sabato 30 dicembre 2017

 

Sionismo messianico di Gesù


SION, IL MONTE DI GERUSALEMME


צִיּוֹן in Is 52,7: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio»” 

cfr. Is 52,7-8; 62,1.11.

Σιών - Sion, il monte su cui è edificata Gerusalemme, è menzionato in questa forma in crica 35 vv di Isaia, da Is 1,8 a 66,8 ("Nasce forse una terra in un giorno, una nazione è generata forse in un istante? Eppure Sion, appena sentiti i dolori, ha partorito i figli."); cfr. Sal 97,8; Is 52,1-2.8; 62,1.11. –

Nella Bibbia ebraica è in 159 vv da  2 Sam 5,7 ("Ma Davide espugnò la rocca di Sion [LXX: Σιών], cioè la Città di Davide.") a Zc 9,13 ("Tendo Giuda come mio arco, faccio di Èfraim la mia arma; ecciterò i tuoi figli, Sion, contro i tuoi figli, Iavan, ti renderò come spada di un eroe."): cfr. 1 Re 8,1; Sal 2,6 ("«Io stesso ho stabilito il mio sovrano sul Sion, mia santa montagna»."); 133,3; 149,2; Ct 3,11; Is 1,8; 66,8; Ger 3,14; 51,35; Lam 1,4; 5,18; Gl 2,1; Am 6,1; Mi 1,13; 4,13; Sof 3,16; Zc 9,9 ("Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina."). 

L'espressione ebraica "figlia di Sion" per dire Gerusalemme, è presente spesso nell'AT, meno nel NT, cfr 2 Re 19,21 ("Questa è la sentenza che il Signore ha pronunciato contro di lui: Ti disprezza, ti deride la vergine figlia di Sion. Dietro a te scuote il capo la figlia di Gerusalemme."); Sal 9,15; Is 1,8; 10,32; 16,1; 37,22; 52,2; 62,11; Ger 4,31; 6,2.23; Lam 1,6; 2,1.4.8.10.13.18; 4,22; Mi 1,13; 4,8.10.13; Sof 3,14; Zc 2,14; 9,9; Mt 21,5; Gv 12,15 ("Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d'asina."). 

Sion e Gerusalemme sono associate in almeno 45 vv dell'AT (cfr. 1 Re 8,1 ["Salomone allora convocò presso di sé in assemblea a Gerusalemme gli anziani d'Israele, tutti i capitribù, i prìncipi dei casati degli Israeliti, per fare salire l'arca dell'alleanza del Signore dalla Città di Davide, cioè da Sion."]; Sal 51,20; Is 4,3; Ger 26,18; Mi 3,10; Sof 3,14; Zc 8,3 ["Così dice il Signore: Tornerò a Sion e dimorerò a Gerusalemme. Gerusalemme sarà chiamata “Città fedele” e il monte del Signore degli eserciti “Monte santo”."] ) e in almeno uno del Nuovo, in Eb 12,22 ("Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all'adunanza festosa").

angelo paolo colacrai

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giovedì 28 dicembre 2017

 

SOLO CHI CONOSCE CRISTO CONOSCE DIO


CONOSCERE

γινώσκω: cfr. Sal 88,16; Gv 1,10; in 915 vv della bibbia GRECA, da Gen 2,17 ("ma dell'albero della conoscenza [הַדַּ֙עַת֙ - τοῦ γινώσκειν - scientiae - of the knowledge <01847>] del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire».") ad Ap 3,9 (“Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di Satana, che dicono di essere Giudei, ma mentiscono, perché non lo sono: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e SAPPIANO che io ti ho amato [καὶ γνῶσιν ὅτι ἐγὼ ἠγάπησά σε - and to know <1097> that I have loved <25> you].”). 

Nel NT esamina γινώσκω in Mt 1,25; Gv 10,14-15.38; 14,7.17; 17,25 (“Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato.”); 1 Cor 2,8; 8,2; 2 Cor 5,16; Gal 4,9 (“Ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti, come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi, ai quali di nuovo come un tempo volete servire?”); 1 Gv 2,3.14; 3,1; 4,6; 2 Gv 1,1; Ap 3,3. Nel NT, γινώσκω ricorre in 205 vv con 59 forme diverse; si concentra in Giovanni (57 volte), in Luca (28), in 1Gv (25) in Mt (20), meno altrove, mai in alcune lettere di Paolo come 2Ts e 1Tm e Tt. – Nella LXX, γινώσκω ricorre in 543 versetti (in 71 dei Salmi, 59 di Is, 58 di Ez, 46 di Ger, 38 di Gen – meno altrove e mai in Gl, Abd, Ag, Ml, Lam), traducendo parole diverse, da Gen 2,17 a Dn 11,38 (“Onorerà invece il dio delle fortezze: onorerà, con oro e argento, con gemme e con cose preziose, un dio che i suoi padri non hanno mai conosciuto [לֹא־יְדָעֻ֣הוּ - ὃν οὐκ ἔγνωσαν - quem ignoraverunt - did not H<03808> know H<03045>].”). 

Il verbo ebraico יָדַע (yada), H3045 (En: to know; make known) è presente in almeno 865 vv da Gen 3,5 (“Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».”) a Zc 14,7 (“sarà un unico giorno, il Signore lo conosce; non ci sarà né giorno né notte, e verso sera risplenderà la luce.”); cfr. Gen 3,7; 48,19; Dt 8,3 (“Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.”); 31,29; Ne 2,16; 8,12; Gb 19,14; Sal 25,14; Qo 1,17; 7,25; Is 29,12; Ger 16,21; 50,24; Ez 2,5; 22,22; 36,38; Os 2,20; Gn 1,7; Zc 2,11(15) (“Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo, ed egli dimorerà in mezzo a te e tu saprai che il Signore degli eserciti mi ha inviato a te.”); 11,11. La conoscenza della verità o scienza secondo la Bibbia, è trattata almeno in Sap 6,22; 12,27; Ger 9,2; Ez 35,11; Dn 2,45; Mt 25,12; Gv 7,28; 8,32 (“conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».”); 14,17; 17,3; Rm 2,20; Col 1,6; 1 Tm 2,4; 4,3; 2 Tm 3,7; Tt 1,1; Eb 10,26; 1 Gv 2,4.21; 3,19; 4,6; 5,20; 2 Gv 1,1 (“Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio, nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna.”). 

Il nome ebraico דַּעַת (H1847), “conoscenza, scienza, sapere” (En: knowledge, science; concern, what you know) ricorre in almeno 88 vv, da Gen 2,9 (“Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza [LXX: τοῦ εἰδέναι γνωστὸν – scientiae - of knowledge <01847>] del bene e del male.”) a Ml 2,7 (“Infatti le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca insegnamento, perché egli è messaggero del Signore degli eserciti.”); cfr. Gen 2,17; Es 31,3; Gb 42,3; Sal 139,6 (“Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile.”); Pr 1,4; 30,3; Qo 1,16; Is 11,2; Ger 22,16; Dn 12,4; Os 6,6 (“poiché voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti.”).

angelo paolo colacrai





mercoledì 27 dicembre 2017

 

CANTARE DI GIOIA è PREGARE


CANTARE
ᾄδω: cantare; cfr Sal 95,1-2; 97,1.4; il verbo ricorre in 76 vv con 19 forme diverse, da Es 15,1 ("cantano il canto di Mosè [אָ֣ז יָשִֽׁיר־מֹשֶׁה֩ - τότε ᾖσεν Μωυσῆς - Tunc cecinit Moyses], il servo di Dio, e il canto dell'Agnello: «Grandi e mirabili sono le tue opere, Signore Dio onnipotente; giuste e vere le tue vie, Re delle genti!") ad Ap 15,3 (“cantano il canto di Mosè [καὶ ᾄδουσιν τὴν ᾠδὴν Μωϋσέως - Et cantant canticum Moysis - And they sang <103> the song <5603> of Moses <3475>], il servo di Dio, e il canto dell'Agnello: «Grandi e mirabili sono le tue opere, Signore Dio onnipotente; giuste e vere le tue vie, Re delle genti!”); cfr. Es 15,21; 2 Sam 19,36; Esd 2,65; Ne 7,67; Sal 7,1; 95,1 (“Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra.”). – L’equivalente ebraico H<07891>, שִׁיר o #שׁוּר (shur/shir) è presente, in diverse forme, in circa 80 vv del testo dell’AT, da Es 15,1 a So 2,14 (“Si accovacceranno in mezzo ad essa, a frotte, tutti gli animali del branco. Anche il gufo, anche la civetta si appollaieranno sui suoi capitelli; ne risuonerà [LXX: φωνήσει] la voce dalle finestre e vi sarà desolazione sulla soglia, perché la casa di cedro è stata spogliata.”); cfr. Es 15,21; Nm 21,17; 1 Re 10,12; 1 Cr 15,27; Esd 10,24; Ne 7,1; Sal 59,16; Pr 25,20; Is 42,10 (“Cantate al Signore un canto nuovo, lodatelo dall'estremità della terra; voi che andate per mare e quanto esso contiene, isole e loro abitanti.”); Ger 20,13.  -- Nel NT, cfr. ᾄδω in Ef 5,19 ("intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore,"); Col 3,16 ("La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori."); Ap 5,9; 14,3; 15,3. apc 

martedì 12 dicembre 2017

 

LA GRAZIA DI UN NOME - GIOVANNI


יוֹחָנָן - יְהוֹחָנָן - Ἰωανάν - Iohannes GIOVANNI
 “DI YH GRAZIA”


- sia prima da parte della madre:
“No, si chiamerà Giovanni” (v. 60)
e non Zaccaria ("ricordato di Yhwh") come il padre, un sacerdote
- sia dopo, da Zaccaria stesso che chiesta una tavoletta, scrisse di suo pugno
“Giovanni è il suo nome” (v. 63)
“Giovanni” è associato al suo “nome” soltanto ancora nel prologo, quando un altro Giovanni parla della “parola” come di Dio stesso che si fa carne
In Gv 1,6 si narra appunto come
“venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni”.
Il nome “Giovanni” in ebraico
יוֹחָנָן (yôḥānān) è in 24 vv ebraici, soprattutto in Geremia (2 Re 25,23; 1 Cr 3,15.24; 6,9-10; 12,4.12; Esd 8,12; Ne 12,22-23; Ger 40,8.13.15-16; 41,11.13-16; 42,1.8; 43,2.4-5)
- in greco è tradotto dai LXX con Ἰωανάν (Iōanán) in 32 versetti
- solo una volta Ἰωανάν è nel NT,
in Lc 3,27
- nella lista, al rovescio, degli antenati di Gesù (il figlio di Ioda, è “figlio di Ioanàn”, che è figlio di Resa).
Ἰωανάν è traslitterazione di יְהוֹחָנָן (yĕhôḥānān), presente in 9 vv ebraici (in 1 Cr 26,3; 2 Cr 17,15; 23,1; 28,12; Esd 10,6.28; Ne 6,18; 12,13.42).
Luca menziona “Giovanni”
- come Ἰωάννης (Iōánnēs),
in 29 vv, per 31 volte;
- da Lc 1,13 dove, dall’angelo Gabriele, è predetta la nascita di Giovanni, il Battista, in risposta ad una preghiera per avere figli
“Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni”.
L’ultima volta, Ἰωάννης
è in Lc 22,8
in bocca a Gesù, a Gerusalemme per l’ultima pasqua; il nome Giovanni, è del più giovane discepolo di Gesù.
“Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo loro: «Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua»”


Il nome “Giov-anni” significa “dono gratuito del Signore”, letteralmente “grazia di Yhwh”.
“Il Signore ha fatto/fa/farà grazia” – della vita.
Nella Bibbia della CEI “Giovanni” è usato in 187, vv 192 volte, traducendo nomi greci ed ebraici diversi tra loro
- da 2Re 25,23
“Giovanni, figlio di Karèach”
- ad Ap 22,8
Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. E quando le ebbi udite e viste, mi prostrai in adorazione ai piedi dell'angelo che me le mostrava.”
Nel NT Giovanni è in Lc 33 volte, meno altrove: in Mc (28), Mt (26), Atti (25), in Gv (23); nella LXX, è di più in 1Mac (17) e Ger (14). - Nel corpus paulinum ricorre solo in Galati, e si riferisce al discepolo di Gesù. In Ap, 4 volte: “Giovanni” è il veggente.

CONCLUSIONI POSSIBILI
a) il nome indica provenienza e destinazione e quindi identità del figlio atteso
b) Giovanni è stato atteso invano, per l’impotenza dei genitori, che lo hanno chiesto al Signore
c) chi dà il nome è il padre, ma nel caso di Giovanni, il nome è dato dal padre (dopo) e dalla madre (prima)

d) similmente per Gesù (“YHWH è/era/sarà salvatore”), è nome dato da Giuseppe (in Matteo) e da Maria.







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venerdì 8 dicembre 2017

 

Morire è necessario per risorgere in figli di Dio


MORIRE (IN CRISTO) È GUADAGNO

Paolo utilizza il verbo νεκρόω (nekróō) "morire" solo 2 volte, in
- Rm 4,19 (“Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara.”)
- e Col 3,5 (“Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria;”)
***
Le forme, verbali e nominali del “morire” e della "morte", sono molto frequenti (14) in italiano, nella traduzione dal greco del " – corpus paulinum, nella Bibbia della CEI 2008:



MORTI 54 (volte)

- da Rom 1,4 (“costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti [ἀναστάσεως νεκρῶν], Gesù Cristo nostro Signore”)
- a 2 Tm 4,1 (“Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti [ζῶντας καὶ νεκρούς], per la sua manifestazione e il suo regno…”)
NOTA FILOLOGICA: L’aggettivo νεκρός (nekròs) ricorre in 40 vv del corpus paulinum, 43 volte, da Rom 1,4 a 2Tm 4,1; cfr. Rm 8,11; 1 Cor 15,12.29, dove ricorre 2 volte in ciascun versetto.

MORTE 53

- da Rm 1,32 (“pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte [ἄξιοι θανάτου εἰσίν – digni sunt morte – are worthy of death], non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa”)
- a 2Tm 1,10 (“…la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte [τὸν θάνατον] e ha fatto risplendere la vita e l'incorruttibilità per mezzo del Vangelo”).
NOTA FILOLOGICA
Il sostantivo greco θάνατος (En: death, the Septuagint for מָוֶת (māwet) and מוּת (mût), but also for דֶּבֶר (deber-dever) - cfr. σκιά θανάτου - צַלְמָוֶת) è usato da Paolo in 42 vv, 47 volte;
- da Rm 1,32 a 2Tm 2,10; cfr. Rm 5,12; 7,13; 1 Cor 15,55; 2 Cor 2,16 (noi apostoli siamo il profumo di Cristo, “per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita”) (dove ricorre 2 volte in ciascun versetto)

MORTO 18

cfr. Rm 4,19; 2 Cor 5,15 (“Ed egli – Gesù, il Cristo - è morto [ἀπέθανεν] per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto [ἀποθανόντι καὶ ἐγερθέντι] per loro.”).
NOTA FILOLOGICA Il verbo ἀποθνῄσκω (apothnḗiskō) (En: to die, so as to be no more; cfr. Latin emorior; die off or out, pass away; German absterben, versterben) è in 36 vv. del cp, - da Rm 5,6 (“quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi”) a 1Ts 5,10 (“Egli – Gesù – è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.”)

MORIRE 7

in Rm 5,7 (“Ora, a stento qualcuno è disposto a morire [ἀποθανεῖται] per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire [ἀποθανεῖν] per una persona buona.”); 8,13; 1 Cor 9,15; 2 Cor 7,3; Fil 1,21; Col 3,5

MORÌ 4

in Rm 5,6 (“Infatti egli morì, e morì [2 volte ἀπέθανεν] per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio.”); 6,10; 1 Cor 15,3.

MORIAMO 4

in Rm 14,8 (“se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo [4 volte ἀποθνῄσκωμεν], siamo del Signore.”); 2 Tm 2,11.

MORIREMO 2

in 1 Cor 15,32 (“Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo”); 15,51

MORIBONDI 1

in 2Cor 6,9 (“come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e invece viviamo”)

MORIRETE 1

in Rm 8,13 (“perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete”)

MORIRONO 1

in Rm 5,15 (“se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio”)

MORTA 1

in 1Tm 5,6 (“la vedova “che si abbandona ai piaceri, anche se vive, è già morta”)

MORTALE 5

(è il corpo umano o la carne: in Rm 6,12; 1 Cor 15,53-54; 2 Cor 4,11; 5,4);
- il plurale, “mortali” è solo in Rom 8,11 (“E se lo Spirito di Dio, - il Padre - che ha risuscitato Gesù – il Figlio - dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali [τὰ θνητὰ σώματα ὑμῶν – mortalia corpora vestra – your mortal bodies] per mezzo del suo Spirito che abita in voi”)
NOTA FILOLOGICA: L’aggettivo θνητός (thnētós) (En: subject to death, mortal, iable to death) è usato da Paolo ancora in Rm 6,12; 1 Cor 15,53-54; 2 Cor 4,11; 5,4 (“non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale [τὸ θνητὸν] venga assorbito dalla vita”)

MORTIFICAZIONE 1

in Col 2,23: prescrizioni e insegnamenti o dottrine morali di uomini “hanno una parvenza di sapienza con la loro falsa religiosità e umiltà e mortificazione del corpo [ἀφειδίᾳ σώματος-ad non parcendum corpori-neglecting of the body] ma in realtà non hanno alcun valore se non quello di soddisfare la carne.”)
NOTAFILOLOGICA : ἀφειδία (apheidía) (En: as not sparing one's body severe self-control, nonindulgence, asceticism) è hapax legomenon, ricorrendo solo qui.

CONCLUSIONI PROSPETTICHE

a) chi muore in Cristo, morto crocifisso, anche senza assistenza ecclesiastica o sacramentale, risorge con lui;

b) non mortificarsi da questo mondo, dal pensare secondo gli uomini, significa essere già morti – da disperati

c) è il battesimo che immedisima il credente nel vangelo di Paolo, nel Cristo stesso – e Cristo è l’unico capace per potenza dello Spirito e volontà del Padre, di risorgere da morte e vivere in eterno

d) la morte è un esodo pasquale personale, da uomo vecchio a figlo e figlia del Padre in Cristo, l’unica Via per arrivare insieme e tutti a Casa


e) I figli e le figlie di Dio sono anche eredi nel Figlio della stessa sua vita divina, immortale ed eterna; perciò anche coeredi del cielo e della terra. a.c.

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