martedì 7 maggio 2024
DISCORSO DI PAOLO ALL'AREOPAGO
Atti 17,22-34. DISCORSO DI PAOLO AD
ATENETemi importanti per il
cristiano e per il ricercatore della verità
Per il credente in Cristo
- Riconoscimento
del Dio sconosciuto:
Paolo inizia il suo discorso riconoscendo la religiosità degli Ateniesi e
la loro venerazione di un "Dio sconosciuto". Questo apre la
porta alla presentazione del Dio cristiano come colui che può riempire
questo vuoto spirituale. (Atti 17,22-23)
- Rivelazione
del Dio vivente:
Paolo proclama la natura del Dio cristiano come creatore e sovrano
dell'universo, in contrasto con gli idoli inanimati adorati dagli
Ateniesi. (Atti 17,24-25)
- Provvidenza
divina nella vita umana: Dio non è un essere distante e
disinteressato, ma è attivamente coinvolto nella vita di ogni uomo,
sostenendolo e fornendogli tutto ciò di cui ha bisogno. (Atti 17,25-28)
- Origine
divina dell'umanità:
Paolo sottolinea la comune discendenza di tutti gli esseri umani da Dio,
contrastando le divisioni etniche e sociali presenti nella società
ateniese. (Atti 17,28)
- Invito
alla conversione:
Paolo esorta gli Ateniesi a pentirsi dei loro peccati e a rivolgersi al
Dio vivente, offrendo loro la possibilità di ricevere la salvezza
attraverso Gesù Cristo. (Atti 17,30-31)
- Resurrezione
dai morti:
Paolo annuncia la risurrezione di Gesù Cristo come prova del suo potere
divino e come speranza per la vita futura. (Atti 17,31)
- Reazioni
contrastanti:
Il discorso di Paolo provoca reazioni contrastanti tra gli Ateniesi:
alcuni lo deridono, mentre altri sono incuriositi e desiderosi di saperne
di più. (Atti 17,32-34)
Per il filosofo
- Critica
alla religione tradizionale: Paolo mette in discussione le
credenze religiose degli Ateniesi, basate su idoli e superstizioni,
proponendo una visione alternativa della divinità. (Atti 17,22-23)
- Ricerca
della verità:
Paolo incoraggia gli Ateniesi a non accontentarsi di semplici opinioni o
ipotesi, ma a ricercare la verità assoluta su Dio e sul significato della
vita. (Atti 17,23)
- Concezione
di Dio:
Paolo offre una definizione di Dio come creatore, provvidente e fonte di
vita, in contrasto con le concezioni panteistiche o materialistiche
diffuse nella filosofia greca. (Atti 17,24-28)
- Rapporto
tra uomo e Dio:
Paolo sottolinea la dipendenza dell'uomo da Dio e la sua responsabilità
morale di riconoscerlo e di adorarlo. (Atti 17,28-29)
- Etica
e conversione:
Paolo invita gli Ateniesi a cambiare il loro modo di vivere, abbandonando
l'idolatria e abbracciando una vita conforme alla volontà di Dio. (Atti 17,30)
- Razionalità
e fede:
Il discorso di Paolo si rivolge sia alla ragione che alla fede, invitando
i filosofi a considerare le prove razionali a sostegno del messaggio
cristiano, pur riconoscendo la necessità della fede per accogliere
pienamente la verità rivelata. (Atti 17,22-34)
In sintesi, Atti 17,22-34 presenta un messaggio che risuona sia con il lettore credente in Cristo che con il filosofo. Per il credente, offre una conferma e un approfondimento della propria fede, mentre per il filosofo propone una sfida intellettuale e un invito a considerare una nuova prospettiva sulla realtà.
NOTA STORICA
Il termine greco "Areopago" appare una sola volta nella Bibbia, nel libro degli Atti degli Apostoli (17,19.22). La parola greca per Areopago è "Άρειος Πάγος" (Areios Pagos).
L'etimologia del termine
"Areopago" è incerta. Le due ipotesi principali sono:
- Derivazione
da Ares:
Secondo questa ipotesi, il nome deriverebbe dal dio greco Ares, che si
credeva avesse perso un processo sull'Areopago.
- Composizione
di due parole:
Un'altra ipotesi suggerisce che il nome sia composto da due parole greche:
"Areios" (marziale) e "Pagos" (collina). In questo
caso, il termine si riferirebbe alla collina di Ares, dove si riuniva il
consiglio.
Indipendentemente dalla sua precisa
etimologia, il termine "Areopago" era utilizzato per indicare il
prestigioso consiglio ateniese che svolgeva funzioni politiche, giudiziarie e
religiose.
Curiosità
- L'Areopago
era considerato il tribunale più importante dell'antica Grecia.
- Tra
i suoi membri più famosi c'erano Socrate e Aristide.
- Il
consiglio si riuniva su una collina rocciosa che ancora oggi domina il
panorama di Atene.
All'epoca della visita di Paolo Apostolo
ad Atene, avvenuta intorno al 50 d.C., l'Areopago era frequentato da un gruppo
eterogeneo di individui:
Membri
- Ex
arconti: I
cittadini ateniesi che avevano ricoperto la carica di arconte, la massima
magistratura della città, entravano automaticamente a far parte
dell'Areopago al termine del loro mandato. Erano generalmente uomini di
età avanzata, provenienti dalle famiglie più facoltose e influenti di
Atene.
- Membri
nominati:
In aggiunta agli ex arconti, l'Areopago poteva includere anche membri
nominati dall'Assemblea popolare. Si trattava di persone di spicco nella
società ateniese, distinte per il loro sapere, la loro esperienza o il
loro impegno per la comunità.
Altri partecipanti
- Imputati
e accusatori:
L'Areopago era il tribunale preposto ai casi di omicidio e ad altri reati
gravi. Pertanto, tra i frequentatori dell'Areopago c'erano anche gli
imputati, accompagnati dai loro accusatori e dai loro testimoni.
- Cittadini
interessati:
Nonostante l'Areopago fosse un'istituzione prevalentemente elitaria, le
sue adunanze non erano completamente chiuse al pubblico. Cittadini
ateniesi comuni potevano assistere ai processi come spettatori, anche se
non erano autorizzati a intervenire.
- Filosofi
e studiosi
L'Areopago era un luogo di dibattito e di riflessione su questioni
filosofiche, religiose e politiche. Pertanto, era frequentato anche da
filosofi, studiosi e intellettuali, attratti dalla possibilità di
confrontarsi con le personalità più eminenti di Atene.
È importante sottolineare che la
composizione esatta dell'Areopago variava nel tempo, in base alle fluttuazioni
politiche e sociali di Atene. Tuttavia, la descrizione sopraccitata offre una
panoramica generale di chi frequentava l'Areopago al tempo della visita di Paolo
Apostolo.
Tra i membri più noti dell'Areopago c'erano stati
- Aristide: Un famoso statista e stratego
ateniese, noto per la sua integrità e il suo impegno per la democrazia.
- Cimone: Un altro importante statista
ateniese, figlio di Milziade e rivale di Pericle.
- Efialte: Un riformatore politico che ridusse
il potere dell'Areopago a favore dell'Assemblea popolare.
Durante la sua visita ad Atene, Paolo Apostolo si rivolse all'Areopago con un celebre discorso nel quale presentava il Cristianesimo ai filosofi ateniesi. Questo discorso, riportato negli Atti degli Apostoli (17, 22-34), rappresenta un affascinante incontro tra due culture e due modi di pensare.
NOTA SECONDA
Nel discorso di Paolo all'Areopago di
Atene (Atti 17,28), la frase "perché di lui anche noi siamo stirpe" è
una citazione che non viene attribuita a un singolo poeta, ma piuttosto a una pluralità di fonti letterarie e filosofiche greche
conosciute all'epoca.
L'idea che l'uomo abbia una discendenza
divina era infatti diffusa nel mondo greco e si ritrova in diverse opere di
autori differenti. Tra le possibili fonti a cui Paolo potrebbe aver fatto
riferimento, gli studiosi ipotizzano:
- Arato
di Soli: Poeta
e astronomo greco del III secolo a.C., autore dei "Fenomeni", un
poema che descrive le costellazioni e i loro movimenti. Nei
"Fenomeni" Arato fa riferimento a Zeus come "padre di tutti
gli uomini e degli dei".
- Epimenide
di Creta: Poeta
e profeta greco del VII secolo a.C., noto per i suoi detti enigmatici e
oracolari. Ad Epimenide si attribuisce la frase "Cretici [Cretesi] sempre
bugiardi, male bestie, ventri pigri", ma anche l'affermazione che gli
uomini sono "stirpe di Zeus".
- Cleante
di Asso:
Filosofo stoico greco del III secolo a.C., autore di un inno a Zeus in cui
il dio viene definito "padre e re di tutti gli uomini".
È importante sottolineare che Paolo non
cita esplicitamente nessuno di questi autori, né intende avallare tutte le loro
idee. Egli utilizza la loro concezione di una discendenza divina come punto di
partenza per presentare il Dio cristiano, il creatore e signore di tutte le
cose, che invita gli uomini a riconoscere e ad adorare.
L'obiettivo di Paolo non è quello di
addentrarsi in un dibattito filosofico sulle origini dell'uomo, ma piuttosto di
annunciare la buona novella del Vangelo e di invitare gli Ateniesi alla
conversione. La citazione dei poeti greci serve come ponte per collegare la
loro cultura e le loro credenze con il messaggio cristiano, mostrando come la
ricerca della verità e del senso della vita possa trovare compimento in Gesù
Cristo.
[Gemini]
Etichette: critica alla religione, dio ignoto, Dio vivente, invito alla conversione, origine divina dell'umanità, provvidenza nella vita, razionalità e fede, rivelazione del Creatore, verità
sabato 6 aprile 2024
ACQUA E SANGUE - LO SPIRITO È LA VERITÀ
1 Giovanni 5,6. "Colui che è venuto con acqua e sangue"
Contesto
L'apostolo Giovanni scrive questa
lettera ai cristiani per rafforzare la loro fede in Gesù Cristo come Figlio di
Dio e per incoraggiarli a vivere una vita santa. In questo versetto specifico,
Giovanni si concentra sulla testimonianza di Gesù Cristo, che egli descrive
come "colui che è venuto con acqua e sangue".
1. "Colui che è venuto con acqua e
sangue"
- Simbolismo: L'acqua e il sangue sono
simboli con significati profondi nella Bibbia. L'acqua rappresenta la
purificazione e la vita nuova (battesimo), mentre il sangue rappresenta il
sacrificio e la redenzione (morte di Gesù).
- Passi
paralleli
- Giovanni
19,34:
"Ma uno dei soldati gli trafisse il fianco con una lancia, e subito
ne uscì sangue e acqua."
- Apocalisse
1,5:
"A colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo
sangue"
2. "Non con l'acqua soltanto"
- Enfasi
sul sacrificio di Gesù: Giovanni sottolinea che la salvezza non deriva
solo dal battesimo (acqua), ma anche dal sacrificio di Gesù sulla croce
(sangue).
3. "È lo Spirito che dà
testimonianza"
- Lo
Spirito Santo conferma la verità di Gesù: Lo Spirito Santo testimonia
che Gesù è il Figlio di Dio e che la sua morte è stata sufficiente per la
redenzione dei peccati.
Interpretazione
- Simboli
multidimensionali: L'acqua e il sangue non sono solo simboli del battesimo e dell'ultima
cena, ma assumono una valenza più ampia. L'acqua rappresenta la nuova vita
in Cristo, che inizia con il battesimo ma si estende a tutta la vita del
credente. Il sangue rappresenta il sacrificio di Gesù che ha redento
l'umanità dal peccato e ha aperto la porta alla vita eterna.
- Testimonianza
Trinitaria: La
Trinità è presente in questo versetto: il Padre che ha mandato il Figlio,
il Figlio che ha dato il suo sangue, e lo Spirito Santo che testimonia la
verità di Gesù.
Conclusione
In 1 Giovanni 5,6, Giovanni offre una
ricca descrizione di Gesù Cristo come colui che ha portato la salvezza
all'umanità attraverso il suo sacrificio di amore. L'acqua e il sangue sono
simboli potenti che ci ricordano la grazia di Dio e la nostra chiamata a vivere
una vita nuova in Cristo.
Altri spunti di riflessione
- Come
possiamo applicare i significati di "acqua" e "sangue"
alla nostra vita quotidiana?
- In che
modo lo Spirito Santo ci testimonia la verità di Gesù?
- Come
possiamo crescere nella nostra fede in Gesù Cristo?
[Gemini]
Etichette: acua, battesimo, grazia, sacrificio, sangue, Spirito, testimonianza, Trinità, verità, vita nuova
venerdì 29 marzo 2024
ANALISI DEL PASSIO SECONDO GIOVANNI
Giovanni 18-19 - Analisi della Passione e Morte di Gesù
Particolarità rispetto ai Sinottici
1. Processo davanti a Pilato
- Maggiore
enfasi sul ruolo di Pilato: Giovanni lo presenta come più indeciso e
combattuto, mostrando il suo tentativo di scagionare Gesù.
- Dialogo
filosofico tra Gesù e Pilato: Gesù afferma la sua regalità spirituale, mentre
Pilato si interroga sulla verità.
- Assenza
del rimprovero di Erode a Pilato.
2. Crocifissione
- Presenza
di Maria e del discepolo amato ai piedi della croce.
- Gesù
affida Maria al discepolo amato.
- Le
sette parole di Gesù sulla croce sono diverse da quelle dei sinottici.
- Gesù
muore pronunciando la parola "τετέλεσται" ("è
compiuto").
3. Sepoltura
- Giuseppe
d'Arimatea e Nicodemo seppelliscono Gesù insieme.
- Giovanni
menziona la lancia che trafigge il costato di Gesù.
Differenze tra i Sinottici
- Matteo
e Marco si
concentrano maggiormente sugli eventi della Passione e Morte, mentre Luca dedica più spazio alla sofferenza di Gesù.
- Matteo include la profezia di Pietro
del suo rinnegamento e il suicidio di Giuda.
- Marco descrive la fuga del giovane nudo all'arresto di Gesù. È Marco che presenta la conversione del centurione ai piedi della croce, nel capitolo 15, versetto 39: "E il centurione, che gli stava di fronte, visto come era spirato, disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!»"
- Luca invece non menziona la conversione del centurione, ma si concentra sulla sofferenza di Gesù e sulla sua compassione per i peccatori.
- Matteo presenta una scena simile, ma il centurione non proclama la divinità di Gesù, ma dice solo: "Certo, quest'uomo era un giusto" (Matteo 27,54).
- Giovanni non include la conversione del centurione, ma si concentra sul dialogo tra Gesù e Pilato, e sulla regalità spirituale di Gesù.
In sintesi
- Marco: il centurione si
converte e proclama la divinità di Gesù.
- Matteo: il centurione riconosce
che Gesù era un giusto.
- Luca: non menziona la
conversione del centurione.
- Giovanni: si concentra sul dialogo tra Gesù e Pilato.
Conclusione
La narrazione della Passione e Morte di
Gesù in Giovanni presenta diverse particolarità rispetto ai sinottici, offrendo
una prospettiva teologica unica che sottolinea la regalità spirituale di Gesù,
il suo amore per l'umanità e il compimento della sua missione salvifica.
Ruoli dei personaggi in Giovanni 18-19
Gesù
- Protagonista,
agnello sacrificale che compie la volontà del Padre.
- Si
consegna volontariamente, subisce il processo e la crocifissione.
- Dialoga
con Pilato, afferma la sua regalità spirituale.
- Muore
sulla croce pronunciando la parola "τετέλεσται" ("è
compiuto").
Discepoli
- Abbandonano
Gesù al momento dell'arresto.
- Pietro
lo rinnega tre volte.
- Il
discepolo amato rimane ai piedi della croce. Questo discepolo non a a che fare con i 12: Pietro il primo e Giuda ultimo nominato infatti, rinnegano Gesù, mentre questo discepolo che conosce il Sommo sacerdote, permette a Pietro di assistere all'interrogatorio e alla condanna di Gesù.
Capi dei sacerdoti
- Orchestrarono l'arresto di
Gesù.
- Lo
condannarono a morte
- Temevano
la sua influenza sul popolo.
Giuda
- Tradisce
Gesù per trenta denari.
- Si
pente e si impicca.
Pietro
- Rinnega
Gesù tre volte, poi si pente amaramente.
Giudei
- Accusano
Gesù di bestemmia e chiedono la sua morte.
Discepolo di Gesù conosciuto dal sommo sacerdote
- Permette
l'ingresso di Pietro nel cortile del sommo sacerdote.
Pilato
- Governatore
romano, cerca di scagionare Gesù.
- Condannato
a morte per timore della folla.
Soldati
- Arrestano
Gesù, lo flagellano e lo crocifiggono.
Barabba
- Criminale
condannato a morte, liberato al posto di Gesù.
Cesare
- Imperatore
romano, simbolo del potere politico e militare su tutto l'impero.
La folla di Gerusalemme
- Inizialmente
acclama Gesù, poi chiede la sua crocifissione.
Maria di Cleopa e Maria di Magdala
- Seguono
Gesù al Calvario e piangono la sua morte.
Discepolo che Gesù amava
- Rimane
ai piedi della croce con Maria la madre di Gesù.
- Riceve
in consegna Maria da Gesù.
- Probabilmente si tratta di Lazzaro, colui che Gesù amava e che apparteneva probabilmente al Sinedrio.
Note
- I ruoli
di alcuni personaggi sono secondari, ma contribuiscono a delineare la
complessità degli eventi.
- Le
azioni e le parole dei personaggi rivelano le loro diverse posizioni e la
loro comprensione di Gesù.
- È autentico cristiano chi entra completamente per la fede, la sequela, la compagnia nel ruolo del Signore e Maestro, Gesù condannato a morte per essere quello che era.
Etichette: costato trafitto di Gesù, discepolo amato, è compiuto, Erode, Giuseppe d'Arimatea, Lazzaro, Maria, peculiarità, ruolo di Pilato, verità, τετέλεσται
martedì 19 marzo 2024
DISCUSSIONI SULLA VERITÀ CHE RENDE LIBERI
La libertà del cristiano dipende da Cristo che è la verità: Lettura di Giovanni 8,31-42
Nel Vangelo di Giovanni
- Giovanni 8,32,
Gesù afferma che la verità, che egli stesso rappresenta, rende liberi. La
libertà qui è intesa come liberazione dal peccato e dalla schiavitù del
diavolo (Giovanni 8,34).
- Giovanni 8,36,
La libertà donata da Cristo è definitiva e completa, in contrapposizione
alla schiavitù del peccato.
Nelle lettere di Paolo
- Galati:
Paolo insiste sulla libertà in Cristo come contrapposizione alla schiavitù
della legge mosaica (Galati 2,4; 5,1). La libertà cristiana non è
libertinaggio, ma è vivere secondo lo Spirito Santo (Galati 5,13-25).
- Romani:
Paolo afferma che la libertà in Cristo è il risultato della
giustificazione per fede (Romani 3,21-26). I cristiani sono liberi dalla
condanna del peccato e dalla schiavitù della morte (Romani 8,1-2).
Altre interpretazioni contestuali
- La
libertà in Cristo è vista anche come una liberazione dalle oppressioni
sociali e religiose del tempo.
- La
libertà in Cristo è vista come la capacità di vivere una vita autentica
come figli di Dio e non di questo mondo, quindi secondo la fede nel Vangelo.
Esempi di passi biblici
- Giovanni 14,6,
"Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non
per mezzo di me."
- Galati 5,13,
"Voi infatti siete stati chiamati a libertà; ma non usate questa
libertà come pretesto per la carne; servite gli uni gli altri mediante
l'amore."
- Romani 6,22,
"Ora, invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete il
vostro frutto nella santificazione e la vostra fine nella vita
eterna."
Conclusione
La
libertà in Cristo è un tema centrale del Nuovo Testamento. Essa è una
liberazione dal peccato, dalla schiavitù del diavolo e dalle oppressioni del
mondo. La libertà cristiana è una libertà responsabile, che si esprime
nell'amore per Dio e per il prossimo.
In aggiunta:
- La
libertà in Cristo non è solo un concetto teologico, ma ha anche
implicazioni etiche e sociali.
- La
libertà cristiana è un dono da custodire e da vivere con responsabilità.
La Verità nel Vangelo di Giovanni
Nel
Vangelo di Giovanni, la "verità" assume un ruolo centrale e
multiforme, intrecciandosi con la conoscenza di Dio, la libertà in Cristo e la
responsabilità del cristiano.
Verità come conoscenza di Dio
- La
verità non è un concetto astratto, ma si identifica con Gesù stesso,
"la via, la verità e la vita" (Giovanni 14,6).
- Conoscere
la verità significa conoscere Dio in modo intimo e personale, attraverso
la fede e l'ascolto della sua Parola (Giovanni 17,3).
- Gesù,
come rivelatore del Padre, permette ai discepoli di accedere a una
conoscenza di Dio più profonda e autentica (Giovanni 1,18).
Verità e libertà in Cristo
- La
conoscenza della verità, che è Cristo, porta alla libertà:
"conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Giovanni 8,32).
- La
libertà in Cristo non è solo una liberazione dal peccato, ma anche dalla
schiavitù delle false dottrine e delle tradizioni umane (Giovanni 8,36).
- I
cristiani sono chiamati a vivere nella verità, liberi da ogni forma di
oppressione e legalismo (Galati 5,1).
Proclamare la verità e la responsabilità del cristiano
- La
verità che Gesù rivela non è una proprietà privata, ma un dono da condividere
con il mondo (Matteo 28,19-20).
- I
cristiani hanno la responsabilità di proclamare la verità con coraggio e
franchezza, senza compromessi (Atti 4,20).
- La
proclamazione della verità deve essere accompagnata da una vita coerente e
autentica, che testimonia l'amore di Dio (1 Pietro 3,15).
Gesù e la critica alle tradizioni umane
- Gesù
spesso criticava scribi e farisei per aver sostituito i comandamenti di
Dio con le loro tradizioni e prescrizioni umane (Marco 7,1-13).
- Il
Maestro invitava a un ritorno alla Parola di Dio come fonte autentica
della verità e della vita (Matteo 23,23).
- La
Verità di Cristo non si limita a riti formali o dogmi, ma richiede una
conversione interiore e un impegno a vivere secondo i valori del Vangelo
(Matteo 6,24), che in definitiva e annuncio di Cristo, crocifisso e
risorto il terzo giorno.
Interpretare la "verità" come la presenta Gesù
- La
"verità" di Gesù non è un sistema di dogmi rigidi, ma un invito
a un rapporto personale e intimo con Dio.
- La
verità si manifesta nell'amore, nella compassione, nel perdono e nella
giustizia di Dio (Giovanni 13,34-35).
- Seguire
la verità di Cristo significa vivere una vita libera, autentica e ricca di
significato (Giovanni 10,10).
In conclusione
La
"verità" nel Vangelo di Giovanni è una realtà dinamica e multiforme
che si dispiega nella conoscenza di Dio, nella libertà in Cristo e nella
responsabilità del cristiano di proclamarla al mondo. La Verità di Gesù non è
un dogma da imporre, ma un dono da accogliere con fede e da vivere con gioia e
impegno.
Rapporto tra Parola di Dio, Verità e
Fede
La Parola di Dio, la Verità e la Fede
sono tre concetti interconnessi che formano la base del Cristianesimo.
Esaminiamo il loro rapporto in modo più dettagliato:
Parola di Dio
- La
Parola di Dio è la rivelazione di Dio all'umanità. Si manifesta nella
Sacra Scrittura, che include l'Antico e il Nuovo Testamento.
- La
Parola di Dio è viva e potente, capace di trasformare la vita di chi la
ascolta e la mette in pratica (Ebrei 4,12).
- La
Parola di Dio è immutabile e rimane vera per sempre (Salmo 119,89).
Verità
- La
Verità nel Cristianesimo è identificata con Gesù Cristo stesso (Giovanni 14,6).
- La
Verità di Cristo non è solo un insieme di dottrine, ma una persona che ci
invita a una relazione di amore e fiducia.
- La
Verità ci libera dalla schiavitù del peccato e ci conduce alla salvezza
(Giovanni 8,32).
Fede
- La Fede
è la fiducia in Dio e nelle sue promesse.
- La Fede
non è un'accettazione cieca, ma si basa sulla Parola di Dio e sulla
testimonianza di Gesù Cristo.
- La Fede
è un dono di Dio che ci permette di credere nella Verità e di seguirla
(Efesini 2,8-9).
Il rapporto tra Parola di Dio, Verità e
Fede:
- La
Parola di Dio è la fonte della Verità.
- Cristo
verità è l'oggetto della Fede cristiana.
- La Fede
ci permette di accogliere la Parola di Dio e di vivere secondo la Verità,
cioè secondo Cristo.
In altre parole
- La
Parola di Dio ci rivela la Verità.
- La
Verità, rivelazione di Dio Padre, ci invita a una vita di Fede filiale.
- La Fede
ci permette di vivere secondo la Parola di Dio e di sperimentare la Verità
che è Cristo, il Figlio, rivelazione completa di Dio.
Esempi biblici
- "Consacrali
nella tua verità; la tua parola è verità" (Giovanni 17,17).
- "Gesù
gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se
non per mezzo di me»" (Giovanni 14,6).
- "Senza
fede è impossibile piacergli; infatti, chi si accosta a Dio deve credere
che egli è e che è il rimuneratore di quelli che lo cercano" (Ebrei 11,6).
Conclusione
La Parola di Dio, la Verità e la Fede
sono tre pilastri della chiesa, che ci conducono alla salvezza e a una vita
piena di significato – a una vita cristiana, cioè in Cristo e nella chiesa che
è sua sposa, suo corpo. La Parola di Dio ci rivela la Verità, la Verità ci
invita alla Fede, e la Fede ci permette di vivere secondo la Parola di Dio e di
sperimentare la Verità di Cristo.
[Gemini]
Etichette: fede, libertà, parola di Dio, verità
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