domenica 31 marzo 2024

 

MISSIONE DELLE SORELLE AI FRATELLI


 

CRISTIANI SE TESTIMONI DEL RISORTO COME PIETRO


 

TESTIMONIANZE STORICHE SU GESÙ RISORTO


 

TESTIMONIANZA SU GESÙ RISORTO


sabato 30 marzo 2024

 

PENSATE AL CIELO E NON PIÙ ALLA TERRA


 

CRISTIANO DIVERSO DA TUTTI


venerdì 29 marzo 2024

 

QUARTO E ULTIMO CANTO DEL SERVO


 

ANALISI DEL PASSIO SECONDO GIOVANNI

 

Giovanni 18-19 - Analisi della Passione e Morte di Gesù

Video Lezione

Particolarità rispetto ai Sinottici

1. Processo davanti a Pilato

  • Maggiore enfasi sul ruolo di Pilato: Giovanni lo presenta come più indeciso e combattuto, mostrando il suo tentativo di scagionare Gesù.
  • Dialogo filosofico tra Gesù e Pilato: Gesù afferma la sua regalità spirituale, mentre Pilato si interroga sulla verità.
  • Assenza del rimprovero di Erode a Pilato.

2. Crocifissione

  • Presenza di Maria e del discepolo amato ai piedi della croce.
  • Gesù affida Maria al discepolo amato.
  • Le sette parole di Gesù sulla croce sono diverse da quelle dei sinottici.
  • Gesù muore pronunciando la parola "τετέλεσται" ("è compiuto").

3. Sepoltura

  • Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo seppelliscono Gesù insieme.
  • Giovanni menziona la lancia che trafigge il costato di Gesù.

Differenze tra i Sinottici

  • Matteo e Marco si concentrano maggiormente sugli eventi della Passione e Morte, mentre Luca dedica più spazio alla sofferenza di Gesù.
  • Matteo include la profezia di Pietro del suo rinnegamento e il suicidio di Giuda.
  • Marco descrive la fuga del giovane nudo all'arresto di Gesù. È Marco che presenta la conversione del centurione ai piedi della croce, nel capitolo 15, versetto 39: "E il centurione, che gli stava di fronte, visto come era spirato, disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!»"
  • Luca invece non menziona la conversione del centurione, ma si concentra sulla sofferenza di Gesù e sulla sua compassione per i peccatori.
  • Matteo presenta una scena simile, ma il centurione non proclama la divinità di Gesù, ma dice solo: "Certo, quest'uomo era un giusto" (Matteo 27,54).
  • Giovanni non include la conversione del centurione, ma si concentra sul dialogo tra Gesù e Pilato, e sulla regalità spirituale di Gesù.

In sintesi

  • Marco: il centurione si converte e proclama la divinità di Gesù.
  • Matteo: il centurione riconosce che Gesù era un giusto.
  • Luca: non menziona la conversione del centurione.
  • Giovanni: si concentra sul dialogo tra Gesù e Pilato.

Conclusione

La narrazione della Passione e Morte di Gesù in Giovanni presenta diverse particolarità rispetto ai sinottici, offrendo una prospettiva teologica unica che sottolinea la regalità spirituale di Gesù, il suo amore per l'umanità e il compimento della sua missione salvifica.

Ruoli dei personaggi in Giovanni 18-19

Gesù

  • Protagonista, agnello sacrificale che compie la volontà del Padre.
  • Si consegna volontariamente, subisce il processo e la crocifissione.
  • Dialoga con Pilato, afferma la sua regalità spirituale.
  • Muore sulla croce pronunciando la parola "τετέλεσται" ("è compiuto").

Discepoli

  • Abbandonano Gesù al momento dell'arresto.
  • Pietro lo rinnega tre volte.
  • Il discepolo amato rimane ai piedi della croce. Questo discepolo non a a che fare con i 12: Pietro il primo e Giuda ultimo nominato infatti, rinnegano Gesù, mentre questo discepolo che conosce il Sommo sacerdote, permette a Pietro di assistere all'interrogatorio e alla condanna di Gesù.

Capi dei sacerdoti

  • Orchestrarono l'arresto di Gesù.
  • Lo condannarono a morte
  • Temevano la sua influenza sul popolo.

Giuda

  • Tradisce Gesù per trenta denari.
  • Si pente e si impicca.

Pietro

  • Rinnega Gesù tre volte, poi si pente amaramente.

Giudei

  • Accusano Gesù di bestemmia e chiedono la sua morte.

Discepolo di Gesù conosciuto dal sommo sacerdote

  • Permette l'ingresso di Pietro nel cortile del sommo sacerdote.

Pilato

  • Governatore romano, cerca di scagionare Gesù.
  • Condannato a morte per timore della folla.

Soldati

  • Arrestano Gesù, lo flagellano e lo crocifiggono.

Barabba

  • Criminale condannato a morte, liberato al posto di Gesù.

Cesare

  • Imperatore romano, simbolo del potere politico e militare su tutto l'impero.

La folla di Gerusalemme

  • Inizialmente acclama Gesù, poi chiede la sua crocifissione.

Maria di Cleopa e Maria di Magdala

  • Seguono Gesù al Calvario e piangono la sua morte.

Discepolo che Gesù amava

  • Rimane ai piedi della croce con Maria la madre di Gesù.
  • Riceve in consegna Maria da Gesù.
  • Probabilmente si tratta di Lazzaro, colui che Gesù amava e che apparteneva probabilmente al Sinedrio.

Note

  • I ruoli di alcuni personaggi sono secondari, ma contribuiscono a delineare la complessità degli eventi.
  • Le azioni e le parole dei personaggi rivelano le loro diverse posizioni e la loro comprensione di Gesù.
  • È autentico cristiano chi entra completamente per la fede, la sequela, la compagnia nel ruolo del Signore e Maestro, Gesù condannato a morte per essere quello che era.
[Gemini]

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giovedì 28 marzo 2024

 

CENA DEL SIGNORE E PROCLAMAZIONE DEL VANGELO

 

1 Corinzi 11,23-26. La cena del Signore secondo Paolo

Video Lezione 

In 1 Corinzi 11,23-26

TESTI BIBLICI PARALLELI

Antico Testamento

Nuovo Testamento

INTERPRETAZIONI SINTETICHE

Sinottici (Matteo, Marco e Luca)

Giovanni

Conclusione

La dottrina di Paolo sulla "cena del Signore" si basa su una ricca tradizione di testi biblici, sia dell'Antico che del Nuovo Testamento. I testi paralleli offrono diverse sfumature e approfondimenti su questo importante sacramento cristiano.

QUALCHE APPROFONDIMENTO

A.        1 Corinzi 11,23

Paolo afferma di aver "ricevuto dal Signore" la tradizione sull'Eucaristia che poi ha trasmesso ai Corinzi. Per comprendere il significato di questa affermazione, è importante esaminare il contesto storico e letterario del versetto.

Contesto storico

La Prima Lettera ai Corinzi fu scritta da Paolo intorno all'anno 54 d.C., circa 20 anni dopo la morte di Gesù. In quel periodo, la Chiesa era ancora agli inizi e le comunità cristiane erano sparse in diverse città del Mediterraneo. La lettera di Paolo ai Corinzi affronta diverse questioni teologiche e di comportamento all'interno della comunità.

Contesto letterario

Il versetto 23 si trova all'interno di una sezione della lettera in cui Paolo tratta il tema dell'Eucaristia. Nei versetti precedenti, egli ha descritto l'istituzione dell'Eucaristia da parte di Gesù durante l'Ultima Cena. Nel versetto 23, Paolo afferma di aver ricevuto questa stessa tradizione direttamente dal Signore.

Significato di "ho ricevuto dal Signore"

L'affermazione di Paolo può essere interpretata in diversi modi:

1. Rivelazione diretta

Alcuni studiosi ritengono che Paolo abbia ricevuto la tradizione sull'Eucaristia attraverso una rivelazione diretta da parte di Gesù risorto. Questa interpretazione si basa sull'idea che Paolo fosse un apostolo scelto da Dio e che, come tale, avesse avuto un accesso privilegiato alla conoscenza di Gesù.

2. Tradizione orale

Altri studiosi ipotizzano che Paolo abbia ricevuto la tradizione sull'Eucaristia attraverso la tradizione orale della Chiesa primitiva. In questo caso, Paolo avrebbe appreso la formula eucaristica da altri apostoli o da discepoli di Gesù.

3. Istruzione divina

È anche possibile che Paolo intenda dire che la sua comprensione dell'Eucaristia sia frutto di una profonda riflessione teologica e di una intensa preghiera. In questo senso, l'affermazione "ho ricevuto dal Signore" potrebbe indicare un'illuminazione divina che ha permesso a Paolo di comprendere il significato più profondo dell'Eucaristia.

Conclusione

L'esatta modalità con cui Paolo "ricevette dal Signore" la tradizione sull'Eucaristia rimane incerta. Tuttavia, è chiaro che egli considerava questa tradizione come un insegnamento di grande importanza da trasmettere alla comunità di Corinto. L'Eucaristia, infatti, rappresenta il cuore della fede cristiana e un momento di profonda comunione con Dio e con i fratelli. 

B.    1 Corinzi 11,25

"Fate questo ogni volta che ne bevete, in memoria di me"

L'esortazione di Paolo "fate questo ogni volta che ne bevete, in memoria di me" (1 Corinzi 11,25) racchiude un significato profondo e multiforme, che si estende ben oltre il semplice atto di bere il vino durante l'Eucaristia.

1. Il contesto

L'affermazione si trova all'interno di un passaggio in cui Paolo descrive l'istituzione dell'Eucaristia da parte di Gesù durante l'Ultima Cena. Dopo aver preso il pane e il vino, Gesù li ha offerti ai suoi discepoli, dicendo: "Questo è il mio corpo... Questo è il mio sangue... Fate questo in memoria di me".

2. Il significato di "in memoria di me"

L'espressione "in memoria di me" non significa semplicemente ricordare Gesù, ma piuttosto rivivere il suo sacrificio e la sua vittoria sulla morte. L'Eucaristia è un memoriale, ma non statico: è un atto di fede che ci permette di entrare in comunione con Cristo e di attualizzare il suo sacrificio nella nostra vita.

3. "Fate questo"

L'imperativo "fate questo" non si limita ai gesti rituali del pane e del vino, ma abbraccia l'intera vita del cristiano. Ci viene chiesto di vivere in memoria di Cristo, ossia di conformarci alla sua volontà, di amare il prossimo come lui ha amato noi, e di testimoniare il suo Vangelo nel mondo.

4. "Ogni volta che ne bevete"

L'Eucaristia non è un evento occasionale, ma un appuntamento regolare che alimenta la nostra fede e ci sostiene nel cammino cristiano. La celebrazione eucaristica ci ricorda che la nostra vita è in Cristo e che da lui riceviamo la forza per vivere secondo il suo insegnamento.

Conclusione

L'esortazione di Paolo "fate questo ogni volta che ne bevete, in memoria di me" è un invito a vivere in comunione con Cristo e a fare della nostra vita un memoriale del suo amore. L'Eucaristia è il sacramento che ci permette di attingere a questa grazia e di alimentare la nostra fede, speranza e carità.

Alcuni spunti di riflessione:

C.    1 Corinzi 11,26

"Ogni volta che mangiate... e bevete... voi annunciate la morte del Signore finché egli venga": un'interpretazione nel contesto celebrativo, apostolico e missionario

Le parole di Gesù riportate da Paolo in 1 Corinzi 11,26 assumono un significato profondo e sfaccettato se analizzate all'interno del contesto celebrativo, apostolico e missionario.

1. Contesto celebrativo

Nel contesto dell'Eucaristia, l'atto di mangiare il pane e bere il vino diventa un'azione simbolica che proclama la morte e la risurrezione di Cristo. I cristiani, riuniti in assemblea, non solo ricordano il sacrificio di Gesù, ma lo rendono presente in modo sacramentale, annunciando la sua vittoria sulla morte e la sua promessa di salvezza.

2. Contesto apostolico

L'Eucaristia alimenta la fede e la missione degli apostoli. Nutriti dal corpo e dal sangue di Cristo, essi sono inviati nel mondo a predicare il Vangelo e a testimoniare l'amore di Dio. L'Eucaristia diventa quindi fonte di forza e di speranza per gli apostoli nel loro impegno di evangelizzazione.

3. Contesto missionario

L'Eucaristia è anche un momento di comunione tra tutti i cristiani, che provengono da diverse culture e tradizioni. Celebrando insieme l'Eucaristia, i cristiani si riconoscono come un solo corpo in Cristo e si impegnano a portare la sua luce nel mondo. L'Eucaristia diventa quindi un segno di unità e di speranza per l'intera umanità.

Interpretazione

Le parole di Gesù "ogni volta che mangiate... e bevete... voi annunciate la morte del Signore finché egli venga" possono essere comprese come un invito a:

Conclusione

Le parole di Gesù riportate da Paolo in 1 Corinzi 11,26 offrono una ricca e profonda comprensione del significato dell'Eucaristia. L'Eucaristia è un momento di celebrazione, di proclamazione, di nutrimento e di comunione che alimenta la fede e la missione dei cristiani nel mondo.

[Gemini]

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mercoledì 27 marzo 2024

 

COME PASSARE L'ULTIMA ORA


 

PRESCRIZIONI PER LA FESTA DI PRIMAVERA

 


Esodo 12,1-14. Prescrizioni per la cena pasquale

Video Lezione

Esodo 12,1: "Questo mese" - Interpretazione e parallelismi con la Pasqua di Gesù

1. Il contesto nella Torah

2. Possibili parallelismi con la Pasqua di Gesù

3. Contatti tra la Pasqua ebraica e la Pasqua cristiana

4. Differenze tra la Pasqua ebraica e la Pasqua cristiana

Conclusione

La Pasqua ebraica e la Pasqua cristiana sono due feste con molti parallelismi e contatti. Entrambe le feste commemorano la liberazione da una schiavitù e sono momenti di grande significato religioso per i rispettivi credenti. Tuttavia, ci sono anche alcune differenze importanti tra le due feste, che riflettono le diverse teologie ebraica e cristiana.

CENA PASQUALE ULTIMA CENA DI GESÙ

1. La cena pasquale ebraica

2. L'Ultima Cena di Gesù

3. Il luogo

4. Il rituale

5. I testi del Nuovo Testamento

6. Pane e vino

Conclusioni

La cena pasquale ebraica e l'Ultima Cena di Gesù sono due eventi connessi da una profonda simbologia. La cena di Gesù riprende il rituale del Seder, reinterpretandolo in chiave salvifica. Il pane e il vino, simboli della liberazione e del sacrificio, diventano nell'Eucaristia il segno della presenza di Cristo e del suo amore per l'umanità.

Note

AGNELLO PASQUALE

L'agnello pasquale e la pecora condotta al macello nel Nuovo Testamento e nei Profeti messianici:

1. Nuovo Testamento

·         Gesù come agnello pasquale

·         Gli apostoli come agnelli in mezzo ai lupi

2. Profeti messianici

·         Isaia 53:

·         Geremia 11,19: "Io ero come un agnello mansueto, che si lascia condurre al macello; e non sapevo che tramavano contro di me dei disegni per farmi perire: "Distruggiamo l'albero con il suo frutto, togliamolo dalla terra dei viventi, e non si ricordi più il suo nome!"".

 

3. Altri riferimenti

·         Ezechiele 34:

·         Zaccaria 9,9: "Rallegrati grandemente, o figlia di Sion! Esulta, o figlia di Gerusalemme! Ecco, il tuo re viene a te; egli è giusto e salvatore, umile e montato su un asino, su un puledro, figlio di un' asina".

 

Conclusione prospettica

L'immagine dell'agnello pasquale e della pecora condotta al macello è usata nel Nuovo Testamento per descrivere la sofferenza e la morte, accettate da Gesù il Cristo per mano delle autorità religiose e laiche di Gerusalemme. Questa immagine dell'agnello mansueto condotto al macello, è già presente nei Profeti messianici, che preannunciano la venuta di un Messia sofferente e salvatore. Il sacrificio di Gesù è visto come l'adempimento delle profezie messianiche e come la definitiva liberazione dell'umanità dal peccato e dalla condanna all'eterna lontananza da Dio e dalla festa.

[Gemini]

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