CHI SA FARE IL BENE E NON LO FA È IL MALVAGIO

أي شخص يعرف كيف يفعل الخير لكنه لا يفعله فهو سيئ. 
Chi sa fare il bene e non non lo fa, fa il male
Giacomo 4,13-17. SIETE COME IL VAPORE DI UN ISTANTE

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Analisi e messaggio per oggi

Giacomo 4,13-17 ci invita a riflettere sulla fragilità della vita e sull'incertezza del futuro, in contrasto con la nostra tendenza a fare progetti e programmare come se avessimo il controllo completo della nostra esistenza. Questo brano ci offre importanti lezioni per affrontare i viaggi d'affari, la pianificazione, la ricerca del guadagno, la volontà di Dio e la nostra responsabilità nel fare il bene.

Analisi e passi paralleli

  • Versi 13-14: Giacomo critica l'atteggiamento di arroganza e presunzione di coloro che pianificano il futuro con certezza, ignorando l'imprevedibilità della vita. Usa l'immagine del vapore, effimero e passeggero, per rappresentare la brevità della nostra esistenza (Giacomo 4,14; confronta con Salmi 39,4; 103,15).
  • Versi 15-16: L'apostolo contrappone alla presunzione umana la sottomissione alla volontà di Dio. Dovremmo pianificare con umiltà, riconoscendo la nostra dipendenza da Lui e la sua sovranità sul nostro tempo e futuro (Giacomo 4,15; confronta con Proverbi 16,9, Matteo 6,34). La vanteria e l'arroganza nei nostri progetti sono condannate, perché rivelano una mancanza di fede e di rispetto verso Dio (Giacomo 4,16).
  • Versi 17: Il brano conclude sottolineando la responsabilità morale di compiere il bene. La conoscenza del bene senza la sua messa in pratica è inutile e persino dannosa (Giacomo 4,17; confronta con Matteo 7,21-27, Giacomo 1,22-25).

Messaggi per il lettore di oggi

  1. Umiltà nei viaggi d'affari: Evitare di trattare i viaggi d'affari come semplici transazioni economiche. Ricordare che ogni incontro è un'opportunità per incontrare persone, costruire relazioni e testimoniare la propria fede con umiltà e rispetto.
  2. Flessibilità nella pianificazione: Riconoscere che i piani, anche quelli ben congegnati, possono cambiare. Essere pronti ad adattarsi alle circostanze impreviste con pazienza e fiducia in Dio.
  3. Ricerca di un guadagno giusto: Non basare il successo sulla mera acquisizione di beni materiali. Cercare invece un guadagno onesto e giusto che onori Dio e serva il prossimo.
  4. Discernimento della volontà di Dio: Prendere tempo per discernere la volontà di Dio nei propri piani, attraverso la preghiera, la lettura della Bibbia e il consiglio di persone sagge.
  5. Compassione e servizio agli altri: Non limitarsi alla conoscenza del bene, ma metterlo in pratica con compassione e servizio verso gli altri, specialmente i più bisognosi.
  6. Gratitudine per la vita ricevuta: Riconoscere la preziosità e la fragilità della vita, dono di Dio. Vivere ogni giorno con gratitudine e con la consapevolezza della propria dipendenza da Lui.

Conclusione

Giacomo 4,13-17 ci offre un invito a vivere con umiltà, consapevolezza e responsabilità. Mettendo al centro la fede e la volontà di Dio, possiamo affrontare i viaggi d'affari, la pianificazione, la ricerca del guadagno e le sfide della vita con una prospettiva più ampia e con un cuore pronto a fare il bene. 

Giacomo 4,14 e la sua eco nell'Antico Testamento: riflessioni sulla brevità della vita

Occorre vivere nel distacco da tutto e con pieno abbandono alla volontà di Dio, sempre all’opera.

L'affermazione di Giacomo 4,14: "siete come vapore [v. NOTA] che appare per un istante e poi scompare", dipinge un'immagine vivida e toccante della transitorietà della vita umana. Questa metafora, seppur con sfumature differenti, trova interessanti parallelismi in alcuni passi biblici dell'Antico Testamento, offrendo spunti di riflessione per comprendere meglio il messaggio profondo di Giacomo.

  • ·    Salmi 39,4: "Certo, ogni uomo è solo un soffio, anche se vive molti anni. Come un'ombra cammina l'uomo, e invano si affanna; ammucchia ricchezze, ma non sa chi le raccoglierà." In questo salmo, l'autore riflette sulla fragilità dell'esistenza umana, paragonandola a un soffio fugace e a un'ombra effimera. L'inutilità dell'affanno per le ricchezze materiali viene enfatizzata, sottolineando la vanità di ciò che è temporaneo di fronte all'eternità.
  • ·    Salmi 103,15: "L'uomo è come l'erba: fiorisce come il fiore del campo, ma quando il vento soffia su di lui, scompare, e il luogo dove si trovava non lo riconosce più."  Anche qui, l'immagine del fiore sottolinea la delicatezza e la brevità della vita umana. Il vento, simbolo di forze imprevedibili, può spazzare via in un attimo ciò che sembrava stabile e duraturo.
  • ·    Giobbe 7,1-6 "La vita dell'uomo sulla terra è come un servizio militare, e i suoi giorni come quelli di un mercenario. Egli anela un raggio di luce, e conta i mesi come un uomo che deve fare il lavoro a giornata. Le mie notti sono piene di dolore, e i miei gemiti non cessano fino al mattino. I miei giorni sono fugaci come un corridore, e non vedono la felicità. La mia vita è un soffio, i miei occhi non vedranno più il bene. L'occhio che mi ha visto non mi vedrà più; i miei cari non mi riconosceranno più." Nel libro di Giobbe, la sofferenza e la fragilità umana sono affrontate in modo diretto e crudo. La vita è descritta come un servizio militare pieno di fatica e dolore, paragonata a un lavoro a giornata o a una corsa verso la fine. L'immagine degli occhi che non vedranno più il bene e dei cari che non riconosceranno più il soggetto sottolinea la definitività della morte.

Conclusione

Questi passi biblici, pur con le loro differenze di contesto e linguaggio, convergono nel trasmettere un messaggio simile a quello di Giacomo 4,14. La vita umana è effimera, transitoria e fragile come un vapore o un fiore. La consapevolezza di questa realtà dovrebbe spingerci a vivere con saggezza, dando valore a ciò che è veramente importante e ricercando un significato che trascenda la brevità del tempo presente.

Oltre alla brevità della vita, questi passi offrono spunti di riflessione su altri temi importanti:

  • Vanità delle ricchezze materiali: Salmi 39,4 e Giobbe 7,16 sottolineano la vanità dell'affannarsi per le ricchezze, che non portano vera soddisfazione e non ci accompagnano nell'aldilà.
  • Dipendenza da Dio: Salmi 103,15 e Giobbe 7,1-6 ci ricordano la nostra dipendenza da Dio, creatore e sovrano della nostra vita.
  • Ricerca del vero bene: Giacomo 4,14, alla luce dei passi paralleli, ci invita a ricercare un bene che vada oltre la realtà materiale e temporanea, un bene che possa dare senso e valore alla nostra breve esistenza.

In definitiva, la consapevolezza della brevità della vita, come sottolineato da Giacomo 4,14 e dai passi biblici coevi, dovrebbe spingerci a vivere con saggezza, priorità e fede, ricercando ciò che è veramente duraturo e significativo. 

NOTA

La frase ebraica "vanità delle vanità, tutto è vanità" ha origine dal Libro dell'Ecclesiaste, noto in ebraico come Qoelet. Il termine ebraico spesso tradotto come "vanità" è "hevel" (הֶבֶל). Questo termine è usato ripetutamente in tutto il libro, apparendo non meno di 38 volte. La parola "hevel" si riferisce letteralmente a "nebbia", "vapore" o "semplice respiro" e metaforicamente a "qualcosa di fugace o sfuggente" con sfumature diverse a seconda del contesto. Può anche essere tradotto come "assurdità, frustrazione, futilità, sciocchezza" 

[Gemini]


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