli e sorelle di Gesù (cugini, parenti), ancora diffidenti e increduli.
- La
nuova famiglia di Dio:
Con l'affidamento di Maria a Lazzaro, Gesù crea una nuova famiglia, una
famiglia fondata sull'amore e sulla fede in lui, sull’amicizia vera, spirituale. A Betania Gesù, nei suoi pellegrinaggi missionari a Gerusalemme, passava, accolto con amore, i suoi momenti migliori. Questa nuova famiglia
di Maria può ora rappresentare la vera famiglia di Gesù, aperta a tutti
coloro che credono in Gesù e fanno la volontà del Padre che lo ha mandato.
Gesù considerava, d’altronde, suoi veri fratelli e sorelle e amici, non quelli
di sangue, non ancora capaci di amarlo per fede, non credendo ancora in lui come il Figlio di Dio e il Messia.
- La figura di Maria: Maria, madre di Gesù, diventa madre di tutti i veri discepoli come Lazzaro – e come Marta e Maria - e non come gli altri discepoli che avevano abbandonato Gesù ed erano fuggiti: non si sarebbero preso cura né di Gesù, lasciandolo morire solo, né di sua madre. Pietro lo aveva già rinnegato per tre volte.
- La vocazione del discepolo amato: Lazzaro, amico e seguace di Gesù, riceve da Gesù una grande missione: prendersi cura di Maria, la madre di Gesù, da figlio e quindi da vero fratello di Gesù. Questo compito rappresenta un modello di servizio e di amore per molti cristiani che si formano una famiglia.
- L'amore
fraterno:
Il gesto di Gesù invita i cristiani a vivere l'amore familiare e fraterno,
prendendosi cura gli uni degli altri, specialmente nei momenti di
sofferenza e di bisogno.
- La speranza nella croce: In mezzo al dolore della crocifissione, questo brano offre un messaggio di speranza. L'amore di Gesù per sua madre e la sua famiglia ci offrono la certezza che la morte non ha l'ultima parola e che l'amore vince sempre. È necessario però credere in Gesù come il Cristo e Signore, non solo come un figlio qualunque.
Conclusione
Giovanni 19,25-27 è un brano ricco di
significato che ci invita a riflettere sull'amore di Dio, sull'importanza della
famiglia e sul nostro impegno a vivere come fratelli e sorelle in Cristo.
Questo brano è un invito a:
- Amare Dio con tutto il cuore e con tutto l'animo, come Gesù sulla croce che morendo consegna il suo spirito al Padre.
- Amare il prossimo come noi stessi per i legami umani che ci uniscono tutti.
- Prenderci cura degli altri, specialmente dei più bisognosi e soli e delle vedove e delle anziane.
- Avere
fede nella vittoria dell'amore sulla morte.
Etichette: discepolo amato, diverso da Giovanni evangelista, fratelli e sorelle di Gesù?, Lazzaro amico, Maria vedova e sola, pasqua, risurrezione
domenica 19 maggio 2024
LA DONNA TRASMETTE LA VITA A MASCHI E A FEMMINE
Genesi 3,15. Analisi e commento. Sei messaggi utili.
Ogni donna si chiama Eva, cioè madre di tutti gli umani viventi
Il versetto originale e tradotto
- NOV Inimicitias ponam inter te et mulierem et semen tuum et semen illius; ipsum conteret caput tuum, et tu conteres calcaneum eius".
- BHS וְאֵיבָה אָשִׁית בֵּינְךָ וּבֵין הָאִשָּׁה וּבֵין זַרְעֲךָ וּבֵין זַרְעָהּ הוּא יְשׁוּפְךָ רֹאשׁ וְאַתָּה תְּשׁוּפֶנּוּ עָקֵב׃ ס= BHS ve'eivah ashit beincha uvein ha'ishah uvein zar'acha uvein zar'ah hu yeshufecha rosh ve'attah teshufennu akev. S
- BGT καὶ ἔχθραν θήσω ἀνὰ μέσον σου καὶ ἀνὰ μέσον τῆς γυναικὸς καὶ ἀνὰ μέσον τοῦ σπέρματός σου καὶ ἀνὰ μέσον τοῦ σπέρματος αὐτῆς αὐτός σου τηρήσει κεφαλήν καὶ σὺ τηρήσεις αὐτοῦ πτέρναν = kaì ékhthran thḗsō anà méson sou kaì anà méson tē̃s gunaikòs kaì anà méson toũ spérmatós sou kaì anà méson toũ spérmatos autē̃s autós sou tērḗsei kephalḗn kaì sù tērḗseis autoũ ptérnan
- CEI Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
- NAS And I will put enmity Between you and the woman, And between your seed and her seed; He shall bruise you on the head, And you shall bruise him on the heel."
- VLH Ta sẽ gây mối thù giữa mi và người đàn bà, giữa dòng giống mi và dòng giống người ấy; dòng giống đó sẽ đánh vào đầu mi, và mi sẽ cắn vào gót nó.”
- CNV5 我要使你和女人彼此為仇,你的後裔和女人的後裔,也彼此為仇,他要傷你的頭,你要傷他的腳跟。”
- UKR І Я покладу ворожнечу між тобою й між жінкою, між насінням твоїм і насінням її. Воно зітре тобі голову, а ти будеш жалити його в п'яту.
- FBJ Je mettrai une hostilité entre toi et la femme, entre ton lignage et le sien. Il t'écrasera la tête et tu l'atteindras au talon.
- JAS わたしは、おまえと女との間に、 また、おまえの子孫と女の子孫との間に、 敵意を置く。 彼は、おまえの頭を踏み砕き、 おまえは、彼のかかとにかみつく。」
- TUR Seninle kadını, onun soyuyla senin soyunu Birbirinize düşman edeceğim. Onun soyu senin başını ezecek, Sen onun topuğuna saldıracaksın.
- KRV 내가 너로 여자와 원수가 되게하고 너의 후손도 여자의 후손과 원수가 되게 하리니 여자의 후손은 네 머리를 상하게 할 것이요 너는 그의 발꿈치를 상하게 할 것이니라 하시고
- وَأَضَعُ عَدَاوَةً بَيْنَكِ وَبَيْنَ الْمَرْأَةِ، وَبَيْنَ نَسْلِكِ وَنَسْلِهَا. هُوَ يَسْحَقُ رَأْسَكِ، وَأَنْتِ تَسْحَقِينَ عَقِبَهُ» . AVD
Sintagma per sintagma
- "Io
porrò inimicizia tra te e la donna": Dio stabilisce una relazione di
ostilità tra il serpente e la donna. Questa inimicizia è permanente e
inconciliabile.
- "e
tra la tua discendenza e la sua discendenza": L'inimicizia si estende oltre i due
protagonisti individuali, coinvolgendo le loro future generazioni.
- "questa
ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno": La discendenza della donna avrà una
vittoria decisiva sul serpente, schiacciandogli la testa. Tuttavia, questa
vittoria non sarà priva di sofferenza, rappresentata dalla ferita al
calcagno.
Paralleli
- Protovangelo: Questo versetto è spesso chiamato
"protovangelo" perché contiene la prima promessa di salvezza
dopo la caduta dell'uomo. La discendenza della donna è identificata con il
Messia, che sconfiggerà il male e porterà la redenzione all'umanità.
- Testa
e calcagno:
L'immagine della testa e del calcagno è ricca di simbolismo. La testa
rappresenta il centro del potere e dell'intelligenza, mentre il calcagno è
una parte vulnerabile del corpo. La vittoria della discendenza della donna
sul serpente significa la sconfitta del male e l'instaurazione del regno
di Dio.
- Donne
nel disegno salvifico di Dio: Questo versetto sottolinea il ruolo
importante della donna nel piano di salvezza di Dio. La donna è vista come
la madre del Messia e come colei che coopera con Dio per la redenzione
dell'umanità.
Sei messaggi utili e nuovi per il lettore
della Torah
- Dio
è fedele al suo amore per l'umanità: Anche dopo la caduta dell'uomo, Dio
non abbandona il suo piano di salvezza. Promette una discendenza che
sconfiggerà il male e restaurerà la comunione tra Dio e l'uomo.
- Il
male sarà sconfitto:
Il versetto di Genesi 3,15 offre una speranza di vittoria sul male e sul
peccato. La discendenza della donna rappresenta il trionfo del bene sul
male e la promessa di un futuro migliore.
- Dio
opera attraverso la sofferenza: La vittoria sul male non viene senza
sacrificio. La ferita al calcagno della discendenza della donna prefigura
la sofferenza di Gesù Cristo, che attraverso la sua morte e risurrezione
porterà la salvezza all'umanità.
- Le
donne hanno un ruolo importante nel piano di Dio: La donna è vista come cooperatrice
di Dio nel piano di salvezza. Eva, pur avendo disobbedito a Dio, è anche
la madre di tutta l'umanità e la progenitrice del Messia.
- C'è
speranza per il futuro: Il versetto di Genesi 3,15 offre un
messaggio di speranza per il futuro. Nonostante le difficoltà e le sfide
del presente, la promessa di Dio di una discendenza vittoriosa ci assicura
che il bene alla fine trionferà.
- L'amore
di Dio è più grande del peccato: Il messaggio di Genesi 3,15 è un
messaggio di misericordia e di grazia. Dio non abbandona l'umanità neanche
dopo il peccato, ma offre una via di redenzione attraverso la sua
discendenza.
Prospettive
Genesi 3,15 è un versetto ricco di
significato e di speranza. Offre una prospettiva sul piano di Dio per la
salvezza dell'umanità e sottolinea il ruolo importante della donna in questo
piano. Il messaggio di questo versetto è ancora attuale oggi e offre conforto e
speranza a tutti coloro che lottano contro il male e il peccato.
[Gemini]
Etichette: Dio è fedele, discendenza, doglie, Eva, Genesi, la donna vince il maligno, la vita umana dipende dalla donna, madre, piano di Dio, protovangelo, seme, serpente, sofferenza feconda, vivente
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