sabato 16 marzo 2024
SACERDOZIO DI CRISTO E DEL CRISTIANO
Cristo fu obbediente fino alla morte e alla morte di croce, cioè fino al martirio per la fede.
Ebrei 5,7-9. Obbedire a Dio significa disobbedire agli uomini a costo di
morire.
Video Lezione
Ebrei 5,7
Ebrei 5,7 afferma che Cristo, nei giorni della sua vita
terrena, offrì preghiere e suppliche a Dio con forti grida e lacrime, e "venne esaudito". Questo versetto, in
relazione alla domanda su come il crocifisso fu salvato dalla morte, apre a
diverse riflessioni:
- 1. L'umanità di Cristo
Il testo sottolinea l'umanità di Cristo. Egli pregò
con "forti grida e lacrime", mostrando la sua
profonda sofferenza e angoscia di fronte alla morte. Questo aspetto è
importante perché ci ricorda che Cristo non era solo Dio, ma anche uomo, e come
tale sperimentò la paura e la trepidazione di fronte al dolore e alla morte.
- 2. La sua obbedienza al Padre
Nonostante la sofferenza, Cristo pregò il Padre con "pieno abbandono a lui" e "venne esaudito". La sua obbedienza al Padre
è fondamentale per la nostra salvezza. Cristo non cercò di evitare la morte, ma
si sottomise alla volontà del Padre, offrendo la sua vita per l'umanità.
- 3. La natura della sua salvezza
L'espressione "venne esaudito"
non significa necessariamente che Cristo fu salvato dalla morte fisica. La sua
salvezza non consisteva nell'evitare la morte, ma nel risorgere dai morti e
sconfiggere il potere del peccato e della morte. La sua risurrezione è la prova
della sua vittoria e la garanzia della nostra salvezza.
- 4. La sua intercessione per noi
L'esperienza di Cristo nella sofferenza e nella
preghiera lo rende un sommo sacerdote misericordioso e compassionevole, in
grado di intercedere per noi presso il Padre. In quanto nostro intercessore,
Cristo comprende le nostre sofferenze e ci aiuta a perseverare nella fede.
In conclusione
Ebrei 5,7 ci presenta un Cristo pienamente umano che,
nella sofferenza e nell'obbedienza al Padre, offre la sua vita per la nostra
salvezza. La sua risurrezione è la prova della sua vittoria sulla morte e la
garanzia della nostra salvezza eterna. La sua intercessione ci dona speranza e
conforto nelle nostre sofferenze.
Altri spunti di riflessione:
- Come la
sofferenza di Cristo può aiutarci a comprendere le nostre sofferenze?
- In che
modo l'obbedienza di Cristo al Padre ci ispira a vivere una vita
obbediente?
- Come la
risurrezione di Cristo ci dona speranza e forza nella vita?
- Come
possiamo attingere alla compassione e all'intercessione di Cristo nelle
nostre prove?
Ebrei 2,8
Ebrei 2,8 afferma che Cristo, pur essendo Figlio
di Dio, "imparò l'obbedienza da
ciò che patì". Questo versetto, nel contesto della lettera
agli Ebrei, assume un significato profondo e complesso, che ci permette di
esplorare diverse sfaccettature della figura di Cristo e della sua obbedienza
al Padre.
- 1. L'obbedienza come perfezionamento
L'obbedienza di Cristo non è da
intendersi come un semplice atto di sottomissione, ma come un processo di
crescita e perfezionamento. Attraverso la sofferenza e la prova, Cristo ha
imparato a conoscere in modo più profondo la volontà del Padre e ad adempierla
perfettamente.
- 2. La solidarietà con l'umanità
L'esperienza della sofferenza ha
permesso a Cristo di solidarizzare con l'umanità in modo completo. Egli ha
condiviso le nostre debolezze e le nostre prove, diventando un modello di
obbedienza e di amore per tutti noi.
- 3. La vittoria sulla tentazione
L'espressione "imparò
l'obbedienza" può essere interpretata anche come il superamento della
tentazione. Nel contesto di Ebrei, la tentazione più grande per Cristo era
quella di evitare la sofferenza e la morte. Tuttavia, egli ha obbedito al Padre,
accettando la sua condanna a morte per la salvezza dell'umanità.
- 4. Obbedienza agli uomini per obbedire a Dio?
L'obbedienza di Cristo non si limitava
al Padre, ma si estendeva anche agli uomini. Egli ha obbeduto alle autorità
religiose e civili del suo tempo, anche quando queste lo perseguitavano e lo
condannavano a morte. In questo modo, Cristo ci ha insegnato a obbedire alle
leggi e alle autorità legittime, quando questo non è in contrasto con la
volontà di Dio. Vedi nota
- 5. La necessità della condanna a morte
Secondo gli esegeti, la condanna a morte
di Cristo era necessaria per la nostra salvezza. Solo attraverso la sua morte e
risurrezione Cristo poteva sconfiggere il peccato e la morte, e aprire le porte
della salvezza all'umanità.
In conclusione
Ebrei 2,8 ci presenta un Cristo
obbediente al Padre fino all'estremo sacrificio. La sua obbedienza non è stata
una semplice sottomissione, ma un atto di amore e di solidarietà con l'umanità.
La sua sofferenza e la sua morte non sono state inutili, ma hanno portato alla
nostra salvezza.
Altri spunti di riflessione
- In che modo l'obbedienza di Cristo ci ispira a vivere
una vita obbediente a Dio?
- Come la sofferenza di Cristo può aiutarci a comprendere
le nostre sofferenze?
- In che modo la morte di Cristo ci ha salvati dal
peccato e dalla morte?
- Come possiamo applicare il principio dell'obbedienza
alle autorità nella nostra vita quotidiana?
NOTA al punto 4 che richiede una precisazione
L'obbedienza alle autorità legittime è un principio importante, ma non è assoluto. Quando le autorità comandano qualcosa che è
contrario alla volontà di Dio, allora è nostro dovere obbedire a Dio piuttosto
che agli uomini.
Nel caso di Pietro e Giovanni in Atti, le autorità giudaiche ordinavano loro
di smettere di predicare il Vangelo. Questo era un ordine illegittimo, perché
violava il diritto fondamentale di Pietro e Giovanni di professare la propria
fede. Per questo motivo, essi hanno giustamente disobbedito alle autorità e
hanno continuato a predicare il Vangelo.
Tuttavia, è importante riconoscere che le autorità giudaiche erano
comunque legittime in un certo senso. Erano le autorità legalmente riconosciute all'epoca, e
avevano il potere di far rispettare le loro leggi. Il fatto che avessero torto
nel comandare a Pietro e Giovanni di smettere di predicare non toglie loro la
loro legittimità in senso formale.
Ecco alcuni punti da tenere a mente
- L'obbedienza alle autorità è un principio
importante, ma non è assoluto.
- Quando le autorità comandano qualcosa che
è contrario alla volontà di Dio, allora è nostro dovere obbedire a Dio
piuttosto che agli uomini.
- Le autorità giudaiche nel caso di Pietro
e Giovanni erano legittime in un certo senso, anche se avevano torto nel
comandare loro di smettere di predicare.
In conclusione, il punto 4 non va inteso come
un'affermazione che dobbiamo sempre obbedire alle autorità, indipendentemente
da ciò che comandano. Dobbiamo sempre discernere se un ordine è conforme alla
volontà di Dio, e se non lo è, allora abbiamo il dovere di disobbedire.
Altri spunti di riflessione:
- In quali altri casi nella Bibbia le persone hanno
disobbedito alle autorità per obbedire a Dio?
- Come possiamo discernere se un ordine è conforme alla
volontà di Dio?
- Quali sono le conseguenze di disobbedire alle autorità?
[Gemini]
Etichette: abbandono a Dio, esperienza umana, grida e lacrime, obbedienza che salva, patimenti necessari, preghiere e suppliche, sofferenza
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