MORIRE (IN CRISTO) È GUADAGNO
Paolo utilizza il verbo νεκρόω (nekróō)
"morire" solo 2 volte, in
- Rm 4,19 (“Egli non vacillò nella fede,
pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto
il seno di Sara.”)
- e Col 3,5 (“Fate morire dunque ciò che
appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e
quella cupidigia che è idolatria;”)
***
Le forme, verbali e nominali del
“morire” e della "morte", sono molto frequenti (14) in italiano,
nella traduzione dal greco del " – corpus paulinum, nella Bibbia
della CEI 2008:
MORTI 54 (volte)
- da Rom 1,4 (“costituito Figlio di Dio
con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei
morti [ἀναστάσεως νεκρῶν], Gesù Cristo nostro Signore”)
- a 2 Tm 4,1 (“Ti scongiuro davanti a
Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti [ζῶντας καὶ
νεκρούς], per la sua manifestazione e il suo regno…”)
NOTA FILOLOGICA: L’aggettivo νεκρός (nekròs) ricorre in
40 vv del corpus paulinum, 43 volte, da Rom 1,4 a 2Tm 4,1; cfr. Rm 8,11; 1 Cor
15,12.29, dove ricorre 2 volte in ciascun versetto.
MORTE 53
- da Rm 1,32 (“pur conoscendo il
giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte [ἄξιοι
θανάτου εἰσίν – digni sunt morte – are worthy of death], non solo le
commettono, ma anche approvano chi le fa”)
- a 2Tm 1,10 (“…la manifestazione del
salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte [τὸν θάνατον] e ha fatto
risplendere la vita e l'incorruttibilità per mezzo del Vangelo”).
NOTA FILOLOGICA
Il sostantivo greco θάνατος (En: death, the Septuagint
for מָוֶת (māwet) and מוּת
(mût), but also for דֶּבֶר (deber-dever) - cfr.
σκιά θανάτου - צַלְמָוֶת) è usato da Paolo in
42 vv, 47 volte;
- da Rm 1,32 a 2Tm 2,10; cfr. Rm 5,12; 7,13; 1 Cor
15,55; 2 Cor 2,16 (noi apostoli siamo il profumo di Cristo, “per gli uni odore
di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita”) (dove ricorre
2 volte in ciascun versetto)
MORTO 18
cfr. Rm 4,19; 2 Cor 5,15 (“Ed egli –
Gesù, il Cristo - è morto [ἀπέθανεν] per tutti, perché quelli che vivono non
vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto [ἀποθανόντι καὶ
ἐγερθέντι] per loro.”).
NOTA FILOLOGICA Il verbo ἀποθνῄσκω (apothnḗiskō) (En:
to die, so as to be no more; cfr. Latin emorior; die off or out, pass away;
German absterben, versterben) è in 36 vv. del cp, - da Rm 5,6 (“quando eravamo
ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi”) a 1Ts 5,10 (“Egli
– Gesù – è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo
insieme con lui.”)
MORIRE 7
in Rm 5,7 (“Ora, a stento qualcuno è
disposto a morire [ἀποθανεῖται] per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire
[ἀποθανεῖν] per una persona buona.”); 8,13; 1 Cor 9,15; 2 Cor 7,3; Fil 1,21;
Col 3,5
MORÌ 4
in Rm 5,6 (“Infatti egli morì, e morì [2
volte ἀπέθανεν] per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per
Dio.”); 6,10; 1 Cor 15,3.
MORIAMO 4
in Rm 14,8 (“se noi viviamo, viviamo per
il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che
moriamo [4 volte ἀποθνῄσκωμεν], siamo del Signore.”); 2 Tm 2,11.
MORIREMO 2
in 1 Cor 15,32 (“Se i morti non
risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo”); 15,51
MORIBONDI 1
in 2Cor 6,9 (“come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e
invece viviamo”)
MORIRETE 1
in Rm 8,13 (“perché, se vivete secondo
la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere
del corpo, vivrete”)
MORIRONO 1
in Rm 5,15 (“se infatti per la caduta di
uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio”)
MORTA 1
in 1Tm 5,6 (“la vedova “che si abbandona
ai piaceri, anche se vive, è già morta”)
MORTALE 5
(è il corpo umano o la carne: in Rm
6,12; 1 Cor 15,53-54; 2 Cor 4,11; 5,4);
- il plurale, “mortali” è solo in
Rom 8,11 (“E se lo Spirito di Dio, - il Padre - che ha risuscitato Gesù – il
Figlio - dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti
darà la vita anche ai vostri corpi mortali [τὰ θνητὰ σώματα ὑμῶν –
mortalia corpora vestra – your mortal bodies] per mezzo del suo Spirito che
abita in voi”)
NOTA FILOLOGICA: L’aggettivo θνητός (thnētós) (En:
subject to death, mortal, iable to death) è usato da Paolo ancora in Rm 6,12; 1
Cor 15,53-54; 2 Cor 4,11; 5,4 (“non vogliamo essere spogliati ma rivestiti,
affinché ciò che è mortale [τὸ θνητὸν] venga assorbito dalla vita”)
MORTIFICAZIONE 1
in Col 2,23: prescrizioni e insegnamenti
o dottrine morali di uomini “hanno una parvenza di sapienza con la loro falsa
religiosità e umiltà e mortificazione del corpo [ἀφειδίᾳ σώματος-ad non
parcendum corpori-neglecting of the body] ma in realtà non hanno alcun valore
se non quello di soddisfare la carne.”)
NOTAFILOLOGICA : ἀφειδία (apheidía) (En: as not
sparing one's body severe self-control, nonindulgence, asceticism) è hapax
legomenon, ricorrendo solo qui.
CONCLUSIONI
PROSPETTICHE
a) chi muore in Cristo, morto
crocifisso, anche senza assistenza ecclesiastica o sacramentale, risorge con
lui;
b) non mortificarsi da questo mondo, dal
pensare secondo gli uomini, significa essere già morti – da disperati
c) è il battesimo che immedisima il
credente nel vangelo di Paolo, nel Cristo stesso – e Cristo è l’unico capace
per potenza dello Spirito e volontà del Padre, di risorgere da morte e vivere
in eterno
d) la morte è un esodo pasquale
personale, da uomo vecchio a figlo e figlia del Padre in Cristo, l’unica Via
per arrivare insieme e tutti a Casa
e) I figli e le figlie di Dio sono anche
eredi nel Figlio della stessa sua vita divina, immortale ed eterna; perciò
anche coeredi del cielo e della terra. a.c.