martedì 7 maggio 2024
DISCORSO DI PAOLO ALL'AREOPAGO
Atti 17,22-34. DISCORSO DI PAOLO AD
ATENETemi importanti per il
cristiano e per il ricercatore della verità
Per il credente in Cristo
- Riconoscimento
del Dio sconosciuto:
Paolo inizia il suo discorso riconoscendo la religiosità degli Ateniesi e
la loro venerazione di un "Dio sconosciuto". Questo apre la
porta alla presentazione del Dio cristiano come colui che può riempire
questo vuoto spirituale. (Atti 17,22-23)
- Rivelazione
del Dio vivente:
Paolo proclama la natura del Dio cristiano come creatore e sovrano
dell'universo, in contrasto con gli idoli inanimati adorati dagli
Ateniesi. (Atti 17,24-25)
- Provvidenza
divina nella vita umana: Dio non è un essere distante e
disinteressato, ma è attivamente coinvolto nella vita di ogni uomo,
sostenendolo e fornendogli tutto ciò di cui ha bisogno. (Atti 17,25-28)
- Origine
divina dell'umanità:
Paolo sottolinea la comune discendenza di tutti gli esseri umani da Dio,
contrastando le divisioni etniche e sociali presenti nella società
ateniese. (Atti 17,28)
- Invito
alla conversione:
Paolo esorta gli Ateniesi a pentirsi dei loro peccati e a rivolgersi al
Dio vivente, offrendo loro la possibilità di ricevere la salvezza
attraverso Gesù Cristo. (Atti 17,30-31)
- Resurrezione
dai morti:
Paolo annuncia la risurrezione di Gesù Cristo come prova del suo potere
divino e come speranza per la vita futura. (Atti 17,31)
- Reazioni
contrastanti:
Il discorso di Paolo provoca reazioni contrastanti tra gli Ateniesi:
alcuni lo deridono, mentre altri sono incuriositi e desiderosi di saperne
di più. (Atti 17,32-34)
Per il filosofo
- Critica
alla religione tradizionale: Paolo mette in discussione le
credenze religiose degli Ateniesi, basate su idoli e superstizioni,
proponendo una visione alternativa della divinità. (Atti 17,22-23)
- Ricerca
della verità:
Paolo incoraggia gli Ateniesi a non accontentarsi di semplici opinioni o
ipotesi, ma a ricercare la verità assoluta su Dio e sul significato della
vita. (Atti 17,23)
- Concezione
di Dio:
Paolo offre una definizione di Dio come creatore, provvidente e fonte di
vita, in contrasto con le concezioni panteistiche o materialistiche
diffuse nella filosofia greca. (Atti 17,24-28)
- Rapporto
tra uomo e Dio:
Paolo sottolinea la dipendenza dell'uomo da Dio e la sua responsabilità
morale di riconoscerlo e di adorarlo. (Atti 17,28-29)
- Etica
e conversione:
Paolo invita gli Ateniesi a cambiare il loro modo di vivere, abbandonando
l'idolatria e abbracciando una vita conforme alla volontà di Dio. (Atti 17,30)
- Razionalità
e fede:
Il discorso di Paolo si rivolge sia alla ragione che alla fede, invitando
i filosofi a considerare le prove razionali a sostegno del messaggio
cristiano, pur riconoscendo la necessità della fede per accogliere
pienamente la verità rivelata. (Atti 17,22-34)
In sintesi, Atti 17,22-34 presenta un messaggio che risuona sia con il lettore credente in Cristo che con il filosofo. Per il credente, offre una conferma e un approfondimento della propria fede, mentre per il filosofo propone una sfida intellettuale e un invito a considerare una nuova prospettiva sulla realtà.
NOTA STORICA
Il termine greco "Areopago" appare una sola volta nella Bibbia, nel libro degli Atti degli Apostoli (17,19.22). La parola greca per Areopago è "Άρειος Πάγος" (Areios Pagos).
L'etimologia del termine
"Areopago" è incerta. Le due ipotesi principali sono:
- Derivazione
da Ares:
Secondo questa ipotesi, il nome deriverebbe dal dio greco Ares, che si
credeva avesse perso un processo sull'Areopago.
- Composizione
di due parole:
Un'altra ipotesi suggerisce che il nome sia composto da due parole greche:
"Areios" (marziale) e "Pagos" (collina). In questo
caso, il termine si riferirebbe alla collina di Ares, dove si riuniva il
consiglio.
Indipendentemente dalla sua precisa
etimologia, il termine "Areopago" era utilizzato per indicare il
prestigioso consiglio ateniese che svolgeva funzioni politiche, giudiziarie e
religiose.
Curiosità
- L'Areopago
era considerato il tribunale più importante dell'antica Grecia.
- Tra
i suoi membri più famosi c'erano Socrate e Aristide.
- Il
consiglio si riuniva su una collina rocciosa che ancora oggi domina il
panorama di Atene.
All'epoca della visita di Paolo Apostolo
ad Atene, avvenuta intorno al 50 d.C., l'Areopago era frequentato da un gruppo
eterogeneo di individui:
Membri
- Ex
arconti: I
cittadini ateniesi che avevano ricoperto la carica di arconte, la massima
magistratura della città, entravano automaticamente a far parte
dell'Areopago al termine del loro mandato. Erano generalmente uomini di
età avanzata, provenienti dalle famiglie più facoltose e influenti di
Atene.
- Membri
nominati:
In aggiunta agli ex arconti, l'Areopago poteva includere anche membri
nominati dall'Assemblea popolare. Si trattava di persone di spicco nella
società ateniese, distinte per il loro sapere, la loro esperienza o il
loro impegno per la comunità.
Altri partecipanti
- Imputati
e accusatori:
L'Areopago era il tribunale preposto ai casi di omicidio e ad altri reati
gravi. Pertanto, tra i frequentatori dell'Areopago c'erano anche gli
imputati, accompagnati dai loro accusatori e dai loro testimoni.
- Cittadini
interessati:
Nonostante l'Areopago fosse un'istituzione prevalentemente elitaria, le
sue adunanze non erano completamente chiuse al pubblico. Cittadini
ateniesi comuni potevano assistere ai processi come spettatori, anche se
non erano autorizzati a intervenire.
- Filosofi
e studiosi
L'Areopago era un luogo di dibattito e di riflessione su questioni
filosofiche, religiose e politiche. Pertanto, era frequentato anche da
filosofi, studiosi e intellettuali, attratti dalla possibilità di
confrontarsi con le personalità più eminenti di Atene.
È importante sottolineare che la
composizione esatta dell'Areopago variava nel tempo, in base alle fluttuazioni
politiche e sociali di Atene. Tuttavia, la descrizione sopraccitata offre una
panoramica generale di chi frequentava l'Areopago al tempo della visita di Paolo
Apostolo.
Tra i membri più noti dell'Areopago c'erano stati
- Aristide: Un famoso statista e stratego
ateniese, noto per la sua integrità e il suo impegno per la democrazia.
- Cimone: Un altro importante statista
ateniese, figlio di Milziade e rivale di Pericle.
- Efialte: Un riformatore politico che ridusse
il potere dell'Areopago a favore dell'Assemblea popolare.
Durante la sua visita ad Atene, Paolo Apostolo si rivolse all'Areopago con un celebre discorso nel quale presentava il Cristianesimo ai filosofi ateniesi. Questo discorso, riportato negli Atti degli Apostoli (17, 22-34), rappresenta un affascinante incontro tra due culture e due modi di pensare.
NOTA SECONDA
Nel discorso di Paolo all'Areopago di
Atene (Atti 17,28), la frase "perché di lui anche noi siamo stirpe" è
una citazione che non viene attribuita a un singolo poeta, ma piuttosto a una pluralità di fonti letterarie e filosofiche greche
conosciute all'epoca.
L'idea che l'uomo abbia una discendenza
divina era infatti diffusa nel mondo greco e si ritrova in diverse opere di
autori differenti. Tra le possibili fonti a cui Paolo potrebbe aver fatto
riferimento, gli studiosi ipotizzano:
- Arato
di Soli: Poeta
e astronomo greco del III secolo a.C., autore dei "Fenomeni", un
poema che descrive le costellazioni e i loro movimenti. Nei
"Fenomeni" Arato fa riferimento a Zeus come "padre di tutti
gli uomini e degli dei".
- Epimenide
di Creta: Poeta
e profeta greco del VII secolo a.C., noto per i suoi detti enigmatici e
oracolari. Ad Epimenide si attribuisce la frase "Cretici [Cretesi] sempre
bugiardi, male bestie, ventri pigri", ma anche l'affermazione che gli
uomini sono "stirpe di Zeus".
- Cleante
di Asso:
Filosofo stoico greco del III secolo a.C., autore di un inno a Zeus in cui
il dio viene definito "padre e re di tutti gli uomini".
È importante sottolineare che Paolo non
cita esplicitamente nessuno di questi autori, né intende avallare tutte le loro
idee. Egli utilizza la loro concezione di una discendenza divina come punto di
partenza per presentare il Dio cristiano, il creatore e signore di tutte le
cose, che invita gli uomini a riconoscere e ad adorare.
L'obiettivo di Paolo non è quello di
addentrarsi in un dibattito filosofico sulle origini dell'uomo, ma piuttosto di
annunciare la buona novella del Vangelo e di invitare gli Ateniesi alla
conversione. La citazione dei poeti greci serve come ponte per collegare la
loro cultura e le loro credenze con il messaggio cristiano, mostrando come la
ricerca della verità e del senso della vita possa trovare compimento in Gesù
Cristo.
[Gemini]
Etichette: critica alla religione, dio ignoto, Dio vivente, invito alla conversione, origine divina dell'umanità, provvidenza nella vita, razionalità e fede, rivelazione del Creatore, verità
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