martedì 4 giugno 2024
DIO DEI VIVI - I MORTI SONO VIVENTI DAVANTI A LUI
LA BIBBIA COME LA VIVE
E INTERPRETA GESÙ
Marco 12,18-27, Temi
principali e messaggi chiave
DIO NON È DIO DEI
MORTI MA DEI VIVENTI
1. Resurrezione e immortalità: I Sadducei, che
negavano la risurrezione, pongono a Gesù una domanda capziosa sulla
risurrezione di una donna sposata con sette fratelli (vv. 18-22). Gesù, nella
sua risposta, afferma la risurrezione e l'immortalità dell'anima (vv. 23-27).
2. Natura della risurrezione: Gesù chiarisce che la
risurrezione non è un semplice ritorno alla vita terrena, ma una trasformazione
in una nuova esistenza spirituale, libera dalle limitazioni del corpo fisico
(vv. 25-26).
3. Errore dei Sadducei: Gesù evidenzia
l'errore dei Sadducei di basare la loro fede solo sulla Legge scritta,
ignorando il potere di Dio e la sua promessa di risurrezione (vv. 24-27).
4. Dio dei viventi: Gesù sottolinea che
Dio non è il "Dio dei morti", ma il "Dio dei viventi",
affermando che Abramo, Isacco e Giacobbe, pur essendo morti, sono ancora vivi
agli occhi di Dio (vv. 26-27).
5. Interpretazione della Legge: La risposta di Gesù
alla domanda dei Sadducei dimostra che la vera interpretazione della Legge di
Mosè non si limita al significato letterale del testo, ma deve tenere conto
della potenza di Dio e della sua volontà di redenzione (vv. 24-27).
6. Legge del levirato: La domanda dei
Sadducei fa riferimento alla legge del levirato, presente in Deuteronomio
25,5-10, che prescriveva al fratello di un uomo defunto di sposare la sua
vedova se non aveva figli. Tuttavia, Gesù non si concentra sull'applicazione
pratica di questa legge, ma la usa come punto di partenza per parlare della
risurrezione e della natura eterna dell'uomo.
Passi paralleli
- Risurrezione
e vita dopo la morte:
Matteo 22,23-33, Luca 20,27-43, Giovanni 5,28-29
- Dio
è Dio dei viventi:
Matteo 22,31-32, Luca 20,37-38
- Interpretazione
della Legge:
Matteo 5,17-20, 12,8-12, Marco 7,7-13
Sei messaggi chiave sulla risurrezione
- La
risurrezione è una verità fondamentale della fede cristiana, basata sulla
vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo.
- La
risurrezione non è un semplice ritorno alla vita terrena, ma una
trasformazione in una nuova esistenza spirituale eterna.
- La
fede nella risurrezione ci offre speranza e consolazione di fronte alla
morte.
- La
risurrezione è una prova del potere di Dio e della sua promessa di vita
eterna per coloro che credono in Lui.
- La
negazione della risurrezione, come facevano i Sadducei, è un
fraintendimento della natura di Dio e della sua volontà per l'umanità.
- La
risurrezione ci ricorda che la nostra vita terrena ha un valore eterno e
che dovremmo vivere secondo gli insegnamenti di Gesù Cristo in
preparazione alla vita eterna.
Conclusione
Il brano di Marco 12,18-27 offre un
insegnamento profondo sulla risurrezione e sul significato della vita eterna.
La risposta di Gesù ai Sadducei chiarisce l'errore di basare la propria fede
solo sulla lettera della Legge, invitandoci a guardare oltre il mondo materiale
e ad abbracciare la promessa di una vita nuova e gloriosa dopo la morte. La
fede nella risurrezione è una fonte di speranza e di forza per i cristiani,
offrendo una prospettiva di vita che va oltre le sfide e le sofferenze del
mondo presente.
[Gemini]
Etichette: come angeli, discendenza per sopravvivere, interpretazione della Legge, levirato, morti viventi davanti a Dio, potenza di Dio, risurrezione, sette fratelli, vita progetto di Dio per il mondo
lunedì 20 maggio 2024
FORSE È LAZZARO IL DISCEPOLO AMICO DI GESÙ
Giovanni 19,25-27.
Riflessioni e messaggi per il lettore della Bibbia
Nel contesto
Questo brano del Vangelo di Giovanni (Gv
19,25-27) si colloca all'apice della crocifissione di Gesù. Gesù, ormai
agonizzante, rivolge lo sguardo a sua madre Maria e al discepolo che amava (Gv
13,23; 20,2; 21,20), che
si trovano ai piedi della croce. Con un gesto carico di responsabilità, affida
Maria, vedova e anziana, a questo discepolo e questo discepolo a Maria, pronunciando le parole:
"Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre" (Gv 19,27).
Probabilmente il discepolo che Gesù amava (Gv 13,3.5) è Lazzaro, fratello di Marta e Maria e che abitava a Betania, non in Galilea. Gesù amava questa famiglia di Betania, al punto da risuscitare Lazzaro dai
morti.
Passi paralleli
Per comprendere appieno la profondità di
questo passo, è utile considerarlo alla luce di altri brani biblici che parlano
del rapporto tra Gesù e Maria.
- Lc
2,27-35:
La presentazione di Gesù al tempio, dove Simeone profetizza la sofferenza
di Maria e la gloria di Gesù.
- Gv
1,19-28:
Giovanni Battista testimonia l'identità di Gesù come Messia e Agnello di
Dio.
- Gv
13,23-25:
Durante l'Ultima Cena, Gesù siede vicino al discepolo amato, che forse non era dei Dodici.
Riflessioni e messaggi
- L'amore
filiale di Gesù:
In un momento di grande dolore, Gesù non dimentica sua madre e si
preoccupa di affidarla alle cure di un discepolo fidato. Questo gesto
sottolinea l'amore filiale di Gesù verso Maria, un amore che supera la
morte stessa. A Betania, con Lazzaro e le sorelle, Maria avrebbe trovato
un ambiente accogliente, familiare, come forse mai aveva avuto prima, vivendo
a Nazaret, in Galilea, con fratelli e sorelle di Gesù (cugini, parenti), ancora diffidenti e increduli.
- La
nuova famiglia di Dio:
Con l'affidamento di Maria a Lazzaro, Gesù crea una nuova famiglia, una
famiglia fondata sull'amore e sulla fede in lui, sull’amicizia vera, spirituale. A Betania Gesù, nei suoi pellegrinaggi missionari a Gerusalemme, passava, accolto con amore, i suoi momenti migliori. Questa nuova famiglia
di Maria può ora rappresentare la vera famiglia di Gesù, aperta a tutti
coloro che credono in Gesù e fanno la volontà del Padre che lo ha mandato.
Gesù considerava, d’altronde, suoi veri fratelli e sorelle e amici, non quelli
di sangue, non ancora capaci di amarlo per fede, non credendo ancora in lui come il Figlio di Dio e il Messia.
- La figura di Maria: Maria, madre di Gesù, diventa madre di tutti i veri discepoli come Lazzaro – e come Marta e Maria - e non come gli altri discepoli che avevano abbandonato Gesù ed erano fuggiti: non si sarebbero preso cura né di Gesù, lasciandolo morire solo, né di sua madre. Pietro lo aveva già rinnegato per tre volte.
- La vocazione del discepolo amato: Lazzaro, amico e seguace di Gesù, riceve da Gesù una grande missione: prendersi cura di Maria, la madre di Gesù, da figlio e quindi da vero fratello di Gesù. Questo compito rappresenta un modello di servizio e di amore per molti cristiani che si formano una famiglia.
- L'amore
fraterno:
Il gesto di Gesù invita i cristiani a vivere l'amore familiare e fraterno,
prendendosi cura gli uni degli altri, specialmente nei momenti di
sofferenza e di bisogno.
- La speranza nella croce: In mezzo al dolore della crocifissione, questo brano offre un messaggio di speranza. L'amore di Gesù per sua madre e la sua famiglia ci offrono la certezza che la morte non ha l'ultima parola e che l'amore vince sempre. È necessario però credere in Gesù come il Cristo e Signore, non solo come un figlio qualunque.
Conclusione
Giovanni 19,25-27 è un brano ricco di
significato che ci invita a riflettere sull'amore di Dio, sull'importanza della
famiglia e sul nostro impegno a vivere come fratelli e sorelle in Cristo.
Questo brano è un invito a:
- Amare Dio con tutto il cuore e con tutto l'animo, come Gesù sulla croce che morendo consegna il suo spirito al Padre.
- Amare il prossimo come noi stessi per i legami umani che ci uniscono tutti.
- Prenderci cura degli altri, specialmente dei più bisognosi e soli e delle vedove e delle anziane.
- Avere
fede nella vittoria dell'amore sulla morte.
Etichette: discepolo amato, diverso da Giovanni evangelista, fratelli e sorelle di Gesù?, Lazzaro amico, Maria vedova e sola, pasqua, risurrezione
martedì 14 maggio 2024
TIRARE A SORTE È LECITO PER CONOSCERE LA SCELTA DI DIO
Atti 1,26. La sorte di Mattia tra contesto storico e biblico
Tirare a sorte
Nell'antichità, la sorte era un metodo
comune per prendere decisioni, soprattutto in situazioni di incertezza o quando
non era possibile un giudizio umano definitivo. Si usavano vari metodi, tra
cui:
- Pietre: Segnate con simboli o numeri,
venivano estratte da un'urna.
- Bastoncini: Simili alle pietre, potevano essere
estratti da un contenitore.
- Dadi: Giochi da tavolo con facce numerate.
- Animali: Le loro azioni o comportamenti
venivano interpretati come segni divini.
Nel contesto di Atti 1,26
Gli apostoli si trovano ad affrontare la
difficile scelta di un sostituto per Giuda Iscariota, traditore e suicida. La
decisione è importante e delicata, e non vogliono basarsi solo sul proprio
giudizio. La sorte viene vista come un modo per invocare la volontà divina
nella scelta.
E' lecito tirare a sorte nella Bibbia?
La Bibbia presenta esempi di sorteggio in
contesti sia positivi che negativi. Ad esempio, la divisione delle terre
promesse tra le tribù d'Israele (Numeri 26,54-56) avviene per sorte. Tuttavia,
in altri casi la sorte è associata all'idolatria e al paganesimo (Isaia 65,11).
Interpretazione di Atti 1,26
L'utilizzo della sorte in questo caso ha
sollevato diverse questioni interpretative:
- Sovranità
divina vs. libero arbitrio: La scelta di Mattia è vista come
predeterminata da Dio o come il risultato di un'azione umana guidata dal
caso?
- Validità
della scelta:
La sorte è un metodo affidabile per discernere la volontà divina?
- Ruolo
dello Spirito Santo:
Gli apostoli erano già guidati dallo Spirito Santo, quindi perché
ricorrere alla sorte?
Esistono diverse interpretazioni che
cercano di conciliare questi aspetti. Alcuni vedono la sorte come un modo per
confermare una scelta già orientata da Dio, mentre altri sottolineano
l'importanza della fede e dell'accettazione del risultato, qualunque esso sia.
Problemi interpretativi
Oltre alle questioni sopracitate, Atti
1,26 presenta alcune difficoltà interpretative:
- Mancanza
di dettagli:
Il testo non descrive in dettaglio il metodo di sorteggio utilizzato.
- Motivazioni
degli apostoli:
Non sono esplicitate le ragioni precise che li hanno spinti a ricorrere
alla sorte.
- Reazione
di Mattia:
Non è menzionata la sua reazione alla scelta.
Questi elementi lasciano spazio a diverse
interpretazioni e riflessioni sul ruolo della sorte nella Bibbia e nella vita
degli apostoli.
In conclusione
Atti 1,26 presenta una scelta significativa fatta dagli apostoli in un momento di incertezza. L'utilizzo della sorte solleva domande sulla sovranità divina, il libero arbitrio e l'affidabilità di questo metodo. Diverse interpretazioni cercano di conciliare questi aspetti, sottolineando l'importanza della fede e dell'accettazione del risultato. Il testo rimane aperto a riflessioni sul ruolo della sorte nella Bibbia e nella vita degli individui.
[Gemini]
Etichette: ANIMALI, apostolo, BASTONCINI, chiesa, DADI, elezione, il numero 12, Mattia, Paolo è apostolo?, PIETRE, Pietro centoventi, risurrezione, ruolo di Giuda, scelta di Dio, testimone, tirare a sorte, traditore
mercoledì 17 aprile 2024
ULTIMO GIORNO NELL' "IO SONO"
Giovanni 6,44. RISURREZIONE
NELL’ULTIMO GIORNO. QUANDO?
- BGT οὐδεὶς δύναται ἐλθεῖν πρός με ἐὰν μὴ ὁ πατὴρ ὁ πέμψας με ἑλκύσῃ αὐτόν, κἀγὼ ἀναστήσω αὐτὸν ἐν τῇ ἐσχάτῃ ἡμέρᾳ.
- CEI Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
- NKJ "No one can come to Me unless the Father who sent Me draws him; and I will raise him up at the last day.
- NOV Nemo potest venire ad me, nisi Pater, qui misit me, traxerit eum; et ego resuscitabo eum in novissimo die.
- VLH Chẳng ai đến với tôi được, nếu Chúa Cha là Đấng đã sai tôi, không lôi kéo người ấy, và tôi, tôi sẽ cho người ấy sống lại trong ngày sau hết.
- MHT אֵין אִישׁ יָכוֹל לָבוֹא אֵלַי אֶלָּא אִם כֵּן יִמְשֹׁךְ אוֹתוֹ הָאָב אֲשֶׁר שְׁלָחַנִי, וַאֲנִי אָקִים אוֹתוֹ בַּיּוֹם הָאַחֲרוֹן.
- CNV5 如果不是差我來的父吸引人,就沒有人能到我這裡來;到我這裡來的,在末日我要使他復活。
- CRV Никто не сможет прийти ко Мне, если не привлечет его Отец, пославший Меня, и в последний День Я воскрешу его.
- FBJ Nul ne peut venir à moi si le Père qui m'a envoyé ne l'attire ; et moi, je le ressusciterai au dernier jour.
- JAS わたしを遣わした父が引き寄せられないかぎり、だれもわたしのところに来ることはできません。わたしは終わりの日にその人をよみがえらせます。
- TUR Beni gönderen Baba bir kimseyi bana çekmedikçe, o kimse bana gelemez. Bana geleni de son günde dirilteceğim.
INTERPRETAZIONI DIVERSE
1. “Io lo risusciterò nell’ultimo
giorno”
La frase "io lo risusciterò nell'ultimo giorno", pronunciata
da Gesù in diversi passi biblici (ad esempio, Matteo 12,44, Giovanni 6,40.54),
ha generato diverse interpretazioni teologiche, con sfumature differenti tra le
varie confessioni cristiane.
Per comprendere appieno il significato
di "ultimo giorno" in questo contesto, è necessario considerare
l'ampio spettro di insegnamenti biblici sulla risurrezione e la fine dei tempi.
1. Resurrezione e giudizio
La risurrezione dei morti è un concetto
centrale nella fede cristiana, affermato in vari passaggi del Nuovo Testamento.
Essa rappresenta la promessa di un nuovo corpo glorificato per i credenti,
libero dalla sofferenza e dalla morte.
Tuttavia, la Bibbia collega la
risurrezione al giudizio finale. In Matteo 25,31-46, Gesù descrive un giudizio
universale in cui le persone saranno separate in base alle loro azioni,
ricevendo la vita eterna in paradiso o la condanna all'inferno.
2. Interpretazioni dell' "ultimo
giorno"
Alla luce di questa connessione tra
risurrezione e giudizio, l' "ultimo giorno" può essere interpretato
in due modi principali:
- Risurrezione
per il giudizio: In
questa prospettiva, l' "ultimo giorno" si riferisce al momento
in cui tutti i morti saranno risuscitati per affrontare il giudizio
finale. La risurrezione, in questo caso, non indica immediatamente
l'ingresso in paradiso o all'inferno, ma precede il giudizio che
determinerà la destinazione eterna di ogni individuo.
- Risurrezione
per la vita eterna: Un'altra interpretazione vede l' "ultimo giorno" come
l'inizio di una nuova era eterna, in cui i credenti risuscitati entreranno
definitivamente in paradiso, liberi dal peccato e dalla morte. In questo
senso, la risurrezione non è solo un evento singolo, ma l'inizio di una
nuova esistenza senza fine.
3. Armonizzare le diverse prospettive
Entrambe le interpretazioni presentano
validi punti di riferimento biblici. Per conciliare queste prospettive, alcune
correnti teologiche suggeriscono che la risurrezione avvenga in due fasi:
- Prima
risurrezione: Una
prima risurrezione avverrebbe all' "ultimo giorno", riservando
ai credenti la risurrezione per la vita eterna e il giudizio finale per i
non credenti.
- Seconda
risurrezione: Una
seconda risurrezione, alla fine dei tempi, coinvolgerebbe anche i non
credenti, destinati al giudizio finale e alla condanna eterna.
4. Conclusione
La frase "io lo risusciterò
nell'ultimo giorno" racchiude una promessa di vita nuova e di redenzione
in Cristo. L'esatta interpretazione di "ultimo giorno" dipende dalla
prospettiva teologica adottata, ma il messaggio centrale rimane la speranza
nella risurrezione e nella vita eterna per coloro che credono in Gesù.
Per approfondire ulteriormente questo
tema complesso, è consigliabile consultare testi teologici specifici e
confrontarsi con diverse interpretazioni, sempre alla luce della Bibbia come
riferimento primario.
2. “Oggi sarai con me in paradiso”
La frase di Gesù al ladro crocifisso
"Oggi sarai con me in paradiso" (Luca 23,43),
apparentemente in contrasto con l'idea di una risurrezione nell'ultimo giorno,
ha suscitato domande e riflessioni teologiche nel corso dei secoli.
Per armonizzare questa apparente
contraddizione, diverse interpretazioni sono state proposte:
1. Paradiso come anticipazione del cielo
- Paradiso
come luogo di attesa: In questa prospettiva, il "paradiso" a cui Gesù si
riferisce non è il cielo definitivo, ma un luogo di riposo e attesa per i
giusti in preparazione alla risurrezione finale. In questo senso, il ladro
crocifisso, pentito e accogliente della grazia di Gesù, avrebbe ottenuto
l'accesso a questo luogo di attesa paradisiaca, in anticipo rispetto alla
risurrezione generale.
- Paradiso
come stato di comunione con Dio: Un'altra interpretazione vede il
"paradiso" non come un luogo fisico, ma come uno stato di
comunione perfetta con Dio. In questo senso, il ladro avrebbe sperimentato
immediatamente questa unione con Dio, pur attendendo la risurrezione del
corpo nell'ultimo giorno.
2. Tempo come dimensione relativa
- Relatività
del tempo: Alcuni
studiosi suggeriscono che la percezione del tempo possa essere diversa
nell'eternità rispetto al tempo terreno. In questa prospettiva, l'
"oggi" pronunciato da Gesù potrebbe trascendere la sequenza
temporale terrena, indicando l'immediata esperienza di salvezza e
comunione con Dio per il ladro pentito, pur inserendosi nel piano più
ampio della risurrezione finale.
3. Enfasi sulla salvezza individuale
Indipendentemente dalle diverse
interpretazioni, la frase di Gesù al ladro crocifisso sottolinea l'affermazione
di una salvezza immediata e accessibile a chiunque si penta e accetti la grazia
di Dio.
La risurrezione nell'ultimo giorno, pur
mantenendo la sua centralità escatologica, non esclude la possibilità di
un'esperienza salvifica immediata per coloro che, come il ladro sulla croce,
accolgono con fede l'amore e il sacrificio di Gesù.
4. Importanza della fede e del pentimento
In definitiva, il messaggio centrale di
questo episodio risiede nell'affermare il potere salvifico di Gesù e la
possibilità di redenzione anche di fronte a una morte imminente. La risposta di
Gesù al ladro sottolinea l'importanza della fede, del pentimento e
dell'accettazione della grazia divina come via per ottenere la salvezza,
indipendentemente dal momento in cui essa avviene.
Conclusione
Armonizzare la frase di Gesù al ladro
con la risurrezione nell'ultimo giorno richiede una lettura attenta dei testi
biblici e una considerazione delle diverse interpretazioni teologiche.
L'elemento chiave rimane l'affermazione della salvezza immediata per coloro che
accolgono la fede in Gesù, senza negare l'importanza della risurrezione finale
come evento cosmico e definitivo.
3. “Chi crede ha la vita eterna” (Gv 6,47)
Le affermazioni di Gesù come "chi crede in me, anche se muore, vivrà" (Giovanni
11,25) e "le mie parole sono spirito e vita"
(Giovanni 6,63) possono sembrare in contraddizione con il concetto di
risurrezione nell'ultimo giorno. Tuttavia, diverse interpretazioni teologiche
offrono soluzioni per armonizzare questi concetti apparentemente contrastanti.
1. Vita spirituale e risurrezione fisica
- Vita
spirituale eterna: Un'interpretazione sottolinea la distinzione tra vita spirituale e
vita fisica. In questo senso, chi crede in Gesù riceve una vita spirituale
eterna già nel momento in cui crede, indipendentemente dalla morte del
corpo fisico. La risurrezione nell'ultimo giorno, in questa prospettiva,
rappresenta la riunificazione del corpo risorto con lo spirito immortale,
completando la salvezza integrale dell'individuo.
- Trasformazione
spirituale:
Un'altra enfasi si concentra sulla trasformazione spirituale che avviene
in chi crede in Gesù. Questa trasformazione, iniziata già in questa vita,
culmina nella risurrezione, dove il corpo fisico viene trasformato in un
corpo spirituale glorioso, libero dalla sofferenza e dalla morte.
2. La parola di Gesù come fonte di vita
- Parola
come vita eterna: L'affermazione di Gesù che la sua parola è "spirito e vita"
(Giovanni 6:63) sottolinea il potere salvifico e vivificante della sua
parola. In questo senso, credere in Gesù e nelle sue parole significa
ricevere già ora la vita eterna, che si manifesta anche nella
trasformazione spirituale e morale del credente. La risurrezione, in
questa prospettiva, conferma e completa la vita eterna già iniziata
attraverso la fede.
- Parola
come anticipazione della risurrezione: La parola di Gesù può anche essere vista come
un'anticipazione della risurrezione. Accogliendo la parola e vivendo
secondo i suoi insegnamenti, il credente sperimenta già ora una
prelibazione della vita eterna che sarà pienamente realizzata nella risurrezione
del corpo.
3. Importanza della fede
Elemento centrale in tutte queste
interpretazioni è il concetto di fede. Credere in Gesù e nelle sue parole
significa entrare in una relazione salvifica con Dio, che porta alla vita
eterna già ora e culmina nella risurrezione del corpo nell'ultimo giorno.
Conclusione
Le affermazioni di Gesù sulla vita
eterna e sulla risurrezione, pur potendo sembrare contraddittorie a prima
vista, trovano armonia in una lettura attenta che consideri la
multidimensionalità del concetto di vita e la potenza salvifica della fede in
Gesù. La risurrezione nell'ultimo giorno non nega l'esperienza di vita eterna
già presente in chi crede, ma rappresenta la sua pienezza e perfezionamento,
includendo anche la trasformazione del corpo fisico.
4. Le immagini di vita dei morti nell’Apocalisse
Le vivide immagini
dell'Apocalisse, con le sue visioni di esseri viventi, della Gerusalemme
celeste e dei canti di lode, possono generare domande su come conciliare queste
descrizioni con il concetto di risurrezione fisica nell'ultimo giorno. Diverse
interpretazioni teologiche cercano di armonizzare questi elementi
apparentemente contrastanti.
1. Anticipazione della realtà celeste
- Visioni
simboliche:
Un'interpretazione vede le visioni di Giovanni come rappresentazioni
simboliche della realtà celeste, che non intendono descrivere
letteralmente un luogo fisico, ma piuttosto la qualità e la natura della
vita eterna in comunione con Dio. In questa prospettiva, gli esseri
viventi e la Gerusalemme celeste rappresentano la moltitudine dei salvati
che, pur attendendo la risurrezione fisica, già ora partecipano alla gioia
e alla gloria del cielo.
- Esperienza
presente e futura: Le visioni apocalittiche possono essere interpretate come
un'anticipazione della realtà celeste che i credenti sperimenteranno
pienamente dopo la risurrezione fisica. In questo senso, esse offrono un
assaggio della beatitudine eterna che attende coloro che sono fedeli a
Dio.
2. Dimensione spirituale e cosmica
- Trasformazione
spirituale: Le
visioni dell'Apocalisse possono essere lette come simboli della
trasformazione spirituale che avviene in coloro che sono uniti a Dio. Gli
esseri viventi e la Gerusalemme celeste rappresenterebbero la perfezione
spirituale raggiunta dai salvati, già ora uniti a Dio in una comunione
intima e gioiosa.
- Rinnovamento
cosmico: Oltre
alla dimensione spirituale, le visioni apocalittiche possono essere viste
come un annuncio del rinnovamento cosmico che avverrà alla fine dei tempi.
La nuova Gerusalemme potrebbe simboleggiare una nuova creazione, libera
dal male e dalla sofferenza, dove Dio abita con il suo popolo redento.
3. Risurrezione come trasformazione
- Continuità
tra presente e futuro: La risurrezione fisica nell'ultimo giorno non è vista come un evento
isolato, ma come la trasformazione e il completamento della vita eterna
già iniziata in Cristo. Le visioni apocalittiche offrirebbero uno sguardo
su questa vita eterna vissuta nella sua pienezza, includendo la dimensione
spirituale, cosmica e relazionale.
- Corpi
spirituali: La
risurrezione, secondo alcune interpretazioni, non significa semplicemente
un ritorno alla vita fisica terrena, ma una trasformazione in corpi
spirituali gloriosi, adatti alla vita eterna nella Gerusalemme celeste.
4. Ultimo giorno per chi?
L' "ultimo giorno" a cui si fa
riferimento nell'Apocalisse e nella risurrezione di Gesù è il culmine del piano
salvifico di Dio. Esso rappresenta la fine dell'era presente segnata dal
peccato e dalla morte, e l'inizio di una nuova era di giustizia, pace e
comunione perfetta con Dio. Questo giorno è destinato a tutti coloro che hanno
accolto la grazia e la salvezza in Gesù Cristo.
Conclusione
Le visioni dell'Apocalisse, pur
presentando immagini simboliche e complesse, non negano la realtà della
risurrezione fisica nell'ultimo giorno. Anzi, offrono un'anticipazione della
gioia, della gloria e della comunione eterna che attendono coloro che sono
uniti a Dio in Cristo. La risurrezione, in questa prospettiva, rappresenta la
piena realizzazione della vita eterna, già iniziata spiritualmente in questa
vita e destinata a raggiungere la sua perfezione nella nuova creazione.
[Gemini]
CONCORDANZE
- ἔσχατος_ἡμέρα last day ULTIMO GIORNO: Gv 6,39-40.44.54; 11,24; 12,48; At 2,17; Gc 5,3; 2Pt 3,3
- ἡμέρα_κύριος Day of the Lord GIORNO DEL SIGNORE: At 2,20; 1Cor 1,8; 5,5; 2Cor 1,14; 1Ts 5,2; 2Ts 2,2; Eb 10,25; 2Pt 3,10; Ap 1,10.
Etichette: esodo pasquale, eternità, fede, fisicità del Risorto, in Dio, IO SONO, oggi, pane di vita, paradiso, parola di vita, rimanere in Cristo, risurrezione, temp relativo, ultimo giorno, vita eterna
Iscriviti a Post [Atom]