venerdì 16 marzo 2018

 

δίκαιος è il giusto, perseguitato per chiamare Dio suo Padre


δίκαιος

in

“Tendiamo insidie al GIUSTO, che per noi è d'incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l'educazione ricevuta.”

(Sapienza 2,12)




CONTESTO
La vita vista dai cattivi, senza fede in Dio; contro chi li rimprovera

TAGS A PAROLE DI SAPIENZA 2,12
  1. ἐνεδρεύω (insidiare) ancora in Wisdom 10:12 lo custodì dai nemici, lo protesse da chi lo INSIDIAVA, gli assegnò la vittoria in una lotta dura, perché sapesse che più potente di tutto è la pietà.
  2. δίκαιος L’aggettivo δίκαιος è in 27 vv del libro della Sapienza, in Sap 2,10.12.16.18; 3,1.10; 4,7.16; 5,1.15; 10,4-6.10.13.20; 11,14; 12,9.15.19; 14,30; 16,17.23; 18,7.20; 19,16-17; la prima volta, in 2,10: “Spadroneggiamo sul GIUSTO, che è povero, non risparmiamo le vedove, né abbiamo rispetto per la canizie di un vecchio attempato” e l’ultima in Sap 19,17 “[Gli Egiziani oppressori degli ebrei] Furono perciò colpiti da cecità, come quelli alla porta del GIUSTO, quando, avvolti fra tenebre fitte, ognuno cercava l'ingresso della propria porta”; cfr. 2,16: “Siamo stati considerati da lui moneta falsa, e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure. Proclama beata la sorte finale dei giusti e si vanta di avere Dio per padre.”
  3. δύσχρηστος (inutile, difficile da fare), solo ancora in LXX Is 3,10 ma non corrisponde all’ebraico che è diverso (טוֹב -  buono, bene)
  4. ἐναντιόομαι (opporsi), solo ancora in LXX Pr 20,8 (Il re che siede in tribunale con il suo sguardo dissipa ogni male); cfr Atti 13,45.
  5. ἔργον (opera, lavoro delle mani), cfr. in 17 versi del libro della Sapienza:1,12 (“Non affannatevi a cercare la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani”); 2,4.12; 3,11; 6,3; 8,4; 9,9.12; 11,1; 12,4.19; 13,1.7.10; 14,5; 15,7; 17,19 (Il mondo intero splendeva di luce smagliante e attendeva alle sue opere senza impedimento.”); cfr. Sap 13,10 Infelici anche coloro le cui speranze sono in cose morte e che chiamarono dèi le opere di mani d'uomo, oro e argento, lavorati con arte, e immagini di animali, oppure una pietra inutile, opera di mano antica.”) e Sap 14,5: Tu non vuoi che le opere della tua sapienza siano inutili; per questo gli uomini affidano la loro vita anche a un minuscolo legno e, avendo attraversato i flutti su una zattera, furono salvati.
  6. ὀνειδίζω (rimproverare, insultare), in Sapienza solo in 2,12; nel NT ricorre solo in Mt 5,11 (“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.”); 11,20; 27,44; Mc 15,32; 16,14; Lc 6,22; Rm 15,3; Gc 1,5; 1 Pt 4,14 (Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria, che è Spirito di Dio, riposa su di voi.)
  7. ἁμάρτημα (peccato, trasgressione, colpa), ricorre in Sap 2,12; 4,20; 11,23; 12,19; 17,3 (“Credendo di restare nascosti con i loro peccati segreti, sotto il velo oscuro dell'oblio, furono dispersi, terribilmente spaventati e sconvolti da visioni.”); nel NT solo in Mc 3,28-29; Rm 3,25; 1 Cor 6,18 (“State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità, pecca contro il proprio corpo.”)
  8. νόμος (legge, Torah), in Sap 2,11-12; 6,4.18 (“l'amore per lei è osservanza delle sue leggi, il rispetto delle leggi è garanzia di incorruttibilità”); 9,5; 14,16; 16,6; 18,4.9 (“I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto e si imposero, concordi, questa legge divina: di condividere allo stesso modo successi e pericoli, intonando subito le sacre lodi dei padri.”)
  9. ἐπιφημίζω (rinfacciare, lusingarsi), nella sola LXX, in Dt 29,18 (“Se qualcuno, udendo le parole di questo giuramento imprecatorio, si lusinga [וְהִתְבָּרֵ֙ךְ - καὶ ἐπιφημίσηται - benedicat] in cuor suo dicendo: Avrò benessere, anche se mi regolerò secondo l'ostinazione del mio cuore, pensando che il terreno irrigato faccia sparire quello arido,”); Sap 2,12.
  10. παιδεία (istruzione, educazione) Sal 17,36; Prv 10,17; Sap 1,5; 2,12; 3,11; 6,17; 7,14; Ef 6,4; 2 Tm 3,16; Eb 12,5.7-8.11

CONCLUSIONE PROSPETTICA
L’aggettivo δίκαιος è in 27 vv del libro della Sapienza, in Sap 2,10.12.16.18; 3,1.10; 4,7.16; 5,1.15; 10,4-6.10.13.20; 11,14; 12,9.15.19; 14,30; 16,17.23; 18,7.20; 19,16-17; la prima volta, in 2,10: “Spadroneggiamo sul GIUSTO, che è povero, non risparmiamo le vedove, né abbiamo rispetto per la canizie di un vecchio attempato ” e l’ultima in Sap 19,17 “[Gli Egiziani oppressori degli ebrei] Furono perciò colpiti da cecità, come quelli alla porta del GIUSTO, quando, avvolti fra tenebre fitte, ognuno cercava l'ingresso della propria porta”; cfr. 2,16: “Siamo stati considerati da lui moneta falsa, e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure. Proclama beata la sorte finale dei giusti e si vanta di avere Dio per padre.”

Il Giusto che è normalmente perseguitato poi crocifisso è il Messia, eliminato grazie alla Legge, Tempio e Popolo,  perché chiama Dio, il Creatore di cielo e terra, suo Padre, considerando se stesso quindi figlio ed erede di Dio. È questa identità che disturba la vita religiosa, sociale e politica dei potenti della terra.

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