lunedì 15 aprile 2024
παρρησία nella Bibbia
Il significato di
παρρησία nella Bibbia (Nuovo Testamento) e le sue traduzioni inglesi
La parola greca παρρησία viene usata diverse volte nel Nuovo
Testamento, con un significato sfumato che può variare a seconda del contesto.
Ecco alcune delle sue sfumature principali:
1. Franchezza, libertà di parola
- Significato: Parlare liberamente e
apertamente, senza timore o esitazione, anche di fronte a potenti o
autorità.
- Esempi:
- Atti
2:29: Pietro e gli altri apostoli predicano il Vangelo con παρρησία dopo la Pentecoste.
- Filippesi
1:20: Paolo esprime la sua fiducia che continuerà a predicare il Vangelo
con παρρησία.
- Traduzioni
inglesi:
boldness, confidence, frankness, openness, outspokenness
2. Dire la verità con coraggio:
- Significato: Parlare onestamente e
sinceramente, anche quando questo è difficile o pericoloso.
- Esempi:
- Matteo
10:20: Gesù dice ai suoi discepoli che parleranno con παρρησία davanti ai tribunali.
- Atti
4:13: Pietro e Giovanni parlano con παρρησία al
sinedrio, nonostante le minacce.
- Traduzioni
inglesi:
boldness, forthrightness, plain speaking, truthfulness
3. Dire la propria opinione senza timore:
- Significato: Esprimere liberamente le
proprie idee e convinzioni, anche se impopolari.
- Esempi:
- Galati
2:14: Paolo rimprovera Pietro per il suo comportamento ipocrita, con παρρησία.
- Efesini
6:20: Paolo incoraggia i credenti a parlare con παρρησία nel difendere la fede.
- Traduzioni
inglesi:
freedom of speech, plain speaking, speaking one's mind
4. Familiarità, fiducia
- Significato: Un rapporto di apertura e di
confidenza tra due persone.
- Esempio:
- Giovanni
16:24: Gesù incoraggia i suoi discepoli a pregarlo con παρρησία, come si parla a un amico.
- Traduzioni
inglesi:
familiarity, intimacy, plain speaking
È importante sottolineare che non esiste
una singola parola inglese che catturi perfettamente tutte le sfumature di
significato di παρρησία. La traduzione migliore
dipenderà dal contesto specifico in cui viene usata la parola.
Oltre alle traduzioni sopracitate,
alcune altre parole inglesi che possono essere usate per tradurre παρρησία in certi contesti includono:
- audacity
- assurance
- candor
- courage
- directness
- fearlessness
- honesty
- outspokenness
- straightforwardness
STUDIO DELLE OCCORRENZE
Lev. 26,13; Est. 8,12; 1 Ma. 4,18; 3 Ma.
4,1; 7,12; 4 Ma. 10,5; Prov. 1,20; 10,10; 13,5; Job 27,10; Wis. 5,1; Sir.
25,25; Mk. 8,32; Jn. 7,4.13.26; 10,24; 11,14.54; 16,25.29; 18,20; Acts 2,29;
4,13.29.31; 28,31; 2 Cor. 3,12; 7,4; Eph. 3,12; 6,19; Phil. 1,20; Col. 2,15; 1
Tim. 3,13; Phlm. 1,8; Heb. 3,6; 4,16; 10,19.35; 1 Jn. 2,28; 3,21; 4,17; 5,14
Etichette: coraggio nel dire la verità, familiarità, fiducia, franchezza, libertà di parola, parlare apertamente, παρρησία
venerdì 5 aprile 2024
FRANCHEZZA E CORAGGIO DI SEMPLICI CRISTIANI
Atti degli Apostoli 4,13. Commento
"Vedendo la franchezza di Pietro e
Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione"
- Franchezza: Il termine greco utilizzato è
parresia, che indica coraggio, libertà di parola e schiettezza
nel comunicare. Pietro e Giovanni non si mostrano timorosi di fronte al
Sinedrio, ma annunciano con sicurezza il messaggio di Cristo.
- Senza
istruzione:
L'espressione greca agrammatoi kai idiotai indica persone
prive di istruzione formale e di cultura rabbinica. Questo dettaglio
sottolinea la straordinarietà della loro predicazione, che non poteva
essere attribuita a una formazione accademica.
Paralleli nel Nuovo Testamento
- Matteo
11,25-26: Gesù
ringrazia il Padre per aver rivelato la sua verità ai semplici e ai
piccoli.
- Marco
16,17-18: Gesù
promette ai suoi discepoli che saranno accompagnati da segni miracolosi,
come la capacità di parlare lingue nuove.
- Atti
6,8-10:
Stefano, pieno di Spirito Santo, confonde i suoi avversari con la sua
sapienza e conoscenza.
La franchezza di Pietro e Giovanni,
unita alla loro semplicità, testimonia la potenza dello Spirito Santo che opera
in loro. Il messaggio cristiano non è riservato a un'élite di intellettuali, ma
è accessibile a tutti, anche a coloro che non hanno una formazione specifica.
Riflessione
- Come
possiamo coltivare la franchezza nel comunicare la nostra fede?
- In che
modo la nostra semplicità può essere una testimonianza di Cristo?
- Come
possiamo evitare di confondere la conoscenza intellettuale con la vera
sapienza cristiana?
Conclusione
Il versetto Atti 4,13 ci invita a
riflettere sull'importanza della semplicità e dell'umiltà nella vita cristiana.
La vera forza della nostra fede non risiede nelle nostre capacità umane, ma
nell'azione dello Spirito Santo che opera in noi.
Altri spunti di riflessione
- Il
ruolo dei laici nella Chiesa primitiva.
- L'importanza
della predicazione e della testimonianza.
- Il
rapporto tra fede e ragione.
Atti 4,19. Commento nel contesto biblico
"Pietro
e Giovanni replicarono: Se sia giusto obbedire a voi invece che a Dio,
giudicatelo voi"
Analisi
del versetto
- Contesto:
Pietro e Giovanni sono stati arrestati dal Sinedrio per aver predicato il
Vangelo. Il Sinedrio ordina loro di smettere di predicare, ma Pietro e
Giovanni rifiutano.
- Principio:
La risposta di Pietro e Giovanni si basa sul principio che Dio ha
un'autorità superiore a quella degli uomini. In caso di conflitto tra le
leggi di Dio e le leggi umane, i cristiani devono obbedire a Dio.
- Comandamenti:
Diversi comandamenti biblici supportano questo principio, tra cui:
- Esodo 20,3: "Non avrai altri dèi davanti a
me".
- Deuteronomio 6,5: "Amerai il Signore tuo Dio con
tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua e con tutta la tua forza".
- Atti 5,29: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che
agli uomini".
Obbedienza
a Dio e agli uomini:
- Non significa disobbedienza automatica agli uomini: In generale, i cristiani sono
chiamati a obbedire alle leggi civili e a rispettare le autorità (Romani
13,1-7).
- Disobbedienza se in contrasto con la volontà di Dio: Se le leggi umane contrastano con
la volontà di Dio, i cristiani devono disobbedire alle leggi umane per
obbedire a Dio (Atti 5,29).
- Obbedienza a Cristo: Obbedire a Dio include obbedire a Cristo, che ha
mandato gli apostoli a predicare il Vangelo in tutto il mondo (Matteo
28,19-20).
Disobbedienza
come apostolo:
- Un apostolo che obbedisce agli uomini disobbedisce a Dio se
questo significa non annunciare il Vangelo. Il mandato di predicare il Vangelo
è fondamentale per la missione degli apostoli (Marco 16,15).
- Non si tratta di una scelta binaria: Non è sempre necessario
disobbedire agli uomini per obbedire a Dio. In alcuni casi, è possibile
trovare un modo per obbedire a entrambi.
- Discernimento:
È importante discernere la volontà di Dio in ogni situazione specifica.
Conclusione
Il principio di obbedire a
Dio prima che agli uomini è fondamentale per la fede cristiana. In caso di
conflitto tra le leggi di Dio e le leggi umane, i cristiani devono obbedire a
Dio. Tuttavia, questo non significa disobbedienza automatica agli uomini. I
cristiani sono chiamati a obbedire alle leggi civili e a rispettare le
autorità, a meno che queste leggi non contrastino con la volontà di Dio. In
tali casi, i cristiani devono disobbedire alle leggi umane per obbedire a Dio.
Altri
spunti di riflessione:
- Il rapporto tra fede e politica.
- La libertà di coscienza.
- Il ruolo dei cristiani nella società.
[Gemini]
Etichette: franchezza, non obbedire agli uomini, obbedire a Dio, persone semplici, Pietro e Giovanni, senza istruzione
giovedì 14 marzo 2024
IL GIUSTO È CONTRADDETTO E RIGETTATO COME CRISTO
Sapienza 2,12-22, il giusto e gli empi - alla luce del Nuovo Testamento
Il brano del Libro della Sapienza 2,12-22 descrive la
mentalità dei peccatori che complottano contro il giusto. Lo considerano un
ostacolo e una condanna del loro stile di vita, e per questo decidono di
eliminarlo.
Riflessione alla luce del Nuovo Testamento
La vicenda di Gesù Cristo nel Nuovo Testamento offre
una drammatica illustrazione di questo brano. I capi religiosi e le autorità
del tempo, considerati i "dotti" e gli "intelligenti", si
sentirono minacciati dagli insegnamenti e dalle opere di Gesù. Lo accusarono di
blasfemia e lo condannarono a morte.
Paralleli con il testo
- "Tendiamo un agguato al giusto,
perché ci è molesto e si oppone alle nostre opere" (Sap 2,12): I capi religiosi
e le autorità del tempo vedevano Gesù come una minaccia al loro potere e
alla loro autorità.
- "Condanniamolo ad una morte
infame, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà" (Sap
2,20): Gesù fu condannato a morte ingiustamente,
nonostante la sua innocenza.
- "Hanno pensato così, ma si sono
sbagliati; la loro malizia li ha accecati" (Sap 2,21): I nemici di Gesù
non hanno compreso la sua vera natura e il suo messaggio di salvezza.
Significato per noi
La storia di Gesù ci insegna che la giustizia e la
verità possono essere perseguitate, anche da persone che dovrebbero difenderle.
Ci ricorda anche che la fede in Dio può essere motivo di sofferenza e di
persecuzione.
Conclusione
Il brano del Libro della Sapienza 2,12-22 trova una
tragica e profetica realizzazione nella vicenda di Gesù Cristo. La sua morte,
però, non è stata l'ultima parola. È risorto dai morti, dimostrando la vittoria
del bene sul male e della vita sulla morte.
Altri spunti di riflessione
- Come possiamo essere testimoni della giustizia e
della verità nel mondo di oggi?
- Come possiamo affrontare la persecuzione e la
sofferenza per la nostra fede?
- Come possiamo avere la stessa fiducia di Gesù
nella risurrezione?
Risorse per approfondire
- Vangelo secondo Matteo 26-27
- Vangelo secondo Marco 14-15
- Vangelo secondo Luca 22-23
- Vangelo secondo Giovanni 18-19; leggi già Gv
7,1-30
- Lettera ai Filippesi 2,6-11
Profilo del giusto e dei malvagi in Sapienza 2,12-22
Il Libro della Sapienza 2,12-22 dipinge un
quadro chiaro del conflitto tra i giusti e i malvagi, sebbene non nomini
individui specifici. Analizziamo le caratteristiche di ciascuno:
I malvagi:
·
Motivati dall'Egoismo (v. 12): Vedono i giusti come un "fastidio" perché le loro
buone azioni mettono in luce la malvagità delle loro stesse azioni.
·
Affamati di potere (v. 12): Si
sentono minacciati dai giusti, percependoli come una sfida alla loro autorità e
al loro controllo.
·
Ingannevoli (v. 13): complottano e tramano per sbarazzarsi
dei giusti, possibilmente dipingendoli negativamente per ottenere il sostegno
pubblico per le loro azioni.
·
Violenti (v. 12, 20): Ricorrono alla violenza, cercando
di eliminare i giusti attraverso "trappole" e una "morte
ignobile".
·
Cechi alla verità (v. 21): La
loro malizia li rende ciechi alla vera natura dei giusti e al valore che
apportano.
I Giusti:
·
Difendono i valori morali (v. 12): Le loro azioni sono in contrasto con quelle malvagie,
rappresentando bontà e giustizia.
·
Sono una minaccia allo Status Quo (v. 12): La loro presenza sfida i sistemi corrotti e le pratiche dei
malvagi.
·
Sono potentemente schietti e franchi (v. 13): I malvagi potrebbero percepire le loro dichiarazioni come una
condanna delle loro vie.
·
Sono l’obiettivo di persecuzioni (v. 12, 20): Affrontano la sofferenza e la potenziale morte a causa
del loro impegno per la rettitudine.
·
Fiducia in Dio (v. 20):
Nonostante la persecuzione, credono che Dio alla fine li vendicherà.
Profilo contestuale
Questo passaggio può essere applicato a varie
situazioni nel corso della storia in cui i virtuosi sono ostracizzati o
perseguitati da coloro che detengono il potere e danno priorità al guadagno
personale. Ecco alcuni esempi biblici:
Profeti contro re: Profeti come
Elia e Amos spesso sfidavano le pratiche corrotte dei re, portando alla
persecuzione (ad esempio, 1 Re 19, Amos 7).
I primi cristiani:
- Rappresentati dagli apostoli Pietro e Giovanni.
- Predicano la resurrezione e gli insegnamenti di
Gesù.
- Attirano un vasto seguito (circa 5.000 credenti
secondo Atti 4,4).
Le autorità ebraiche:
- Principalmente sacerdoti, sadducei e il capo
della guardia del tempio (Atti 4,1).
- Infastiditi dagli insegnamenti cristiani, in
particolare dalla resurrezione, in cui alcuni, come i sadducei, non
credevano.
- Si sentivano minacciati dal crescente movimento
cristiano e dalla sua potenziale capacità di sovvertire l'ordine religioso
stabilito.
Il conflitto:
- Le autorità arrestarono Pietro e Giovanni per
aver predicato pubblicamente Gesù (Atti 4,1-3).
- Durante l'interrogatorio, Pietro proclamò con
coraggio che Gesù era il Messia e l'unica fonte di salvezza (Atti 4,8-12).
- Le autorità, incapaci di confutare il messaggio
degli apostoli e timorose di una reazione popolare negativa, alla fine li
rilasciarono con un avvertimento (Atti 4,13-23).
Questo conflitto in Atti 4 evidenzia la crescente
tensione tra i primi cristiani e il giudaismo consolidato. Mentre alcuni ebrei
si convertirono al cristianesimo, molti altri vedevano il nuovo movimento come
una minaccia. Questa tensione sarebbe continuata e avrebbe portato a una
separazione più significativa tra le due fedi.
Alcuni punti aggiuntivi da considerare
- I primi cristiani spesso si consideravano
continuatori della vera tradizione del giudaismo, adorando l'unico Dio e
seguendo gli insegnamenti dei profeti.
- Tuttavia, la loro fede in Gesù come Messia e
nella sua resurrezione era un punto di disaccordo fondamentale con il
giudaismo mainstream.
- Atti descrive le autorità ebraiche con un misto di
motivazioni. Mentre alcuni erano sinceramente preoccupati di mantenere
l'ordine religioso, altri potrebbero essere stati spinti da gelosia
personale o dalla paura di perdere la loro influenza.
[Gemini]
Etichette: cecità alla verità, egoismo, fiducia, Figlio di Dio, franchezza, giustizia, inganno, obbedienza a Dio, potere, profilo del giusto, profilo del malvagio, provazione, status quo, violenza
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