SAN PAOLO APOSTOLO PATRONO DEGLI SPORTIVI?
Importante è vincere, non solo
partecipare!
Introduzione
1. Milioni di persone che praticano un’attività sportiva non hanno un proprio patrono, riconosciuto e valido per tutti, sportivi
e tifosi.
2. Chi infatti
parla e scrive di sport in maniera così precisa e competente come San
Paolo? Sembrerebbe muoversi in questo
campo - caso unico nella Bibbia – come
un vero professionista o esperto.
3. L’idea di san Paolo apostolo patrono è nata dalla
riflessione sulle sue Lettere e ammirando il grandioso Tempio a lui dedicato
sorto in Alba (Cuneo) ad opera del Beato don Giacomo Alberione, fondatore della
Famiglia Paolina, che lo volle come “chiesa dei giornalisti” e dei cooperatori
paolini.
4. Il Tempio di San Paolo in Alba potrebbe allora
diventare anche “chiesa degli sportivi”, illustrando la totalità dell’uomo:
dalla cura del corpo, alla cura della
mente, alla cura dello spirito.
Ma chi è San
Paolo?
6. Se
vogliamo conoscere il vero Paolo, senza aureola e senza peli sulla lingua, l’uomo
tutto di un pezzo, il vero atleta di Gesù Cristo nel pieno fervore del suo
impegno apostolico, non ci resta che rileggere questo passo che egli scrisse di
getto ai cristiani di Corinto:
7.
“Sono ministri di Cristo? Lo dico da stolto, io più di loro! Molto di più per
le fatiche, molto di più per la prigionia, infinitamente di più per le
percosse. Ho rasentato spesso la morte. Cinque volte dai Giudei ho ricevuto
quaranta colpi meno uno; tre volte passato alle verghe, una volta lapidato, tre
volte naufragato, ho trascorso un giorno e una notte sull’abisso. Viaggi
innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di ladri, pericoli dai connazionali,
pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul
mare, pericoli dai falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero,
fame e sete, digiuno frequente, freddo e nudità”
(2Corinzi 11,23-27).
8. San
Paolo è un uomo abituato a lottare e combattere per portare avanti le proprie
convinzioni, non certo pauroso della sofferenza e nemmeno della morte.
San
Paolo ha sempre fatto della propria vita un impegno per ottenere il massimo
fisicamente, psicologicamente e soprattutto spiritualmente. E suggerisce ai
suoi discepoli lo stesso sforzo e impegno totale.
9. “Da dove gli derivava questo stimolo
agonistico costante, da vero lottatore?”
Saulo-Paolo
ebbe un’infanzia e adolescenza trascorsa nel lavoro duro della tessitura delle
tende, il giovane Saulo studiò la Thorà, cioè la “Legge” degli Israeliti, alla
scuola di Gamaliele, aveva appreso come essere un buon fariseo, un integralista (talebano), disposto a
combattere per osservare la Legge.
13.
Ma Saulo non bastandogli il territorio di Gerusalemme decise di perseguitare
anche i gruppi di Damasco, città verso cui si diresse con tanto di mandato per
una retata efficace.
Fu
proprio sul percorso di Damasco che Saulo si imbatté nella visione di quel Gesù
che voleva perseguitare nei suoi seguaci e che con lui poté avere un dialogo inaspettato.
A Damasco venne successivamente battezzato diventando cristiano.
Da persecutore ad apostolo
16.
Saulo-Paolo lavorava manualmente per mantenersi e sosteneva altri al punto di
farne un vanto di fronte ai Corinzi, viaggiava per migliaia di chilometri,
spesso a piedi, era un “lottatore” e un ambizioso di una tale energia che
niente lo poteva scoraggiare, nonostante i tanti contrasti dei quali parla
nelle sue Lettere.
17.
Oggi diremmo che un uomo così è un trascinatore, non solo con il suo esempio,
ma con l’energia vitale che sprigiona da tutti i pori del suo corpo, da tutte
le idee della sua mente, da tutto l’entusiasmo della sua fede.
18. E’ questo l’uomo, questo il santo,
che si vorrebbe proporre come PATRONO DEGLI SPORTIVI, perché crediamo che abbia molto da
dire a chi pratica lo sport o a chi lo segue come prospettiva alta di impegno
umano totale del corpo, della mente e dello spirito.
San Paolo “sportivo” … in che senso?
19.
Paolo conosceva e apprezzava l’impegno degli sportivi del suo tempo, perché
davano il massimo possibile, soprattutto nei dieci mesi di preparazione e poi
di celebrazione dei giochi olimpici; con loro si “ritiravano” i giudici e gli
allenatori, perché l’olimpiade era una impresa religiosa epica, al punto di sospendere
eventuali guerre o contese e da dare nome al tempo corrente: questo fin dall’anno
776 a.C.
20.
A questi giochi olimpici se ne aggiunsero in seguito altri, come quelli istmici
di Corinto, ai quali san Paolo partecipò forse come spettatore, o almeno ne
sentì parlare da gente esperta; vi fa infatti riferimento varie volte nelle sue
Lettere come esempio di impegno di vita per conseguire un premio molto importante
nella stima comune, ed esemplare per un cristiano che vuole imitare Gesù.
San Paolo patrono degli sportivi? (Intuizione e motivazioni)
21. Alcuni anni fa, mentre si stava pregando e si ammirava
la “Gloria di San Paolo”, monumento absidale nell’omonimo Tempio di Alba
(Cuneo), la riflessione si fermò sul fatto che questo santo è l’unico nella Bibbia a parlare
espressamente di corsa, di pugilato, di combattimento, di agonismo.
22. Approfondendo tutto questo si è venuti a
conoscenza anche di testi che parlano di San Paolo e lo sport (3), senza però che a nessuno passasse
ancora per la mente l’idea di proporre l’Apostolo come patrono degli sportivi.
23. Non si tratta di voler presentare il patrocinio di
San Paolo come un toccasana al fine di vincere delle gare, o come una
protezione magica in ordine ad evitare incidenti. Paolo, patrono degli
sportivi, dovrebbe piuttosto essere uno stimolo
a gareggiare bene, secondo le regole, e ad accettare anche le sconfitte come la
normalità nello sport, dove tanti partecipano e pochi vincono.
- Il più semplice e immediato di essi è un sussidio per
quattordicenni che si preparano al sacramento della Confermazione: ATLETI DI CRISTO CON SAN
PAOLO, sussidio 14enni, preparato dalla Pastorale giovanile della diocesi di Milano, servizio ragazzi,
adolescenti e oratorio, Edizioni In Dialogo, Milano 2009. E’ uno
strumento schiettamente catechistico,
semplice e immediato, per animatori e ragazzi. San Paolo può quindi essere
una guida per gli adolescenti,
interessati allo sport, ma anche alla vita spirituale.
Edio Costantini e Kevin Lixey, SAN PAOLO E LO SPORT: un percorso
per campioni, Edizioni La Meridiana, Molfetta 2009.
Questo testo è per gli interessati allo sport, agonistico o dilettantistico, per
giovani praticanti o chi li dirige nelle varie associazioni. E’ frutto di
esperienza degli autori: essi vedono lo sport
come un grande mezzo educativo e si rivolgono anche agli esperti del settore
indicando prospettive squisitamente “paoline” di superamento della semplice
pratica sportiva, come “costruzione del corpo”, per arrivare alla formazione dell’uomo e della donna,
forti e ben preparati alle lotte della vita e a un cammino spirituale.
Mario Mello, ATLETA DI CRISTO. Le metafore agonistiche in
San Paolo, Arte Tipografica Editrice, Napoli 2011.
Questo testo, frutto di uno studio accurato e appassionato sui testi paolini è
illuminante su queste metafore, che non sono semplicemente un vezzo del tempo
utilizzato da San Paolo, ma un vero e
proprio corso di formazione sullo schema dell’allenamento duro e costante
degli antichi atleti e guerrieri, per
una ascesi cristiana integrale, che lo stesso San Paolo praticava.
24. San Paolo, pur non essendo uno sportivo in senso
proprio (non risulta che abbia mai gareggiato o fatto palestra), certamente doveva
essere dotato di un corpo ben allenato se dopo tante sofferenze fisiche e
interiori si presenta sempre molto energico, forte, capace di percorrere tutta
l’area del Mediterraneo nelle condizioni e situazioni del suo tempo (cfr
Lettere ai Corinzi).
25. Egli parla di corsa negli stadi come di un fatto
ben conosciuto, parla anche di preparazione e impegno atletico-fisico, ma poi passa
subito a trattare di impegno all’autodisciplina interiore, tanto cara ad
epicurei e stoici, per arrivare all’impegno totale della persona nel seguire
Gesù Cristo, l’uomo perfetto a servizio del disegno del Padre, che lui stesso,
Paolo, ha deciso di imitare in tutto e per tutto e di indicare ai suoi fedeli:
“Imitate me, come io imito Cristo”.
26. C’è una “nuova via” da percorrere non fiaccamente,
ma di corsa: è la competizione nello stadio della vita presente, che San Paolo propone
con vigore a tutti, come un trascinatore che vuol far vincere tutti.
27. San Paolo ci sta davanti come un corridore e un lottatore,
che ha sempre tenuto presente la meta da raggiungere e da far raggiungere. E’
uno sportivo ben allenato e un preparatore atletico che non risparmia
suggerimenti e rimproveri, ma è pure per tutti una certezza che se alla mèta vi
è giunto lui, pur essendo partito dall’essere “un violento e un persecutore”
tutti possono tagliare il traguardo.
- “Dalle lettere traspare l’ammirazione che
egli nutrì, non per le gare in sé, ma per l’impegno, la dedizione, le
rinunzie, la perseveranza di cui gli atleti si mostravano capaci, per il
solo premio della corona riservata ai vincitori” (Mario Mello, Atleta di Cristo. Le metafore
agonistiche in San Paolo, Arte Tipografica Editrice, Napoli 2011).
28. San Paolo è un patrono che, mentre cura il corpo,
guarda alla cura della mente e dell’interiorità di ciascuno, patrono del vero e
autentico sportivo, che costruisce il suo corpo al massimo delle possibilità
umane, nella forza e nell’elasticità, senza sotterfugi di sostanze stimolanti, di droghe vere e proprie, che non dimentica la
cura dell’intelligenza con lo studio e
la cura dello spirito con la preghiera.
29. E’ un santo che completa il cammino dell’uomo e
della donna sotto ogni aspetto. E qui entrano in gioco non solo coloro che
praticano lo sport, ma anche coloro che girano nella sua orbita come curatori,
educatori, giornalisti, scrittori. San Paolo è l’Apostolo per eccellenza: non
tanto come un santo semplicemente da ammirare, quanto piuttosto da imitare (5).
30. Attraverso l’agonismo San Paolo porta in
particolare i cristiani di Corinto e di Filippi, e poi tutti noi cristiani a
comprendere che il messaggio di Gesù Cristo è così importante per ciascuno e
per tutti da richiedere un impegno totale, fino a donare la propria vita per
Lui.
Ma quando, dove
e perché San Paolo parla di sport? (testi e commenti)
31. “L’iniziativa non è dell’uomo che vuole o che
corre, ma di Dio che usa misericordia” (Romani 9,16).
San Paolo non usa un termine statico, come “agisce”,
ma usa il termine sportivo “corre”, a lui molto familiare, proprio di una
persona volta a raggiungere sempre un obiettivo, un premio, una meta.
5. Cfr. Conferenza dell’Ing.
Maurizio Monego “SAN PAOLO E LO SPORT: IL
PERCHÉ DI UNA PROPOSTA” – Alba, 9 settembre 2013 – Tempio San Paolo. Conferenza ripetuta poche
settimane dopo a San Paolo del Brasile, sempre per conto del Panathlon International e pubblicata poi
in parte sul mensile Vita Pastorale nei primi mesi del
2014
32. “Non sapete che i corridori nello stadio
corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Voi dovete correre in modo da
guadagnarlo! Ed ogni atleta si astiene da tutto; essi lo fanno per ottenere una
corona che appassisce, noi invece una indistruttibile. E io corro, ma non come
chi è senza meta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria, bensì
tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù, perché non succeda
che mentre predico agli altri, venga riprovato io stesso” (I Corinzi 9,24-27).
Risulta evidente la simpatia e diremmo l’empatia
di San Paolo per i corridori nello stadio, soprattutto nel comando di correre e
di vincere che egli dà ai Corinzi, seppure per una gara di tutt’altro genere. Diventando atleti per Dio si può vincere tutti, sempre, e la ricompensa
è eterna.
34. Diceva Pio XII il 20 maggio 1945: “Ciò che all’Apostolo importa, è quella realtà superiore, di cui lo
‘sport’ è l’immagine e il simbolo: il lavoro incessante per Cristo, il
raffrenamento e l’assoggettamento del corpo all’anima immortale, la vita eterna
premio di questa lotta”.
35. Oggi che lo sport occupa tanta parte nella
formazione dei giovani possiamo dire che esso non è soltanto un paragone
funzionale, ma un passaggio necessario sulla scia del vecchio adagio “Mens sana in corpore sano”.
Che senso ha
pretendere il massimo da se stessi?
37. E perché ci esponiamo al pericolo
continuamente? Ogni giorno io affronto la morte, com’è vero che voi siete il
mio vanto, o fratelli, in Cristo Gesù Signore nostro! Se soltanto per ragioni
umane io avessi combattuto a Efeso contro le fiere, a che mi gioverebbe? Se i
nostri morti non risorgono mangiamo e beviamo, perché domani morremo (I Corinzi
15,30-32).
Il
combattimento di cui parla Paolo è chiaramente una lotta che egli vive senza la
paura di giocarsi la vita.
Facciamo una corsa insensata, o
conosciamo bene la nostra mèta?
39.
Se non si vince non ci si deve scoraggiare, ma semmai c’è da verificare il
perché del mancato risultato o comunque del risultato inferiore alle attese.
Che cosa non ha funzionato a dovere, o dove si è sbagliato? Così facendo si pone
rimedio per le successive prove.
Esposi ai notabili il vangelo che
proclamo ai pagani, per evitare il rischio di correre o di aver corso invano
(Gàlati 2,2).
Correvate bene: chi vi ha ostacolato impedendovi
di obbedire alla verità? Questa persuasione non proviene da colui che vi chiamò
(Gàlati 5,7-8).
Ma non si vince sempre!
40. Nelle competizioni sportive non sempre si esulta
per la vittoria, alcune volte vincono gli avversari, altre volte i risultati
sono scarsi; ebbene si ricomincia senza paura e si va avanti.
Soltanto, comportatevi in maniera degna
del vangelo di Cristo; e sia che venga a vedervi, sia che resti lontano, oda
dire di voi che persistete in un solo spirito, lottando unanimi per la fede del
vangelo, e che gli avversari non vi atterriscono per nulla: questo è un indizio
sicuro, per loro di perdizione e per voi di salvezza, e ciò da parte di Dio,
poiché per riguardo al Cristo, a voi è stata concessa la grazia non solo di
credere, ma anche di soffrire per lui, affrontando la medesima lotta che
vedeste da me sostenuta e che, come sapete, è tuttora in corso (Filippesi
1,27-30).
41. I grandi risultati sono frutto di grande
impegno, di allenamento costante e di coesione del gruppo.
Da buon allenatore non manca di sottolineare le
ottime qualità dei Filippesi, già dimostrate in passato e ancora valide per il
futuro.
Fate tutto senza mormorazioni e
contestazioni, affinché siate irreprensibili e illibati, figli di Dio
immacolati in mezzo a una generazione tortuosa e sviata, in seno alla quale voi
brillate come astri nell’universo, tenendo alta la Parola di vita. Così potrò
vantarmi per il giorno di Cristo perché non ho corso né faticato invano
(Filippesi 2,14-16).
Non
basta parlare
42. Se nello sport il preparatore atletico si
limitasse a dire, sia pur con competenza, quanto bisogna fare per ottenere un
certo risultato, senza portare un esempio concreto, senza far vedere
praticamente come lui farebbe, il suo lavoro risulterebbe poco incisivo. Un
grande campione che porta il proprio esempio ha tutt’altra efficacia.
Soprattutto i giovani si identificano in una persona che diventa l’ideale al
quale ispirarsi. E questo ben lo sapeva San Paolo.
Non che io sia già arrivato alla mèta o sia già in uno stato di
perfezione, ma mi sforzo nel tentativo di afferrarla, perché anch’io sono stato
afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non pretendo di averla già afferrata;
questo dico: dimenticando il passato e protendendomi verso l’avvenire, mi
lancio verso la mèta, al premio della celeste chiamata in Cristo Gesù. Quanti
dunque siamo perfetti coltiviamo questi pensieri; se poi in qualche cosa
pensate diversamente, Dio vi rivelerà anche questo. Se non che al punto in cui
siamo giunti, continuiamo sulla stessa linea (Filippesi 3,12-16).
43. Si mette in gioco lui stesso, nella medesima
competizione, in modo da sentirsi e farli sentire solidali nel raggiungimento
del risultato finale.
E’ un metodo sicuramente di successo che sostiene
chi è più debole o insicuro il vedere la propria guida correre insieme.
Pensiamo alle paraolimpiadi, che spesso si basano
sulla solidarietà della coppia allenatore-giocatore per ottenere un valido risultato.
45. San Paolo coinvolgeva anche le donne nel suo apostolato, pur sapendo che la
gelosia avrebbe potuto rovinare il suo lavoro; allora era fondamentale trovare chi riportasse la pace e la buona armonia
nella comunità, o nel singolo gruppo. Questo avviene anche nell’ambito sportivo
dove il gruppo ha bisogno continuamente di mantenere la concordia per ottenere
i migliori risultati.
Pertanto, miei fratelli diletti e
desiderati, mio gaudio e mia corona, perseverate così nel Signore, o diletti.
Raccomando ad Evodia ed esorto Sintiche a vivere in buona armonia nel Signore.
Prego caldamente anche te, o sincero Sizigo, di aiutarle, perché hanno
strenuamente lottato con me, per il
vangelo, insieme a Clemente e ai restanti miei collaboratori, i cui nomi sono
scritti nel libro della vita (Filippesi 4,1-3).
Regole
generali sempre valide
46. La coesione e la forza del gruppo consiste
nell’avere una mèta precisa e condivisa verso la quale puntare tutti insieme
senza sbandamenti.
Nello sport di gruppo dove questo principio è
fondamentale: “tutti per uno, uno per
tutti”, in modo da raggiungere il massimo del potenziale di ciascuno e
dall’insieme delle persone: “Gareggiate nello stimarvi a vicenda”
(Romani 12,9).
Lui noi annunziamo, ammonendo ogni uomo
e istruendo ognuno in ogni saggezza, per rendere ciascun uomo perfetto in
Cristo. A questo scopo mi affanno, battendomi con quella energia che egli
sviluppa con prepotenza in me (Colossesi 1,28-29).
Nessuno arbitrariamente vi defraudi, compiacendosi in pratiche di poco
conto e nel culto degli angeli, indagando su ciò che ha visto, scioccamente
inorgoglito dalla sua mentalità carnale e staccato dal capo, dal quale tutto il
corpo, ricevendo nutrimento e coesione attraverso le giunture e i legamenti,
realizza la crescita di Dio (Colossesi 2,18-19).
Dalla
fatica alla gloria
47. Cambiare attività o stile o preparazione,
quando non si ottengono i risultati sperati, può rivelarsi un’ottima soluzione
e può far raggiungere successi imprevedibili nello sport come nell’apostolato.
Voi stessi sapete, fratelli, che la
nostra venuta tra voi non fu vana, ma, dopo aver prima sofferto ed essere stati
insultati a Filippi, come siete a conoscenza, abbiamo preso l’ardire in Dio
nostro di annunziare a voi il vangelo di Dio in mezzo a molti ostacoli (I
Tessalonicesi 2, 1-2).
Chi, infatti, è la nostra speranza, la
nostra gioia e la nostra corona di gloria davanti al Signore nostro Gesù Cristo
alla sua parusia, se non proprio voi? Voi, certo, siete la gloria e la gioia
nostra (I Tessalonicesi 2,19-20).
Come
allenare gli allenatori
48. Per dare qualche utile consiglio a coloro che
intendono intraprendere il suo stesso lavoro di apostolo, San Paolo si esprime
con una frase precisa e incisiva: “La ginnastica del corpo è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto”.
Non afferma che la ginnastica è inutile, ma che
questa si limita a coinvolgere soltanto una parte della persona, mentre la
pietà, intesa come rapporto con Dio e con gli altri, ha una valenza complessiva
senza limiti.
49. Le competizioni sportive richiedono
professionalità e impegno totale, autodisciplina, rifiuto di stimolanti o
droghe, a cui talvolta fanno ricorso giovani fragili: il premio è a vantaggio
di chi lotta con fatica e onestamente.
Allènati piuttosto alla pietà, poiché
la ginnastica del corpo è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto, avendo
la promessa della vita presente e di quella futura. Quanto ho detto è degno di
fede e di ogni accoglienza. Per questo noi ci affatichiamo e combattiamo,
perché abbiamo riposto la speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti
gli uomini, soprattutto dei fedeli. Questo proclama ed insegna (I Timoteo
4,6-11).
Combatti il buon combattimento della
fede, cerca di conquistare la vita eterna, alla quale sei stato chiamato e per
la quale hai confessato la bella confessione davanti a molti testimoni (I
Timoteo 6,11-12).
I
responsabili devono essere onesti
50. Lo sport ha bisogno di onestà e pulizia,
soprattutto oggi che prodotti di varia natura possono stimolare e spremere l’atleta
oltre il consentito. Non succeda che gli
stessi “responsabili” risultino irresponsabili.
La prima preoccupazione di genitori, allenatori,
tecnici, medici e personale vicino a un atleta dovrà essere quella di salvaguardare la salute psicofisica degli
atleti loro affidati e non il risultato ad ogni costo.
51. Nelle antiche olimpiadi il ritiro era
obbligatorio anche per i giudici, per non lasciarsi influenzare in alcun modo
nel giudicare la correttezza delle gare. Un criterio che può e deve valere
anche oggi senza interessi vari, soprattutto pecuniari.
San Paolo parla chiaro rivolgendosi sia al
soldato, che all’atleta: seppure in campi diversi essi dovranno combattere
secondo le regole.
Soffri insieme con me da buon soldato
di Cristo Gesù. Infatti nessuno che si dà a fare il soldato, si impiccia più
degli affari della vita civile, per piacere a colui che lo ha arruolato. Alla
stessa maniera, se uno fa l’atleta, non viene coronato se non a condizione che
abbia combattuto secondo le regole (2 Timoteo 2,1-5).
Consigli
di chi passa il testimone ad altri
52. Nello sport ci sono momenti di grande
attività e momenti nei quali è necessario passare la mano ad altri, per quanto bravi
si possa essere stati nel passato.
Questi passaggi di vita danno continuità e
sicurezza sia a chi lascia un impegno e sia a chi assume un compito con tutti i
timori di non essere all’altezza, soprattutto se chi viene sostituito è stato
un campione, o una persona di successo.
Quanto a me, io sono già versato in
libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto il buon
combattimento, ho terminato la corsa, ho mantenuto la fede. Per il resto, è già
in serbo per me la corona della giustizia, che mi consegnerà in quel giorno il
Signore, lui, il giusto Giudice; e non soltanto a me, ma anche a tutti quelli
che hanno amato la sua apparizione (2 Timoteo 4,6-8).
53. Citius,
altius, fortius = più veloce, più alto, più forte
Queste tre parole, che vogliono esprimere lo
spirito olimpico proteso al raggiungimento di mete sempre più impegnative
possono farci capire la “tensione serena e costante” dell’Apostolo Paolo.
Essa è presente dappertutto nelle sue Lettere
volte a riattizzare quel fuoco che era stato posto nel cuore e nello spirito
dei suoi fedeli al momento della conversione e che in seguito rischiava di
attenuarsi o di spegnersi.
… è tempo ormai per voi di svegliarvi
dal sonno; adesso infatti la nostra salvezza è più vicina che non quando demmo
l’assenso della fede. La notte è avanzata nel suo corso, il giorno è imminente.
Perciò mettiamo da parte le opere proprie delle tenebre e rivestiamoci delle armi
della luce. Comportiamoci con la dignità che conviene a chi agisce di giorno:
non gozzoviglie o orge, non lussurie e impudicizie, non litigi o gelosie. Ma
rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non indulgete alla carne, seguendo i suoi
impulsi sfrenati (Romani 13,11-14).
L’apostolo
è come un combattente sempre in missione
55. Si pensi a chi nello sport costruisce una
squadra con sacrificio e poi si accorge che sorgono divisioni e gruppetti di varia
entità con il rischio che tutto si sfilacci dando voce ai troppi galletti che
cantano nel pollaio.
Noi non diamo motivo di scandalo a
nessuno, perché non venga biasimato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci
presentiamo come ministri di Dio, con molta fortezza, nelle tribolazioni, nelle
angustie, nelle ansie, nelle percosse, nelle carceri, nelle sommosse, nelle fatiche,
nelle veglie, nei digiuni (2Corinzi 6,3-10).
Vincere,
vincere, vincere
56. Chi segue Gesù Cristo non è affatto un
rinunciatario, ma un vincente sempre: se in qualche occasione pare sconfitto,
ha sempre una marcia in più, riprende la lotta e combatte fino alla fine,
sicuro della vittoria, anche contro forze preponderanti.
In ambito sportivo la lezione è quella di credere
fino in fondo alla vittoria, saper superare eventuali sconfitte e riprendere la
preparazione seria in vista di una nuova gara da vincere, perché solo i
vincitori vengono “coronati”, solo chi vince viene ricordato.
Tuttavia, come suggerisce San Paolo, per essere
pronti a tutto è importante una buona difesa, ben registrata, contro un
avversario molto astuto, oltre l’arma di attacco, “la spada dello Spirito, cioè
la Parola di Dio”,.
In definitiva, rafforzatevi nel Signore
e con la sua potenza. Vestite l’intera armatura di Dio per contrastare le
ingegnose macchinazioni del diavolo; infatti non lottiamo contro una natura
umana mortale, ma contro i prìncipi, contro le potenze, contro dominatori di
questo mondo oscuro, contro gli spiriti maligni delle regioni celesti. Per
questo motivo indossate l’armatura di Dio per resistere nel giorno malvagio e,
dopo aver tutto predisposto, tenere saldamente il campo. State saldi, dunque,
avendo ai fianchi la cintura della verità, indosso la corazza della giustizia e
calzati i piedi con la prontezza che dà il vangelo della pace; in ogni occasione
imbracciando lo scudo della fede, col quale potrete spegnere tutti i dardi
infuocati del maligno; prendete l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito,
cioè la Parola di Dio (Efesini 6,10-17).
Sobrietà
e autodisciplina
57. Come gli atleti e i filosofi anche l’Apostolo
chiede un impegno e una autodisciplina totale, ordinati alla salvezza
definitiva del corpo, della mente e dello spirito, cioè dell’intera persona.
Le metafore attinte dallo sport, dal
combattimento e dalle diatribe filosofiche sono costanti per San Paolo, perché richiede
ai suoi fedeli la medesima tensione agonistica di chi si dedica esclusivamente alla
cura del corpo o della mente.
Essi dovranno seguire Gesù Cristo in tutto e per
tutto e portare a buon fine il loro compito.
Quelli che dormono, dormono di notte e
quelli che si inebriano, si inebriano di notte. Noi, invece, che siamo del
giorno, siamo sobri, rivestiti con la corazza della fede e della carità, avendo
per elmo la speranza della salvezza (I Tessalonicesi 5,7-8).
CONCLUSIONE
58. Questi passi citati ci portano automaticamente a considerare
e a scegliere questo santo come il patrono
degli olimpionici e di tutti gli sportivi, capace di sostenere lo sforzo e
l’impegno di tanti giovani, ragazze e ragazzi, che oltre il successo sportivo,
hanno la necessità di avere ulteriori indicazioni per la mente e per lo spirito
per riuscire davvero nella vita.
59. “Perché non
si è pensato prima di eleggere San Paolo patrono degli sportivi?”
Lo sport e le olimpiadi come giochi organizzati e
universali hanno assunto una rilevanza e una importanza fondamentale per
l’educazione dei più giovani soltanto negli ultimi decenni, in precedenza erano
un passatempo dei ricchi, cioè di un piccolo gruppo.
60. Per le donne si è dovuto attendere un cammino di
crescita dell’emancipazione femminile rivelatasi particolarmente
evidente negli ultimi tempi prima di vederle impegnate in tutte le discipline
considerate “maschili”.
61. Per i
diversamente abili l’accesso alle discipline sportive è stato spalancato in
tempi relativamente recenti. Un tempo erano tenuti nascosti in casa, oggi si è
scoperto che la scuola e lo sport sono veramente un toccasana per loro.
62. San Paolo,
se così sarà dato dalle autorità competenti, risulta essere il patrono ideale
per gli sportivi di tutte le discipline olimpiche e per quanti curano il corpo, sia
come professionisti sia con attività dilettantistiche, perché indica, oltre il
risultato immediato, un impegno e un risultato ben più alto verso i beni che
durano a lungo e verso Dio stesso.
Marcello Lauritano