mercoledì 1 maggio 2024
DISCUTERE NELLA CHIESA DI CRISTO FA BENE
Atti 15,7-21. Un confronto tra posizioni diverse nella stessa chiesa
Il superamento delle tradizioni culturali e religiose
Atti 15,7-21 presenta un dibattito cruciale all'interno della chiesa primitiva riguardo la necessità di circoncidere i Gentili convertiti. I tre discorsi principali - quello di Pietro, di Paolo e Barnaba, e di Giacomo - offrono prospettive diverse sulla questione, fornendo un ricco terreno per l'analisi e la riflessione per il lettore credente nelle Scritture.
1. Tematiche emergenti
• Inclusività della salvezza: Pietro e Paolo sottolineano che la salvezza è per grazia mediante la fede in Gesù Cristo, indipendentemente dall'osservanza di riti come la circoncisione (Atti 15,11). Giacomo ribadisce questo concetto, affermando che la fede è sufficiente per la salvezza (Atti 15,19).
• Autorità della tradizione: Pietro si appella all'esperienza diretta con Gesù e all'opera dello Spirito Santo tra i Gentili (Atti 15,7-8). Paolo e Barnaba confermano le sue parole con esempi di miracoli e prodigi compiuti tra i non ebrei (Atti 15,12). Giacomo, pur concordando sulla salvezza per grazia, propone di evitare di "importunare" i Gentili con precetti onerosi (Atti 15,19-20), facendo riferimento alla tradizione mosaica (Atti 15,21).
• Unità della Chiesa: Tutti e tre i discorsi evidenziano l'importanza dell'unità nella Chiesa, pur riconoscendo la diversità di provenienza e pratiche tra i membri (Atti 15,12.28).
2. Confronto tra i discorsi di Pietro, Paolo e Giacomo
• Pietro: Enfatizza l'opera dello Spirito Santo e l'uguaglianza tra Giudei e Gentili nella salvezza.
• Paolo e Barnaba: Confermano l'esperienza di Pietro con esempi concreti dell'azione di Dio tra i Gentili.
• Giacomo: Propone un compromesso pratico per facilitare l'integrazione dei Gentili, pur rispettando la tradizione mosaica.
3. Riflessioni per il lettore credente
• Il dibattito in Atti 15 dimostra la complessità di integrare con libertà culture e tradizioni diverse all'interno della Chiesa.
• L'unità nella Chiesa non significa uniformità, ma piuttosto una valorizzazione della diversità nella comune fede in Gesù Cristo.
• La salvezza è per grazia, mediante la fede, e non attraverso l'adesione a riti o precetti specifici o a tradizioni religiose-culturali e linguistiche.
• È importante discernere tra ciò che è essenziale per la fede (il vangelo come sinteticamente riportato in 1Corinzi 15,1-11) e ciò che riguarda pratiche e tradizioni religiose.
• Il rispetto reciproco e la ricerca di soluzioni condivise sono fondamentali per mantenere l'unità nella Chiesa.
Paralleli biblici
• Galati 2,11-14. Paolo confronta il suo insegnamento con quello di Pietro e Giacomo, evidenziando l'importanza della libertà in Cristo.
• Romani 3,21-24. Paolo afferma che la giustificazione è per fede, indipendentemente dalle opere della legge, cOme la circoncisione o le prescrizioni alimentari o legate al culto nel tempio o a liturgie di giorni (leggi Colossesi capitolo 2,1-23).
• 1 Corinzi 9,19-23. Paolo si adatta a culture diverse per annunciare il Vangelo, pur mantenendo fedeltà al vengelo centrale di Cristo: morto per i peccati, secondo le Scritture, sepolto, risorto il terzo giorno secondo le Scritture e apparso a Cefa, agli Undici, e “infine anche a me come a un aborto” (1 Corinzi 15,1-11).
Conclusione
Atti 15,7-21 offre un ricco esempio di come affrontare le differenze all'interno della Chiesa, ricercando l'unità nella fede e nel rispetto reciproco. Il lettore credente è chiamato a discernere le tematiche teologiche centrali, a trarre ispirazione dai modelli di comportamento presenti nel testo e ad applicarne i principi nella propria vita e comunità.
[Gemini]
Etichette: circoncisione, contaminazione, discussione, fede, fede in Cristo, genti, Giacomo, idolatria, Mosè, pagani, Paolo e Barnaba, Pietro, predicazione, salvezza, sinagoga, soffocamento nel sangue, unioni illegittime
martedì 30 aprile 2024
UN PROFETA VA AVANTI DA SOLO
Un profeta va avanti lo stessoMatteo 13,54-58. Gesù, è solo il figlio del falegname del paese.
- L'origine umile di Gesù nuoce alla sua missione straordinaria.
- Davvero il falegname di Nazaret è figlio di Davide?
- Le istituzioni come la sinagoga e il Tempio, boicottano Gesù.
- Gesù è rifiutato anche dai suoi paesani a causa della famiglia alla quale appartiene.
- La famiglia è impedimento alla missione del cristiano?
- Un profeta cristiano come Gesù non ha né patria, né casa, né famiglia se non quella di Dio.
Etichette: falegname, fratelli, incredulità, madre, Maria, origini familiari, padre, patria, prodigi, profeta, sapienza, scandalo, sinagoga, sorelle
giovedì 25 aprile 2024
VANGELO SECONDO PAOLO
Atti 13,26-33. Dio ha
compiuto le promesse fatte ai padri, risuscitando Gesù.
PROGRAMMA DI VITA E
ATTIVITÀ DEGLI APOSTOLI
Versetto 26
- "Fratelli,
figli d'Israele, ecco, vi annunziamo questa buona novella: la promessa
fatta ai nostri padri".
- Riferimento
parallelo: Atti 3,25
- Commento: Paolo e Barnaba si rivolgono
al popolo di Antiochia di Pisidia, definendoli "fratelli" e
"figli d'Israele". Sottolineano che il messaggio che portano è
una "buona novella", la realizzazione della promessa fatta ai
loro padri. Questa promessa è la salvezza attraverso il Messia.
Versetto 27
- "Gesù,
che è stato inviato da loro, è infatti venuto per adempiere questa
promessa, dopo che Giovanni aveva preparato la sua venuta con la
predicazione di un battesimo di penitenza a tutto il popolo
d'Israele".
- Riferimenti
paralleli: Matteo 3,1-17; Luca 3,1-22
- Commento: Gesù è il Messia atteso,
inviato da Dio per compiere la promessa fatta ai padri. La sua venuta è
stata preparata da Giovanni Battista, che ha predicato un battesimo di
penitenza per preparare il popolo all'arrivo del Messia.
Versetti 28-29
- "E
anche dopo che Giovanni aveva terminato la sua missione, dicevano:
"Non abbiamo trovato in lui nulla di degno di morte; anzi, gli
abbiamo chiesto di uccidere colui che aveva tormentato la nostra vita con
i suoi discorsi".
- Commento: I Giudei di Antiochia
testimoniano che non hanno trovato motivo per condannare Gesù a morte.
Anzi, si stupiscono che Pilato abbia acconsentito alla sua crocifissione,
nonostante non ci fosse alcuna prova contro di lui.
Versetto 30
- "Ma
essi hanno colmato la misura dei loro peccati uccidendolo; ma il terzo
giorno Dio lo ha risuscitato dai morti".
- Riferimenti
paralleli: Matteo 27,27-61; Marco 15,16-46; Luca 23,26-56; Giovanni 19,16-42
- Commento: I Giudei hanno "colmato
la misura dei loro peccati" uccidendo Gesù. Ma Dio ha dimostrato la
sua potenza risuscitandolo dai morti il terzo giorno. La risurrezione è
la prova definitiva che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio.
Versetti 31-32
- "E
molti di quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme lo
hanno visto dopo la sua risurrezione; e questi ora sono testimoni di lui
davanti al popolo".
- Riferimenti
paralleli: Matteo 28,9-20; Marco 16,9-20; Luca 24,13-43; Giovanni 20,1-29;
1 Corinzi 15,5-8
- Commento: I testimoni oculari della
risurrezione di Gesù sono la prova più convincente della sua divinità.
Questi testimoni, provenienti dalla Galilea, hanno visto Gesù vivo dopo
la sua morte e ora lo annunciano al popolo.
Versetto 33
- "E
noi vi annunciamo che la promessa fatta ai padri si è compiuta, perché Dio
l'ha adempiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù".
- Riferimenti
paralleli: Romani 1,4; Galati 3,13-14
- Commento: La promessa fatta ai padri si
è compiuta nella risurrezione di Gesù. Dio ha adempiuto la sua promessa
non solo per gli Israeliti del passato, ma anche per i loro figli, cioè
per tutti coloro che credono in Gesù.
6 Messaggi per il
lettore
- Gesù è il Messia atteso, inviato da Dio per compiere la promessa di salvezza. La sua morte e risurrezione sono la prova definitiva della sua divinità.
- La risurrezione di Gesù è la buona novella per tutta l'umanità. Offre speranza e perdono a tutti coloro che credono in lui.
- Siamo chiamati a testimoniare la risurrezione di Gesù al mondo. Dobbiamo condividere la nostra fede con gli altri e invitarli a credere in Gesù come Signore e Salvatore. La fede in Gesù ci porta la salvezza e la vita eterna. Credere in Gesù significa accettare il suo sacrificio sulla croce come pagamento per i nostri peccati e ricevere la sua giustizia. Significa anche nascere di nuovo e ricevere lo Spirito Santo, che ci guida e ci dà la forza per vivere una vita santa. La fede in Gesù ci dona la salvezza dall'eterna dannazione e ci assicura la vita eterna con Dio.
- Siamo chiamati a vivere una vita nuova in Cristo. Quando crediamo in Gesù, non siamo più le stesse persone. Veniamo trasformati dalla sua grazia e riceviamo la forza per vivere una vita nuova, libera dal peccato e conforme alla volontà di Dio. Questa nuova vita è caratterizzata dall'amore, dalla gioia, dalla pace, dalla pazienza, dalla bontà, dalla benignità, dalla fede, dalla mansuetudine e dal dominio di sé (Galati 5,22-23).
- Dobbiamo condividere la nostra fede con gli altri e invitarli a credere in Gesù. Gesù non ci ha chiamati solo a credere in lui, ma anche a condividere la nostra fede con gli altri. Dobbiamo essere testimoni del suo amore e della sua grazia nel mondo. Possiamo farlo parlando della nostra fede con gli altri, compiendo opere di bontà e mostrando l'amore di Cristo nella nostra vita quotidiana. In un mondo che spesso è buio e disperato, il messaggio di Gesù offre speranza e vera vita. Siamo chiamati a vivere e proclamare questo messaggio con gioia e convinzione, certi che Gesù è la risposta ai bisogni più profondi dell'umanità.
Conclusione e sintesi
di Atti 13,26-33
Il brano di Atti 13,26-33 è un potente
proclama della buona novella: la salvezza in Gesù Cristo. Paolo e Barnaba
annunciano al popolo di Antiochia di Pisidia che Gesù è il Messia atteso,
inviato da Dio per compiere la promessa fatta ai padri. La sua morte e
risurrezione sono la prova definitiva della sua divinità e offrono speranza e
perdono a tutti coloro che credono in lui.
Novità spesso dimenticata dai lettori di
questo testo
Un aspetto spesso trascurato di questo
brano è l'enfasi posta sulla risurrezione di Gesù come compimento della promessa fatta ai padri. La
risurrezione non è solo un evento miracoloso, ma è l'adempimento di tutto il
piano salvifico di Dio. Significa che la promessa di salvezza fatta ad Abramo e
ai suoi discendenti si è finalmente realizzata in Gesù.
Questa enfasi sulla risurrezione ha
importanti implicazioni per la nostra fede. La risurrezione ci assicura che
Gesù non è stato sconfitto dalla morte, ma che ha vinto il potere del peccato e
della morte. Significa che la sua salvezza è a nostra disposizione e che
possiamo avere la certezza della vita eterna con lui.
In un mondo che spesso si concentra sulla
sofferenza e sulla morte, il messaggio di Atti 13,26-33 è un messaggio di
speranza e di vittoria. È un invito a credere in Gesù Cristo, l'unico che può
donarci la vera salvezza e la vita eterna.
Oltre a quanto già detto, vorrei
sottolineare alcuni altri punti chiave del brano:
- L'importanza
della testimonianza: I testimoni oculari della risurrezione di Gesù sono la prova più
convincente della sua divinità. Siamo chiamati a seguire il loro esempio e
a testimoniare la nostra fede al mondo.
- L'universalità
della salvezza: La
promessa di salvezza in Gesù Cristo è per tutti, indipendentemente dalla
razza, dalla cultura o dalla religione.
- Il
nuovo comandamento dell'amore: La fede in Gesù ci porta ad amare Dio e il
prossimo con tutto il nostro cuore. Questo nuovo comandamento è il segno
distintivo dei veri cristiani.
Atti 13,26-33 è un testo ricco e
profondo che ha il potere di trasformare la nostra vita. Invitando a riflettere
su questo brano, speriamo di contribuire a farne scoprire la bellezza e la
novità.
[Gemini]
Etichette: annunzio, Antiochia di Pisidia, apostoli, compimento delle Scritture, padri, Paolo, Pilato, prifezie, promesse, risurrezione di Gesù testimoni oculari, sinagoga, timorato di Dio, uccisione di un innocente
domenica 14 aprile 2024
CRISTIANO - PROVOCATORE DELLE ISTITUZIONI RELIGIOSE
Atti 6,9. Analisi storico-biblica
Sinagoghe a Gerusalemme
Il versetto 9 di Atti 6 menziona la
"sinagoga dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della
Cilicia e dell'Asia". Non è chiaro se si tratti di una singola sinagoga
con diverse sezioni per ogni gruppo etnico, o di sinagoghe separate vicine tra
loro.
- Sinagoga
unica
- Argomenti
a favore:
- Il
testo greco usa un singolare ("sinagoga"), che potrebbe
indicare un unico luogo di culto.
- La
gestione comune del servizio di assistenza alle vedove (v. 1-6)
suggerisce una certa unità.
- Sinagoghe
multiple
- Argomenti
a favore:
- L'elencazione
di cinque gruppi distinti potrebbe indicare sinagoghe separate.
- La
presenza di sinagoghe multiple per gruppi etnici specifici era comune a
Gerusalemme.
L'ubicazione esatta rimane incerta. Si
ipotizza che fosse situata nel quartiere ebraico della città di Gerusalemme,
vicino al tempio.
I gruppi menzionati
- Liberti: Ebrei liberati dalla
schiavitù, probabilmente a Roma o in altre città dell'Impero Romano.
- Cirenei: Ebrei provenienti dalla
Cirenaica, regione nord-orientale dell'Africa, attuale Libia.
- Alessandrini: Ebrei provenienti da
Alessandria d'Egitto, importante centro della diaspora ebraica.
- Cilicia
e Asia: Ebrei
provenienti da queste province romane dell'Asia Minore.
Saul nel martirio di Stefano
Atti 7,58 riporta che Saul era presente
durante la lapidazione di Stefano. Non è chiaro se fosse tra i suoi lapidatori,
ma il suo consenso all'azione è implicito (v. 59).
Contesto di Atti 6, 7 e 8,1.
Questi capitoli descrivono la crescita
della chiesa primitiva a Gerusalemme e le tensioni con i giudei. La lapidazione
di Stefano è un evento chiave che segna l'inizio della persecuzione dei
cristiani.
Stefano e Saul della Diaspora
Sebbene entrambi provenissero dalla
Diaspora, le loro esperienze erano diverse. Stefano era un ebreo ellenista
integrato nella cultura greca, mentre Saul era un fariseo fervente legato alle
tradizioni ebraiche.
Nemicizia tra Stefano e Saul
Le ragioni precise della loro inimicizia
non sono esplicite. Le differenze di background e la diversa interpretazione
del messaggio di Gesù potrebbero aver contribuito alla tensione.
Stefano provocatore?
Il discorso di Stefano in Atti 7,
contenente una critica al tempio e alla legge di Mosè, può essere visto come
provocatorio per i giudei ortodossi come Saul. Tuttavia, le sue intenzioni non
erano di incitare alla violenza, ma di proclamare la verità del vangelo.
Conclusione
Atti 6,9 offre una finestra sulla
comunità ebraica diversificata di Gerusalemme nel primo secolo d.C. La storia
del martirio di Stefano evidenzia le tensioni tra i primi cristiani e i giudei,
mentre la figura di Stefano incarna il coraggio di chi professa la propria
fede di fronte all'opposizione.
I Liberti nella
sinagoga di Atti 6,9 - un approfondimento storico
Chi erano i Liberti?
I Liberti, menzionati in Atti 6,9, erano
ebrei liberati dalla schiavitù, principalmente a Roma o in altre città
dell'Impero Romano. Potevano provenire da diverse regioni e background
socio-economici. La loro condizione variava: alcuni avevano ottenuto la libertà
dopo aver prestato servizio presso famiglie romane abbienti, altri avevano
acquistato la propria libertà con il lavoro o grazie a riscatti.
Quanti ebrei erano a Roma?
La stima del numero di ebrei a Roma nel
primo secolo d.C. è incerta, con ipotesi che oscillano tra le 10.000 e le
50.000 unità. Rappresentavano una porzione significativa della popolazione
romana, godendo di una certa autonomia e di una fiorente vita culturale e
religiosa.
Da chi erano stati liberati?
La maggior parte dei Liberti era stata
schiavizzata durante le conquiste romane in tutto il Mediterraneo, specialmente
in Medio Oriente e nell'area mediterranea orientale. La schiavitù era un
fenomeno comune nell'antichità, e molti ebrei finirono per essere venduti come
schiavi, spesso in seguito a guerre o conflitti.
In che periodo storico siamo?
Atti 6,9 si colloca intorno al 30 d.C.,
durante il regno dell'imperatore Tiberio. Si tratta di un periodo di relativa
pace e prosperità per l'Impero Romano, ma anche di tensioni tra la comunità
ebraica e le autorità romane.
La sinagoga dei Liberti
La sinagoga menzionata in Atti 6,9 era
un luogo di culto e di aggregazione per i Liberti di Roma. Probabilmente
rifletteva la loro comune esperienza di schiavitù e la ricerca di identità e
coesione nella nuova realtà romana.
Considerazioni aggiuntive
- La
condizione di Liberto era complessa e variava da individuo a individuo.
Alcuni ottenevano la piena cittadinanza romana, mentre altri rimanevano
legati ai loro ex padroni o erano sottoposti a limitazioni giuridiche.
- La
schiavitù e la liberazione degli schiavi erano fenomeni comuni nel mondo
antico e avevano un impatto significativo sulla vita e sulla società delle
persone coinvolte.
- La comunità ebraica di Roma era eterogenea e comprendeva persone di diversa estrazione sociale e provenienza geografica.
[Gemini]
Etichette: Alessandrini, Asia, Cilicia, Cirenei, falsa testimonianza, grazia, Liberti, luogo santo, Mosè, potenza, sapienza, Saul, sinagoga, Sinedrio, Spirito, Stefano, usanze, volto di angelo
martedì 4 giugno 2019
Atti 19,8: Apostolo e apostolato secondo san Paolo
L’apostolato secondo san Paolo
Atti 19,8
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- Impariamo a comparare lingue tra loro per capire meglio l'originale
Spyros 2013 (Modern Greek)
MGK 1850 (Modern Greek)
HRNT (Ebraico moderno)
PARALLELI SEMANTICI AL VERSETTO
- went.
- disputing.
Tools utili on line
VOCABOLARIO STRONG
- G932 the kingdom-Царствии-het Koninkrijk-Reich-in bezug auf [das] über das Königtum-le royaume-the things of the kingdom
- G1161 And - En-aber - Ensuite
- G1256 disputing-беседуя-met hen handelende-lehrte-lang sich-auseinandersetzend-il discourut-reasoning
- G1519 into-в-in-dans
- G1525 he went - Придя-hij ging - Er ging - Hineingehend-Paul entra - And he entered
- G1909 for the space-lang-Pendant-boldly for
- G2316 of God-Божием-Gods-Gottes-de Dieu
- G2532 and-и-en-und
- G3376 months-месяца-maanden-Monate-mois
- G3955 and spake boldly-он небоязненно - проповедывал-en sprak vrijmoediglijk-und predigte frei-redete-er freimütig-où il parla librement-and spoke-and continued speaking-out boldly-and spoke boldly
- G3982 persuading-удостоверяя-hun aanradende-beredete-und zu-überzeugen-suchend-s'efforçant de persuader-and persuading-and 1persuading
- G4012 the things concerning-о-de zaken van-sie vom-sur les choses qui concernent-concerning-them babout
- G4864 the synagogue-синагогу-de synagoge-die Schule-aber in die Synagoge-la synagogue-athe synagogue
- G5140 of three - три-drie-drei-trois-three-for three.
PAROLE GRECHE DEL VERSETTO IN ATTI
- G1525-εἰσέρχομαι: At 1,13.21; 3,8; 5,7.10.21; 9,6.12.17; 10,3.24-25.27; 11,3.8.12; 13,14; 14,1.20.22; 16,15.40; 17,2; 18,7.19; 19,8.30; 20,29; 21,8; 23,16.33; 25,23; 28,8.16. Cfr. 0935 בּוֹא bow': to go in, enter, come, go, come, in Gen 6,18.-(verb participle aorist active nominative masculine singular)
- G1161-δέ: At 19,1-5.7-10.13-15.17.19.21-23.27-28.30-31.33-35.39.-(conjunction coordinating)
- G1519-εἰς: At 19,1.3-5.8.21-22.27.29-31.-(preposition accusative)
- G3588-ὁ: At 19,8-10.17.21-22.33.35.37.40.-(definite article accusative feminine singular)
- G4864-συναγωγή: At 6,9; 9,2.20; 13,5.14.43; 14,1; 15,21; 17,1.10.17; 18,4.7.19.26; 19,8; 22,19; 24,12; 26,11. Cfr. H6960 קָוָה qavah: 1) to wait, look for, hope, expect; 2) to collect, bind together, to be collected, in Gen 1,9.-(noun accusative feminine singular common)
- G3955-παρρησιάζομαι: Sal 11,6; 93,1; Prv 20,9; Gb 22,26; Sir 6,11; At 9,27-28 (27 “Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù [καὶ πῶς ἐν Δαμασκῷ ἐπαρρησιάσατο ἐν τῷ ὀνόματι τοῦ Ἰησοῦ - et quomodo in Damasco fiducialiter egerit in nomine Iesu); 13,46; 14,3; 18,26; 19,8; 26,26; Ef 6,20 (Ephesians 6:20 per il quale sono ambasciatore in catene, e affinché io possa annunciarlo con quel coraggio con il quale devo parlare. [ἵνα ἐν αὐτῷ παρρησιάσωμαι ὡς δεῖ με λαλῆσαι. - ita ut in ipso audeam prout oportet me loqui - וַאֲדַבֵּר בְּבִטָּחוֹן כְּפִי שֶׁעָלַי לְדַבֵּר])
- 1 Ts 2,2. Cfr. H982; G662; G2292; G3955; G5111.-(verb indicative imperfect middle 3rd person singular). v sotto: OSARE-AVER FIDUCIA-PARLARE IN PUBBLICO
- G1909-ἐπί: At 19,8.10.12-13.17.34.-(preposition accusative)
- G3376-μήν: At 7,20; 18,11; 19,8; 20,3; 28,11. Cfr. H2320; H3391; H3393; -(noun accusative masculine plural common)
- G5140-τρεῖς: At 5,7; 7,20; 9,9; 10,19; 11,11; 17,2; 19,8; 20,3; 25,1; 28,7.11-12.15.17.-(adjective cardinal accusative masculine plural no degree)
- G1256-διαλέγομαι: Es 6,27; Gdc 8,1; 1 Esd 8,45; Est 5,2; 2 Mac 11,20; Sir 14,20; Is 63,1; Mc 9,34; At 17,2.17; 18,4.19; 19,8-9; 20,7.9; 24,12.25; Eb 12,5; Gd 1,9. Cfr. G1256; G1260; G4802; G4804.-(verb participle present middle nominative masculine singular)
- G2532-καί: At 19,1.6.8-10.12-13.15-22.25-29.31-32.35-36.38.40.-(conjunction coordinating)
- G3982-πείθω: At 5,36-37.39; 12,20; 13,43; 14,19; 17,4; 18,4; 19,8.26; 21,14; 23,21; 26,26.28; 27,11; 28,23-24. Cfr. H5496; H6601; G374; G4135.-(verb participle present active nominative masculine singular)
- G3588-ὁ: At 19,1.8.12-13.19.25.-(definite article accusative neuter plural)
- G4012-περί: At 19,8.23.25.40.-(preposition genitive)
- G3588-ὁ: At 19,8.23.25-27.29.35.40.-(definite article genitive feminine singular)
- G932-βασιλεία: At 1,3.6; 8,12; 14,22; 19,8; 20,25; 28,23.31. Cfr. H4410; H4437; H4438; H4467; H4468; -(noun genitive feminine singular common)
- G3588-ὁ: At 19,5-6.8-10.12-13.16-17.20.33.35.-(definite article genitive masculine singular)
- G2316-θεός: At 19,8.11.26.37.-(noun genitive masculine singular common)
equivalenze greche-ebraiche
- OSARE-AVER FIDUCIA-PARLARE IN PUBBLICO
- MESE – NUOVA LUNA
- RAGIONARE – DISCUTERE - DIALOGARE
- PERSUADERE - CONVINCERE
- REGNO – REAME
Etichette: audace, boldness, discussione, proclamazione, sinagoga, βασιλεία, εἰσέρχομαι, θεός, παρρησιάζομαι, πείθω, συναγωγή
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