martedì 24 aprile 2018

 

Meglio umiliarsi che farsi umiliare




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sabato 21 aprile 2018

 

Paolo, patrono degli sportivi, poca importa di quale sport


SAN PAOLO APOSTOLO PATRONO DEGLI SPORTIVI?
Importante è vincere, non solo partecipare!

Introduzione
1. Milioni di persone che praticano un’attività sportiva non hanno un proprio patrono, riconosciuto e valido per tutti, sportivi e tifosi.
2. Chi infatti parla e scrive di sport in maniera così precisa e competente come San Paolo?  Sembrerebbe muoversi in questo campo  - caso unico nella Bibbia – come un vero professionista o esperto.  
3. L’idea di san Paolo apostolo patrono è nata dalla riflessione sulle sue Lettere e ammirando il grandioso Tempio a lui dedicato sorto in Alba (Cuneo) ad opera del Beato don Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, che lo volle come “chiesa dei giornalisti” e dei cooperatori paolini.
4. Il Tempio di San Paolo in Alba potrebbe allora diventare anche “chiesa degli sportivi”, illustrando la totalità dell’uomo: dalla cura del  corpo, alla cura della mente, alla cura dello spirito.




Ma chi è San Paolo?
6. Se vogliamo conoscere il vero Paolo, senza aureola e senza peli sulla lingua, l’uomo tutto di un pezzo, il vero atleta di Gesù Cristo nel pieno fervore del suo impegno apostolico, non ci resta che rileggere questo passo che egli scrisse di getto ai cristiani di Corinto:
7. “Sono ministri di Cristo? Lo dico da stolto, io più di loro! Molto di più per le fatiche, molto di più per la prigionia, infinitamente di più per le percosse. Ho rasentato spesso la morte. Cinque volte dai Giudei ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte passato alle verghe, una volta lapidato, tre volte naufragato, ho trascorso un giorno e una notte sull’abisso. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di ladri, pericoli dai connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli dai falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, digiuno frequente, freddo e nudità” (2Corinzi 11,23-27).

8. San Paolo è un uomo abituato a lottare e combattere per portare avanti le proprie convinzioni, non certo pauroso della sofferenza e nemmeno della morte.
San Paolo ha sempre fatto della propria vita un impegno per ottenere il massimo fisicamente, psicologicamente e soprattutto spiritualmente. E suggerisce ai suoi discepoli lo stesso sforzo e impegno totale.

 9. “Da dove gli derivava questo stimolo agonistico costante, da vero lottatore?”
Saulo-Paolo ebbe un’infanzia e adolescenza trascorsa nel lavoro duro della tessitura delle tende, il giovane Saulo studiò la Thorà, cioè la “Legge” degli Israeliti, alla scuola di Gamaliele, aveva appreso come essere un buon fariseo,  un integralista (talebano), disposto a combattere per osservare la Legge.


13. Ma Saulo non bastandogli il territorio di Gerusalemme decise di perseguitare anche i gruppi di Damasco, città verso cui si diresse con tanto di mandato per una retata efficace.
Fu proprio sul percorso di Damasco che Saulo si imbatté nella visione di quel Gesù che voleva perseguitare nei suoi seguaci e che con lui poté avere un dialogo inaspettato. A Damasco venne successivamente battezzato diventando cristiano.

Da persecutore ad  apostolo


16. Saulo-Paolo lavorava manualmente per mantenersi e sosteneva altri al punto di farne un vanto di fronte ai Corinzi, viaggiava per migliaia di chilometri, spesso a piedi, era un “lottatore” e un ambizioso di una tale energia che niente lo poteva scoraggiare, nonostante i tanti contrasti dei quali parla nelle sue Lettere.

17. Oggi diremmo che un uomo così è un trascinatore, non solo con il suo esempio, ma con l’energia vitale che sprigiona da tutti i pori del suo corpo, da tutte le idee della sua mente, da tutto l’entusiasmo della sua fede.

18. E’ questo l’uomo, questo il santo, che si vorrebbe proporre come PATRONO DEGLI SPORTIVI, perché crediamo che abbia molto da dire a chi pratica lo sport o a chi lo segue come prospettiva alta di impegno umano totale del corpo, della mente e dello spirito.

San Paolo “sportivo” … in che senso?

19. Paolo conosceva e apprezzava l’impegno degli sportivi del suo tempo, perché davano il massimo possibile, soprattutto nei dieci mesi di preparazione e poi di celebrazione dei giochi olimpici; con loro si “ritiravano” i giudici e gli allenatori, perché l’olimpiade era una impresa religiosa epica, al punto di sospendere eventuali guerre o contese e da dare nome al tempo corrente: questo fin dall’anno 776 a.C.

20. A questi giochi olimpici se ne aggiunsero in seguito altri, come quelli istmici di Corinto, ai quali san Paolo partecipò forse come spettatore, o almeno ne sentì parlare da gente esperta; vi fa infatti riferimento varie volte nelle sue Lettere come esempio di impegno di vita per conseguire un premio molto importante nella stima comune, ed esemplare per un cristiano che vuole imitare Gesù.
San Paolo patrono degli sportivi? (Intuizione e motivazioni)
21. Alcuni anni fa, mentre si stava pregando e si ammirava la “Gloria di San Paolo”, monumento absidale nell’omonimo Tempio di Alba (Cuneo), la riflessione si fermò sul fatto che questo santo è l’unico nella Bibbia a parlare espressamente di corsa, di pugilato, di combattimento, di agonismo.
22. Approfondendo tutto questo si è venuti a conoscenza anche di testi che parlano di San Paolo e lo sport (3), senza però che a nessuno passasse ancora per la mente l’idea di proporre l’Apostolo come patrono degli sportivi.
23. Non si tratta di voler presentare il patrocinio di San Paolo come un toccasana al fine di vincere delle gare, o come una protezione magica in ordine ad evitare incidenti. Paolo, patrono degli sportivi, dovrebbe piuttosto essere uno stimolo a gareggiare bene, secondo le regole, e ad accettare anche le sconfitte come la normalità nello sport, dove tanti partecipano e pochi vincono.
  1. Il più semplice e immediato di essi è un sussidio per quattordicenni che si preparano al sacramento della Confermazione: ATLETI DI CRISTO CON SAN PAOLO, sussidio 14enni, preparato dalla Pastorale giovanile della diocesi di Milano, servizio ragazzi, adolescenti e oratorio, Edizioni In Dialogo, Milano 2009. E’ uno strumento schiettamente catechistico, semplice e immediato, per animatori e ragazzi. San Paolo può quindi essere una guida per gli adolescenti, interessati allo sport, ma anche alla vita spirituale.
Edio Costantini e Kevin Lixey, SAN PAOLO E LO SPORT: un percorso per campioni, Edizioni La Meridiana, Molfetta 2009. Questo testo è per gli interessati allo sport, agonistico o dilettantistico, per giovani praticanti o chi li dirige nelle varie associazioni. E’ frutto di esperienza degli autori: essi vedono lo sport come un grande mezzo educativo e si rivolgono anche agli esperti del settore indicando prospettive squisitamente “paoline” di superamento della semplice pratica sportiva, come “costruzione del corpo”, per arrivare alla formazione dell’uomo e della donna, forti e ben preparati alle lotte della vita e a un cammino spirituale.
Mario Mello, ATLETA DI CRISTO. Le metafore agonistiche in San Paolo, Arte Tipografica Editrice, Napoli 2011. Questo testo, frutto di uno studio accurato e appassionato sui testi paolini è illuminante su queste metafore, che non sono semplicemente un vezzo del tempo utilizzato da San Paolo, ma un vero e proprio corso di formazione sullo schema dell’allenamento duro e costante degli antichi atleti e guerrieri, per una ascesi cristiana integrale, che lo stesso San Paolo praticava.
24. San Paolo, pur non essendo uno sportivo in senso proprio (non risulta che abbia mai gareggiato o fatto palestra), certamente doveva essere dotato di un corpo ben allenato se dopo tante sofferenze fisiche e interiori si presenta sempre molto energico, forte, capace di percorrere tutta l’area del Mediterraneo nelle condizioni e situazioni del suo tempo (cfr Lettere ai Corinzi).
25. Egli parla di corsa negli stadi come di un fatto ben conosciuto, parla anche di preparazione e impegno atletico-fisico, ma poi passa subito a trattare di impegno all’autodisciplina interiore, tanto cara ad epicurei e stoici, per arrivare all’impegno totale della persona nel seguire Gesù Cristo, l’uomo perfetto a servizio del disegno del Padre, che lui stesso, Paolo, ha deciso di imitare in tutto e per tutto e di indicare ai suoi fedeli: “Imitate me, come io imito Cristo”.
26. C’è una “nuova via” da percorrere non fiaccamente, ma di corsa: è la competizione nello stadio della vita presente, che San Paolo propone con vigore a tutti, come un trascinatore che vuol far vincere tutti.
27. San Paolo ci sta davanti come un corridore e un lottatore, che ha sempre tenuto presente la meta da raggiungere e da far raggiungere. E’ uno sportivo ben allenato e un preparatore atletico che non risparmia suggerimenti e rimproveri, ma è pure per tutti una certezza che se alla mèta vi è giunto lui, pur essendo partito dall’essere “un violento e un persecutore” tutti possono tagliare il traguardo.

  1.  “Dalle lettere traspare l’ammirazione che egli nutrì, non per le gare in sé, ma per l’impegno, la dedizione, le rinunzie, la perseveranza di cui gli atleti si mostravano capaci, per il solo premio della corona riservata ai vincitori” (Mario Mello, Atleta di Cristo. Le metafore agonistiche in San Paolo, Arte Tipografica Editrice, Napoli 2011).
28. San Paolo è un patrono che, mentre cura il corpo, guarda alla cura della mente e dell’interiorità di ciascuno, patrono del vero e autentico sportivo, che costruisce il suo corpo al massimo delle possibilità umane, nella forza e nell’elasticità, senza sotterfugi di sostanze stimolanti,  di droghe vere e proprie, che non dimentica la cura dell’intelligenza con lo studio e  la cura dello spirito con la preghiera.
29. E’ un santo che completa il cammino dell’uomo e della donna sotto ogni aspetto. E qui entrano in gioco non solo coloro che praticano lo sport, ma anche coloro che girano nella sua orbita come curatori, educatori, giornalisti, scrittori. San Paolo è l’Apostolo per eccellenza: non tanto come un santo semplicemente da ammirare, quanto piuttosto da imitare (5).
30. Attraverso l’agonismo San Paolo porta in particolare i cristiani di Corinto e di Filippi, e poi tutti noi cristiani a comprendere che il messaggio di Gesù Cristo è così importante per ciascuno e per tutti da richiedere un impegno totale, fino a donare la propria vita per Lui.

Ma quando, dove e perché San Paolo parla di sport? (testi e commenti)
31. L’iniziativa non è dell’uomo che vuole o che corre, ma di Dio che usa misericordia (Romani 9,16).
San Paolo non usa un termine statico, come “agisce”, ma usa il termine sportivo “corre”, a lui molto familiare, proprio di una persona volta a raggiungere sempre un obiettivo, un premio, una meta.
5. Cfr. Conferenza dell’Ing. Maurizio Monego  “SAN PAOLO E LO SPORT: IL PERCHÉ DI UNA PROPOSTA” – Alba, 9 settembre 2013 – Tempio San Paolo. Conferenza ripetuta poche settimane dopo a San Paolo del Brasile, sempre per conto del Panathlon International e pubblicata poi in parte sul mensile Vita Pastorale nei primi mesi del 2014
32.  Non sapete che i corridori nello stadio corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Voi dovete correre in modo da guadagnarlo! Ed ogni atleta si astiene da tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una indistruttibile. E io corro, ma non come chi è senza meta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria, bensì tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù, perché non succeda che mentre predico agli altri, venga riprovato io stesso” (I Corinzi 9,24-27).

Risulta evidente la simpatia e diremmo l’empatia di San Paolo per i corridori nello stadio, soprattutto nel comando di correre e di vincere che egli dà ai Corinzi, seppure per una gara di tutt’altro genere. Diventando atleti per Dio  si può vincere tutti, sempre, e la ricompensa è eterna.
34. Diceva Pio XII il 20 maggio 1945: “Ciò che all’Apostolo importa, è quella realtà superiore, di cui lo ‘sport’ è l’immagine e il simbolo: il lavoro incessante per Cristo, il raffrenamento e l’assoggettamento del corpo all’anima immortale, la vita eterna premio di questa lotta”.
35. Oggi che lo sport occupa tanta parte nella formazione dei giovani possiamo dire che esso non è soltanto un paragone funzionale, ma un passaggio necessario sulla scia del vecchio adagio “Mens sana in corpore sano”.

Che senso ha pretendere il massimo da se stessi?
37. E perché ci esponiamo al pericolo continuamente? Ogni giorno io affronto la morte, com’è vero che voi siete il mio vanto, o fratelli, in Cristo Gesù Signore nostro! Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Efeso contro le fiere, a che mi gioverebbe? Se i nostri morti non risorgono mangiamo e beviamo, perché domani morremo (I Corinzi 15,30-32).
Il combattimento di cui parla Paolo è chiaramente una lotta che egli vive senza la paura di giocarsi la vita.

Facciamo una corsa insensata, o conosciamo bene la nostra mèta?

39. Se non si vince non ci si deve scoraggiare, ma semmai c’è da verificare il perché del mancato risultato o comunque del risultato inferiore alle attese. Che cosa non ha funzionato a dovere, o dove si è sbagliato? Così facendo si pone rimedio per le successive prove.
Esposi ai notabili il vangelo che proclamo ai pagani, per evitare il rischio di correre o di aver corso invano (Gàlati 2,2).
 Correvate bene: chi vi ha ostacolato impedendovi di obbedire alla verità? Questa persuasione non proviene da colui che vi chiamò (Gàlati 5,7-8).

Ma non si vince sempre!
40. Nelle competizioni sportive non sempre si esulta per la vittoria, alcune volte vincono gli avversari, altre volte i risultati sono scarsi; ebbene si ricomincia senza paura e si va avanti.
 Soltanto, comportatevi in maniera degna del vangelo di Cristo; e sia che venga a vedervi, sia che resti lontano, oda dire di voi che persistete in un solo spirito, lottando unanimi per la fede del vangelo, e che gli avversari non vi atterriscono per nulla: questo è un indizio sicuro, per loro di perdizione e per voi di salvezza, e ciò da parte di Dio, poiché per riguardo al Cristo, a voi è stata concessa la grazia non solo di credere, ma anche di soffrire per lui, affrontando la medesima lotta che vedeste da me sostenuta e che, come sapete, è tuttora in corso (Filippesi 1,27-30).

41. I grandi risultati sono frutto di grande impegno, di allenamento costante e di coesione del gruppo.
Da buon allenatore non manca di sottolineare le ottime qualità dei Filippesi, già dimostrate in passato e ancora valide per il futuro.
Fate tutto senza mormorazioni e contestazioni, affinché siate irreprensibili e illibati, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione tortuosa e sviata, in seno alla quale voi brillate come astri nell’universo, tenendo alta la Parola di vita. Così potrò vantarmi per il giorno di Cristo perché non ho corso né faticato invano (Filippesi 2,14-16).

Non basta parlare

42. Se nello sport il preparatore atletico si limitasse a dire, sia pur con competenza, quanto bisogna fare per ottenere un certo risultato, senza portare un esempio concreto, senza far vedere praticamente come lui farebbe, il suo lavoro risulterebbe poco incisivo. Un grande campione che porta il proprio esempio ha tutt’altra efficacia. Soprattutto i giovani si identificano in una persona che diventa l’ideale al quale ispirarsi. E questo ben lo sapeva San Paolo.
 Non che io sia già arrivato alla mèta o sia già in uno stato di perfezione, ma mi sforzo nel tentativo di afferrarla, perché anch’io sono stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non pretendo di averla già afferrata; questo dico: dimenticando il passato e protendendomi verso l’avvenire, mi lancio verso la mèta, al premio della celeste chiamata in Cristo Gesù. Quanti dunque siamo perfetti coltiviamo questi pensieri; se poi in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi rivelerà anche questo. Se non che al punto in cui siamo giunti, continuiamo sulla stessa linea (Filippesi 3,12-16).

43. Si mette in gioco lui stesso, nella medesima competizione, in modo da sentirsi e farli sentire solidali nel raggiungimento del risultato finale.
E’ un metodo sicuramente di successo che sostiene chi è più debole o insicuro il vedere la propria guida correre insieme.
Pensiamo alle paraolimpiadi, che spesso si basano sulla solidarietà della coppia allenatore-giocatore per ottenere un valido risultato.

45. San Paolo coinvolgeva anche le donne nel suo apostolato, pur sapendo che la gelosia avrebbe potuto rovinare il suo lavoro; allora era fondamentale trovare  chi riportasse la pace e la buona armonia nella comunità, o nel singolo gruppo. Questo avviene anche nell’ambito sportivo dove il gruppo ha bisogno continuamente di mantenere la concordia per ottenere i migliori risultati.

Pertanto, miei fratelli diletti e desiderati, mio gaudio e mia corona, perseverate così nel Signore, o diletti. Raccomando ad Evodia ed esorto Sintiche a vivere in buona armonia nel Signore. Prego caldamente anche te, o sincero Sizigo, di aiutarle, perché hanno strenuamente lottato  con me, per il vangelo, insieme a Clemente e ai restanti miei collaboratori, i cui nomi sono scritti nel libro della vita (Filippesi 4,1-3).

Regole generali sempre valide

46. La coesione e la forza del gruppo consiste nell’avere una mèta precisa e condivisa verso la quale puntare tutti insieme senza sbandamenti.
Nello sport di gruppo dove questo principio è fondamentale: “tutti per uno, uno per tutti”, in modo da raggiungere il massimo del potenziale di ciascuno e dall’insieme delle persone: Gareggiate nello stimarvi a vicenda” (Romani 12,9).

Lui noi annunziamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ognuno in ogni saggezza, per rendere ciascun uomo perfetto in Cristo. A questo scopo mi affanno, battendomi con quella energia che egli sviluppa con prepotenza in me (Colossesi 1,28-29).

 Nessuno arbitrariamente vi defraudi, compiacendosi in pratiche di poco conto e nel culto degli angeli, indagando su ciò che ha visto, scioccamente inorgoglito dalla sua mentalità carnale e staccato dal capo, dal quale tutto il corpo, ricevendo nutrimento e coesione attraverso le giunture e i legamenti, realizza la crescita di Dio (Colossesi 2,18-19).

Dalla fatica alla gloria

47. Cambiare attività o stile o preparazione, quando non si ottengono i risultati sperati, può rivelarsi un’ottima soluzione e può far raggiungere successi imprevedibili nello sport come nell’apostolato.
Voi stessi sapete, fratelli, che la nostra venuta tra voi non fu vana, ma, dopo aver prima sofferto ed essere stati insultati a Filippi, come siete a conoscenza, abbiamo preso l’ardire in Dio nostro di annunziare a voi il vangelo di Dio in mezzo a molti ostacoli (I Tessalonicesi 2, 1-2).

Chi, infatti, è la nostra speranza, la nostra gioia e la nostra corona di gloria davanti al Signore nostro Gesù Cristo alla sua parusia, se non proprio voi? Voi, certo, siete la gloria e la gioia nostra (I Tessalonicesi 2,19-20).

Come allenare gli allenatori

48. Per dare qualche utile consiglio a coloro che intendono intraprendere il suo stesso lavoro di apostolo, San Paolo si esprime con una frase precisa e incisiva: “La ginnastica del corpo è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto”.
Non afferma che la ginnastica è inutile, ma che questa si limita a coinvolgere soltanto una parte della persona, mentre la pietà, intesa come rapporto con Dio e con gli altri, ha una valenza complessiva senza limiti.

49. Le competizioni sportive richiedono professionalità e impegno totale, autodisciplina, rifiuto di stimolanti o droghe, a cui talvolta fanno ricorso giovani fragili: il premio è a vantaggio di chi lotta con fatica e onestamente.
Allènati piuttosto alla pietà, poiché la ginnastica del corpo è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto, avendo la promessa della vita presente e di quella futura. Quanto ho detto è degno di fede e di ogni accoglienza. Per questo noi ci affatichiamo e combattiamo, perché abbiamo riposto la speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, soprattutto dei fedeli. Questo proclama ed insegna (I Timoteo 4,6-11).

Combatti il buon combattimento della fede, cerca di conquistare la vita eterna, alla quale sei stato chiamato e per la quale hai confessato la bella confessione davanti a molti testimoni (I Timoteo 6,11-12).

I responsabili devono essere onesti

50. Lo sport ha bisogno di onestà e pulizia, soprattutto oggi che prodotti di varia natura possono stimolare e spremere l’atleta  oltre il consentito. Non succeda che gli stessi “responsabili” risultino irresponsabili.
La prima preoccupazione di genitori, allenatori, tecnici, medici e personale vicino a un atleta dovrà essere quella di salvaguardare la salute psicofisica degli atleti loro affidati e non il risultato ad ogni costo.

51. Nelle antiche olimpiadi il ritiro era obbligatorio anche per i giudici, per non lasciarsi influenzare in alcun modo nel giudicare la correttezza delle gare. Un criterio che può e deve valere anche oggi senza interessi vari, soprattutto pecuniari.
San Paolo parla chiaro rivolgendosi sia al soldato, che all’atleta: seppure in campi diversi essi dovranno combattere secondo le regole. 

Soffri insieme con me da buon soldato di Cristo Gesù. Infatti nessuno che si dà a fare il soldato, si impiccia più degli affari della vita civile, per piacere a colui che lo ha arruolato. Alla stessa maniera, se uno fa l’atleta, non viene coronato se non a condizione che abbia combattuto secondo le regole (2 Timoteo 2,1-5).

Consigli di chi passa il testimone ad altri

52. Nello sport ci sono momenti di grande attività e momenti nei quali è necessario passare la mano ad altri, per quanto bravi si possa essere stati nel passato.
Questi passaggi di vita danno continuità e sicurezza sia a chi lascia un impegno e sia a chi assume un compito con tutti i timori di non essere all’altezza, soprattutto se chi viene sostituito è stato un campione, o una persona di successo.

Quanto a me, io sono già versato in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto il buon combattimento, ho terminato la corsa, ho mantenuto la fede. Per il resto, è già in serbo per me la corona della giustizia, che mi consegnerà in quel giorno il Signore, lui, il giusto Giudice; e non soltanto a me, ma anche a tutti quelli che hanno amato la sua apparizione (2 Timoteo 4,6-8).


53. Citius, altius, fortius = più veloce, più alto, più forte

Queste tre parole, che vogliono esprimere lo spirito olimpico proteso al raggiungimento di mete sempre più impegnative possono farci capire la “tensione serena e costante” dell’Apostolo Paolo.
Essa è presente dappertutto nelle sue Lettere volte a riattizzare quel fuoco che era stato posto nel cuore e nello spirito dei suoi fedeli al momento della conversione e che in seguito rischiava di attenuarsi o di spegnersi.


… è tempo ormai per voi di svegliarvi dal sonno; adesso infatti la nostra salvezza è più vicina che non quando demmo l’assenso della fede. La notte è avanzata nel suo corso, il giorno è imminente. Perciò mettiamo da parte le opere proprie delle tenebre e rivestiamoci delle armi della luce. Comportiamoci con la dignità che conviene a chi agisce di giorno: non gozzoviglie o orge, non lussurie e impudicizie, non litigi o gelosie. Ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non indulgete alla carne, seguendo i suoi impulsi sfrenati (Romani 13,11-14).


L’apostolo è come un combattente sempre in missione

55. Si pensi a chi nello sport costruisce una squadra con sacrificio e poi si accorge che sorgono divisioni e gruppetti di varia entità con il rischio che tutto si sfilacci dando voce ai troppi galletti che cantano nel pollaio.

Noi non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga biasimato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fortezza, nelle tribolazioni, nelle angustie, nelle ansie, nelle percosse, nelle carceri, nelle sommosse, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni (2Corinzi 6,3-10).



Vincere, vincere, vincere

56. Chi segue Gesù Cristo non è affatto un rinunciatario, ma un vincente sempre: se in qualche occasione pare sconfitto, ha sempre una marcia in più, riprende la lotta e combatte fino alla fine, sicuro della vittoria, anche contro forze preponderanti.
In ambito sportivo la lezione è quella di credere fino in fondo alla vittoria, saper superare eventuali sconfitte e riprendere la preparazione seria in vista di una nuova gara da vincere, perché solo i vincitori vengono “coronati”, solo chi vince viene ricordato.
Tuttavia, come suggerisce San Paolo, per essere pronti a tutto è importante una buona difesa, ben registrata, contro un avversario molto astuto, oltre l’arma di attacco, “la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio”,.

In definitiva, rafforzatevi nel Signore e con la sua potenza. Vestite l’intera armatura di Dio per contrastare le ingegnose macchinazioni del diavolo; infatti non lottiamo contro una natura umana mortale, ma contro i prìncipi, contro le potenze, contro dominatori di questo mondo oscuro, contro gli spiriti maligni delle regioni celesti. Per questo motivo indossate l’armatura di Dio per resistere nel giorno malvagio e, dopo aver tutto predisposto, tenere saldamente il campo. State saldi, dunque, avendo ai fianchi la cintura della verità, indosso la corazza della giustizia e calzati i piedi con la prontezza che dà il vangelo della pace; in ogni occasione imbracciando lo scudo della fede, col quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio (Efesini 6,10-17).

Sobrietà e autodisciplina

57. Come gli atleti e i filosofi anche l’Apostolo chiede un impegno e una autodisciplina totale, ordinati alla salvezza definitiva del corpo, della mente e dello spirito, cioè dell’intera persona.
Le metafore attinte dallo sport, dal combattimento e dalle diatribe filosofiche sono costanti per San Paolo, perché richiede ai suoi fedeli la medesima tensione agonistica di chi si dedica esclusivamente alla cura del corpo o della mente.
Essi dovranno seguire Gesù Cristo in tutto e per tutto e portare a buon fine il loro compito.

Quelli che dormono, dormono di notte e quelli che si inebriano, si inebriano di notte. Noi, invece, che siamo del giorno, siamo sobri, rivestiti con la corazza della fede e della carità, avendo per elmo la speranza della salvezza (I Tessalonicesi 5,7-8).


CONCLUSIONE
58. Questi passi citati ci portano automaticamente a considerare e a scegliere questo santo come il patrono degli olimpionici e di tutti gli sportivi, capace di sostenere lo sforzo e l’impegno di tanti giovani, ragazze e ragazzi, che oltre il successo sportivo, hanno la necessità di avere ulteriori indicazioni per la mente e per lo spirito per riuscire davvero nella vita.
59. “Perché non si è pensato prima di eleggere San Paolo patrono degli sportivi?”
Lo sport e le olimpiadi come giochi organizzati e universali hanno assunto una rilevanza e una importanza fondamentale per l’educazione dei più giovani soltanto negli ultimi decenni, in precedenza erano un passatempo dei ricchi, cioè di un piccolo gruppo.
60. Per le donne si è dovuto attendere un cammino di crescita dell’emancipazione femminile rivelatasi particolarmente evidente negli ultimi tempi prima di vederle impegnate in tutte le discipline considerate “maschili”.
61. Per i diversamente abili l’accesso alle discipline sportive è stato spalancato in tempi relativamente recenti. Un tempo erano tenuti nascosti in casa, oggi si è scoperto che la scuola e lo sport sono veramente un toccasana per loro.
62. San Paolo, se così sarà dato dalle autorità competenti, risulta essere il patrono ideale per gli sportivi di tutte le discipline olimpiche e per quanti curano il corpo, sia come professionisti sia con attività dilettantistiche, perché indica, oltre il risultato immediato, un impegno e un risultato ben più alto verso i beni che durano a lungo e verso Dio stesso.
Marcello Lauritano

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